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Intervista al Vice Presidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio (M5S)

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COSENZA – Con l’intervista al Vice Presidente della Camera dei deputati, Luigi Di Maio, concludiamo questo breve viaggio all’interno del Movimento Cinque Stelle nazionale, sceso lo scorso fine settimana a Cosenza per divbattere con i cittadini sullaCostituzione e la sua salvaguardia.

 

Cittadino Presidente, due ore passate a parlare di Costituzione, due ore in mezzo alla gente. Questo è il futuro della politica in Italia?

Io credo che sia la normalità della politica che dovrebbe esserci in Italia: cittadini che vengono eletti in Parlamento, tornano sui territori, discutono anche tra le persone senza particolari disposizioni di sicurezza, senza preoccupazioni che i cittadini possano essere una minaccia, ma anzi una risorsa. Ci sono domande, rispondiamo e soprattutto cerchiamo di cogliere noi quali sono gli umori rispetto alle tematiche che portiamo avanti. Io credo, stando in Parlamento ormai da 7-8 mesi, che il più grande problema è quello di pensare all’opinione pubblica come la reazione della stampa. Invece molto spesso io mi meraviglio perché la reazione dei media non è quella che hanno i cittadini di fronte a determinati temi e le priorità sono molto spesso decise nei salotti dei talk-show piuttosto che nelle piazze. Io cerco sempre di stare nelle piazze il venerdì, sabato e domenica come tutti i parlamentari del M5S – lo possiamo verificare anche dalle presenze e dai resoconti sui social network – perché l’obiettivo è sempre quello di tenere la barra dritta su ciò che viene dai cittadini, che sono il principale megafono dei problemi del Paese.

 

Oggi vi ponete come i veri guardiani della Costituzione, state facendo le sentinelle in Parlamento proprio per cercare di arginare la paura che ha la politica tradizionale di essere mandata definitivamente a casa.

Sentinelle della Costituzione lo dovrebbero essere tutti i Parlamentari, lo dovrebbe essere il Presidente della Repubblica, lo dovrebbero essere i cittadini e i cittadini attivi. Il problema è che oggi abbiamo una maggioranza che è fabbricata in provetta, che si è messa in testa che per perdere tempo o prendere tempo doveva modificare la Costituzione anche con una procedura abbastanza singolare. Quel prendere tempo sta diventando una cosa molto preoccupante, perché si sono inventati il Comitato dei 42, si sono inventati i Saggi, adesso arriviamo alla seconda lettura alla Camera. Noi siamo sentinelle della Democrazia e della Costituzione perché cerchiamo semplicemente di fare le cose seguendo le regole fondamentali. Noi crediamo che la Costituzione vada modificata, prima di tutto per una questione di costi: il Parlamento costa troppo, la Camera costa troppo, il Senato andrebbe esautorato di alcune sue prerogative e funzioni che non servono, andrebbero diminuiti i costi del Quirinale riorganizzando anche la macchina amministrativa del Quirinale. Andrebbero riorganizzate alcune cose che passano anche per la modifica della Costituzione, ma secondo il dettato dell’art. 138.

“Partecipazione” è una parola che tutti i politici hanno sempre usato. Nel vostro caso cosa c’è di diverso per permettere ai cittadini di partecipare ancora di più alla vita di questo Paese?

La presenza sul territorio e soprattutto la coerenza nel fare quello che si dice prima delle elezioni. Noi siamo l’unica forza politica della storia che ha rinunciato a 42 milioni di euro di rimborsi elettorali, rinuncia al TFR finale del mandato elettorale, rinuncia alla metà del proprio stipendio, rinuncia ad una serie di cose che sono poi il motivo fondante per cui si scatenano le guerre, il motivo fondante per cui si scatenano le tensioni sociali: i soldi. Noi abbiamo promesso una cosa e l’abbiamo fatta. Avevamo promesso di stare nelle piazze dopo le elezioni e siamo qui; e se siamo qui e facciamo partecipare i cittadini facendo proposte e domande – io vado via da Cosenza con alcune proposte di interrogazioni parlamentari e decreti legislativi – è perché siamo sicuri di quello che stiamo facendo.

I nostri capigruppo stanno sperimentando sulla legge elettorale la piattaforma informatica che dovrà far partecipare i cittadini direttamente dal web, ma non serve solo il web: servono momenti come questi, nelle piazze, per recepire le istanze e capire quali sono le priorità, che mutano giorno dopo giorno.

 

Una sua impressione, per chiudere, su questi primi mesi nel Palazzo, l’incontro con la politica che si vede in televisione, alcuni personaggi che fanno il bello e il cattivo tempo di questo Paese.

Se posso dire una cosa: io credo che abbiamo sgonfiato dei palloni. Li abbiamo sempre visti come persone “onorevoli”, c’è questo termine che non sta scritto da nessuna parte, è una prassi, i deputati e i senatori si chiamano così per Costituzione; abbiamo sempre pensato che i parlamentari fossero degli dei scesi in Terra, che potessero disporre di un potere enorme sui territori e al livello nazionale.

In realtà il più grande merito del Movimento Cinque Stelle è stato quello di ridimensionare il Parlamentare. Sono sicuro che molti cittadini che mi hanno visto qui oggi hanno fatto una considerazione: questo è un parlamentare? Dove stanno le auto blu, la sua presenza, la sua retorica? Dove sta quel modo di concepire il Parlamentare come un’eccellenza, un onorevole? Io credo che questo lo abbiamo constatato nel giro di pochi mesi. Io presiedo l’aula di 630 deputati, all’inizio non nascondevo il mio timore, poi col tempo ho cominciato a capire che sono delle persone normalissime. Chi sta lì non è una persona diversa dagli altri cittadini. Molto spesso, per come è esautorato il Parlamento, non ha neanche delle responsabilità. Noi ogni giorno cerchiamo di portare in Parlamento delle decisioni che si prendono a Bruxelles o nei tavoli di Governo, quindi credo che l’impressione fondamentale sia stata quella di aver ridimensionato il ruolo del Parlamentare.

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