RENDE – Avanzano diciotto stipendi. Sei da parte di Valle Crati, sei dalla Giseco e sei da Salvaguardia Ambientale.
Un rimbalzare di responsabilità sta logorando i portafogli ormai prosciugati dei trentatré dipendenti dell’ex Valle Crati che aspettano da mesi e mesi la propria retribuzione. Stamattina i lavoratori che avevano già occupato qualche settimana fa gli uffici del Consorzio Valle Crati, stanchi di attendere, hanno dato vita all’ennesima azione di protesta dandosi appuntamento a Palazzo degli Uffici. “Abbiamo sgomberato per permettergli di lavorare, – ha affermato uno dei dipendenti – ma non si muove foglia. Ad oggi però, non sappiamo nulla. A noi interessano i nostri stipendi. Vogliamo poter portare il pane ai nostri figli niente di più. Arnieri il neo presidente ha detto che farà di tutto per farci avere le nostre mensilità arretrate. Vedremo”. Intanto continuano a lavorare. Soprattutto nel depuratore sotto sequestro di Coda di Volpe. Quello che riversa reflui nel Crati senza alcun tipo di ‘pulitura’, così intatti, come arrivano dalla rete fognaria. E mentre gli operai si riuniscono in piazza la dirigenza comunica che per il 27 settembre il cda retto dal neopresidente Armieri si incontrerà con i 34 sindaci dei Comuni serviti per decidere come spartirsi i 35 milioni stanziati proprio per ammodernare l’impianto di Coda di Volpe a Rende. Alla luce di ciò Eraldo Rizzuti, l’ex assessore all’Ambiente del Comune di Rende, che delle ‘magagne’ di Valle Crati se ne intende si dice preoccupato in quanto nel Consorzio Valle Crati “non viene assicurato, ormai da più tempo, il funzionamento degli organi direttivi. L’incredibile vicenda – aggiunge Rizzuti dalle colonne di Gazzetta – rischia di penalizzare interi territori”. Poi Rizzuti si scaglia contro la giunta Occhiuto che nella ‘spartizione’ dei 35 milioni per Coda di Volpe vuole vederci chiaro e non ha ancora firmato l’accordo con gli altri sindaci: “l’ostruzionismo potrebbe provocare la perdita di un finanziamento del Cipe pari a 35 milioni di euro da destinare alla depurazione”. La depurazione, già. Si spera che quello che Rizzuti definisce l’’ottimo lavoro svolto a Rende’, ovvero quello che ha portato al sequestro dell’impianto, quello che fa svuotare i liquami non trattati nel Crati, non si considerato come parametro per andare ad investire il denaro stanziato ignorando, come di consueto, la miseria alla quale sono stati condannati gli operai non retributi.
