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Estorsioni e usura a Cosenza, sotto torchio Rango e Patitucci

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Estorsioni e usura a Cosenza, sotto torchio Rango e Patitucci

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Intanto il calciatore Francesco Modesto contrattacca dal carcere: Violetta vuol vendicarsi di me


 
 
COSENZA – Altra giornata, altro giro di vite per l’operazione Laqueo, il blitz antimafia e antiusura iniziato martedì scorso. Quattordici arresti, di cui vari “eccellenti”, sia nell’ambito della criminalità, organizzata e non, sia nella società civile, dove hanno destato un certo clamore le accuse rivolte a Francesco Modesto, il calciatore crotonese reduce da una lunga e brillante carriera nelle due serie superiori. Domani saranno ascoltati dal gip Carlo Saverio Ferraro due degli indagati più famosi per chi segue la cronaca nera: i boss Maurizio Rango, detenuto a Sassari, e Francesco Patitucci, detenuto a Terni. Ma non sono mancati colpi di scena negli interrogatori svoltisi nelle 48 ore precedenti, alcuni dei quali, c’è da dire, sono filati lisci.

 

È stato il caso di Luisiano Castiglia, detto Mimmo, suocero del calciatore (che, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato anche i soldi del genero per finanziare le proprie attività usurarie) e di Mario Mandoliti. Quest’ultimo, sospettato di aver sparato nel 2013 contro il negozio dei parenti di Roberto Calabrese Violetta, superpentito e principale accusatore nell’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro, si è avvalso della facoltà di non rispondere e si è dichiarato innocente attraverso dichiarazioni spontanee. Ha negato ogni addebito, invece, Massimo Brunetti, che ha ammesso di conoscere una delle vittime, ma di non averla mai usurata. Fortissime, invece, le dichiarazioni di Modesto di cui, si è giustamente detto che ha “giocato la partita della vita” dalla cella.

 

Terzino abile nel contropiede, il calciatore crotonese è andato al contrattacco e ha puntato il dito su Violetta. Il superpentito, che ha svelato, a partire dal 2013, i rapporti di potere interni alla mala cosentina, lo avrebbe accusato per vendicarsi. Già: Modesto si è proclamato “vittima” dei presunti raggiri di Violetta, grazie al quale avrebbe perso 800mila euro, e perciò lo avrebbe denunciato più volte negli scorsi anni. Da qui la “ritorsione” del pentito, che lo avrebbe “colpito” coinvolgendolo nelle sue inchieste. Non è stato reso pubblico un particolare del colloquio di garanzia del calciatore: che fine hanno fatto i 30mila euro prelevati dal suo conto corrente (e, secondo le accuse di Violetta, reinvestiti in usura)? Modesto avrebbe fornito la sua versione dei fatti, alternativa a quella sostenuta dagli inquirenti. Ma su questo aspetto, importantissimo per la difesa, c’è il massimo riserbo.

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