Inchiesta ‘Why Not’, De Magistris condannato ad 1 anno e tre mesi

ROMA – Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris è stato condannato per abuso d’ufficio, ad un anno e tre mesi di reclusione, così come il consulente informatico Gioacchino Genchi.

La condanna è arrivata a conclusione del processo sull’acquisizione di utenze telefoniche di alcuni parlamentari relative al periodo in cui De Magistris era pm a Catanzaro ed è stata emessa dalla X sezione penale del Tribunale di Roma. I giudici hanno disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per un anno per i due imputati e contestualmente la sospensione della pena principale e di quella accessoria. Per Luigi De Magistris, che non era presente in aula, il pm Roberto Felici aveva sollecitato l’assoluzione. De Magistris e Genchi dovevano rispondere di abuso d’ufficio per aver acquisito nell’inchiesta Why Not, tra il 2006 e il 2007, senza le necessarie autorizzazioni i tabulati delle utenze di 5 parlamentari: Romano Prodi, Francesco Rutelli, Clemente Mastella, Marco Minniti e Antonio Gentile. L’inchiesta avviata nel 2009, e durata tre anni, aveva visto coinvolte un centinaio di persone tra le quali politici di primo piano a livello nazionale, a cominciare dall’allora presidente del Consiglio Romano Prodi, oltre a presidenti e assessori delle Giunte regionali calabresi di centrosinistra e centrodestra. L’allora pm De Magistris, ipotizzava una serie di illeciti nella gestione di fondi statali, regionali e comunitari con la complicità e la partecipazione dei politici. Dell’ipotesi accusatoria, però, alla fine, dopo anni di processi, da un punto di vista giudiziario è rimasto ben poco. Tra proscioglimenti, archiviazioni, assoluzioni e prescrizioni, la quasi totalità degli indagati alla fine ne è uscita indenne. In piedi è rimasta soltanto un’ipotesi di associazione per delinquere a carico di sei imputati per la quale il processo è ancora in corso davanti ai giudici del Tribunale di Catanzaro. L’inchiesta Why not però aveva generato una bufera nella politica provocando la caduta del Governo di Romano Prodi, dimessosi il 24 gennaio 2008, dopo che Clemente Mastella – anche lui indagato e la cui posizione fu poi archiviata – proprio per quell’indagine fece venire meno il suo sostegno al Governo del professore. L’indagine fu poi avocata dalla Procura generale di Catanzaro, con conseguenze che in quel momento erano difficilmente immaginabili. Il magistrato, sottoposto a procedimento disciplinare per l’acquisizione abusiva di tabulati telefonici di parlamentari, si dimise entrando in politica, diventando subito eurodeputato di Idv e poi riuscendo a farsi eleggere sindaco di Napoli.

 

DE MAGISTRIS: “LA MIA VITA E’ SCONVOLTA”

“Sento di aver subito la peggiore delle ingiustizie, ma non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato. Rifarei tutto, ho giurato sulla Costituzione ed ho sempre pensato che un magistrato abbia il dovere di indagare ad ogni livello, anche quello che riguarda la politica”. Luigi de Magistris ha affidato a Facebook il suo sfogo, dopo la condanna. Una tegola inattesa, dopo che a maggio la procura capitolina aveva avanzato richiesta di assoluzione nei suoi confronti. I reati che gli vengono contestati? Per de Magistris sono “fatti insussistenti”. “In Italia, credo, non esistano condanne per abuso di ufficio non patrimoniale. Sono stato condannato per avere acquisito tabulati di alcuni parlamentari, pur non essendoci alcuna prova che potessi sapere che si trattasse di utenze a loro riconducibili. Prima mi hanno strappato la toga, con un processo disciplinare assurdo e clamoroso, ed ora mi condannano, a distanza di anni, per aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici. Non avendo commesso alcun reato, ho la speranza che si possa riformare, in appello, questo gravissimo e inaccettabile errore giudiziario”. “Con questa sentenza, di fatto – ha proseguito il sindaco di Napoli – mi viene detto che non avrei dovuto indagare su alcuni pezzi di Stato, che avrei dovuto fermarmi. Rifarei tutto, perché ho agito con coscienza e rispettando solo la Costituzione. Vado avanti con onestà e rettitudine. La giustizia è più forte della legalità formale intrisa di ingiustizia profonda”, conclude il sindaco di Napoli. Sul suo profilo Facebook, i commenti sono divisi in due: c’è chi lo incoraggia ad andare avanti (“resisti, sindaco”), chi gli chiede di dimettersi. Il governatore campano Stefano Caldoro ricorda di essere “garantista a 360 gradi” e sottolinea: “Fino al terzo grado si è sempre innocenti”. Anche Forza Italia ribadisce la linea del garantismo, ma – per il coordinatore campano Domenico De Siano – “coerenza politica vorrebbe che chi ha quotidianamente chiesto la testa dei politici anche solo indagati, figuriamoci dei rinviati a giudizio o condannati, ne traesse le debite conseguenze”.

 

REAZIONI

 

CLEMENTE MASTELLA: “Nulla mai potrà ripagarmi. Quell’indagine, condotta in maniera illegale, è stata all’origine di tutte le mie difficoltà, sul piano umano e sul piano politico. Ha cambiato, fino a stravolgerla, la storia politica italiana. Da allora tutto è precipitato”.

 

L’AVVOCATO DI GENTILE: “La decisione del Tribunale di Roma che ha condannato Genchi e De Magistris a risarcire il senatore Antonio Gentile per le attività di spionaggio ci soddisfa pienamente”. Queste le dichiarazioni dell’avvocato Andrea Gentile, legale del parlamentare del Nuovo centrodestra. “È sconcertante apprendere – aggiunge – che persone con responsabilità istituzionali così delicate abbiano compiuto attività illegali ai danni di parlamentari. Il Tribunale di Roma ha duramente sanzionato questo comportamento”.

 

I DIFENSORI DI DE MAGISTRIS: “Le sentenze non si commentano; ma questa decisione ci ha lasciati sconcertati. Non tanto e non solo perché difforme dalle richieste assolutorie della procura della Repubblica quanto e soprattutto perché convalida una ipotesi accusatoria che, per come contestata in imputazione, risultava del tutto improponibile, già sul piano teorico”, Così gli avvocati Stefano Montone e Massimo Ciardullo, difensori di Luigi de Magistris, che hanno già annunciato il ricorso in appello.

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