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Intervista a Giulia Sarti, portavoce Camera dei Deputati (M5S)

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COSENZA – Al termine dell’incontro che alcuni parlamentari del Movimento Cinque Stelle hanno avuto con i cittadini di Cosenza per parlare di Costituzione e della sua salvaguardia, abbiamo incontrato Giulia Sarti portavoce alla Camera dei depiutati del Movimento Cinque Stelle.

Dopo questo dibattito partecipato sulla Costituzione, è emerso questo tema: il M5S non riesce a portare tutte le istanze che arrivano da fuori dentro al Palazzo.

Lei ha detto “Noi stiamo cercando di scardinare, però non riusciamo. Riusciremo in qualche modo a fare da sentinelle.”. Ci può spiegare meglio questo concetto?

 Innanzitutto ribalto un attimo la situazione, citando una frase del Ministro D’Alia (di due giorni fa): «Siete tremendi. Non faremo mai più un decreto sulla razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni con voi in aula perché siete tremendi.» Noi, attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione – quindi sfruttando i regolamenti parlamentari – riusciamo molto spesso a incidere sulle scelte di questo governo. Quindi da una parte è vero, noi siamo le sentinelle di questo potere, cioè siamo quelli che denunciano, quelli che portano fuori ciò che prima veniva nascosto: se in Commissione Antimafia io vedo Stefano Caridi, ex Assessore calabrese che da un’informativa della DIA di Genova mi si dice aveva dei rapporti con la cosca Raso-Albanese io come persona lo dico in aula, denunciandolo, perché dal punto di vista politico secondo noi non può stare in Commissione Antimafia. Così abbiamo portato il Senatore Caridi a non essere in Commissione Antimafia. Questo è un risultato, solo uno dei tanti. Essere sentinelle significa proprio questo: portare alla luce dei cittadini ciò che prima veniva nascosto.

 

Come può essere la Costituzione difesa dai cittadini che assistono impotenti allo sconquasso, questo scempio che i partiti tradizionali stanno cercando di operare?

I cittadini hanno due armi che molto spesso sottovalutano e che abbiamo sempre sottovalutato. La prima è il voto: noi pensiamo che il voto sia soltanto una crocetta su un foglio, non è così. Votare può cambiare davvero le sorti di un Paese, se lo si fa con coscienza e consapevolezza. In realtà se queste persone detengono ora il potere – politico, economico e via discorrendo, siamo noi che gliel’abbiamo permesso. Possiamo fare in modo che questo potere gli venga tolto mobilitandoci nelle piazze, facendo sentire la nostra voce, rivolgendoci – nei propri territori (andando dal sindaco, dalla Polizia, dai Carabinieri, dall’Autorità Giudiziaria quando serve) e mobilitarsi, partecipare e poi votare coscientemente.

 

Che impressione ha avuto di quest’esperienza che sta facendo, cioè entrare nel Palazzo, vedere alcuni personaggi che decidono il destino degli italiani?

Da una parte trovarsi come colleghi di lavoro Renato Brunetta o Mara Carfagna non è il massimo della felicità, però devo dire una cosa: c’è stata una grande difficoltà iniziale perché sembra di vivere in un mondo parallelo. Se non ci fossero questi eventi, dibattiti nelle piazze, cittadini che domandano e che ti portano le proprie istanze, che domandano, che ti criticano, che ti stimolano, noi saremmo chiusi dentro quei Palazzi senza capire cosa succede al di fuori, perché ti portano a questo: ti portano a lavorare lì dentro e a non pensare più a quello di cui ha bisogno la gente fuori.

Adesso va molto meglio, perché ci siamo abituati ai ritmi, stiamo prendendo consapevolezza; e il messaggio che ci piace dare sempre è una cosa fondamentale: smettiamola di delegare, smettiamola di pensare che loro sono meglio di noi. Io sono estremamente convinta – ed è scientificamente dimostrato – che tutte le persone che vogliono impegnarsi, anche tanti giovani che si laureano e poi se ne vanno all’estero, sarebbero molto più incisivi e molto più bravi dentro questo Parlamento rispetto a tanti altri che vediamo sui canali televisivi, sui media, ecc. Possiamo farcela tutti insieme.

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