Catturato in Argentina il boss di Limbadi, Pantaleone Mancuso

BUENOS AIRES – La notizia è stata resa noto solo oggi dalla gendarmeria argentina.

Il boss della ‘ndrangheta Pantaleone Mancuso, di 53 anni, detto ‘l’ingegnere’ è stato bloccato lo scorso 29 agosto alla frontiera tra l’Argentina e il Brasile e al momento del fermo aveva con sé 100 mila euro e un documento d’identità argentino falso intestato a ‘Luca de Bortolo’. Mancuso, originario di Limbadi nel Vibonese, accusato di associazione mafiosa e duplice tentato omicidio, è stato bloccato il 29 agosto nella città di frontiera con il Brasile di Puerto Iguazù, mentre cercava di entrare nel paese a bordo di un bus turistico e, la sua vera identità è emersa “a seguito dei controlli fatti con le impronte digitali. L’Interpol argentina – concludono le fonti – lo ha messo “sotto arresto lo scorso lunedì”. Intanti sono stati avviate le procedure “per la sua estradizione in Italia”.

 

Mancuso ricercato per aver tentato di uccidere la zia e il cugino

Lo cercavano dall’aprile scorso per il duplice tentato omicidio della zia e del figlio di quest’ultima, e per lo stesso reato, in quella occasione, era stato arrestato suo figlio, Giuseppe Salvatore Mancuso, di 25 anni. All’origine del duplice tentato omicidio, vi sarebbe stata una vera e propria faida familiare per la gestione degli affari illeciti. Secondo l’accusa, il 26 maggio 2008, a Nicotera, Pantaleone Mancuso ed il figlio spararono contro Romana Mancuso ed il figlio Giovanni Rizzo, ferendoli gravemente, mentre si trovavano a bordo della loro auto. Per l’agguato furono usate varie armi tra le quali un fucile mitragliatore kalashnikov. Il marito della donna, Antonio Rizzo, è scomparso alcuni anni fa – già prima dell’agguato – e secondo gli investigatori sarebbe rimasto vittima di un caso di lupara bianca. Per individuare gli autori del duplice tentato omicidio gli investigatori si sono avvalsi delle dichiarazioni della moglie di un esponente della cosca Mancuso che ha deciso di diventare testimone di giustizia. Durante le indagini sono state effettuate anche intercettazioni telefoniche e ambientali. Pantaleone Mancuso è stato già condannato in passato per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Dinasty condotta contro l’omonima cosca, ed è ritenuto un elemento di spicco della consorteria. Suo cugino omonimo Pantaleone Mancuso detto “scarpuni” è ritenuto un altro boss della cosca.

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