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Le aziende italiane in crisi? In vendita ai cinesi

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Le aziende italiane in crisi? In vendita ai cinesi

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ALbisola (SV) – Quando la crisi attanaglia e distrugge l’imprenditoria, c’รจ chi ormai decide di vendere, anche ai cinesi.

Probabilmente l’idea di ricercare a tutto campo possibili acquirenti della famosa FAC, storica fabbrica di Albisola, dichiarata fallita, ha portato la Curatrice fallimentare Serenella Rossano, a pubblicare la vendita di tale ditta su Vendereaicinesi.it. Come la FAC perรฒ sarebbero oltre 10mila gli italiani che hanno scelto di vendere la propria azienda utilizzando il portale cinese. Il sito รจ disponibile ad accogliere qualsiasi richiesta: “Per ogni curiositร  e delucidazioni in merito al nostro sito e al nostro servizio non esitate a contattare il Sig. Toppino Simone (fondatore) disponibile in ogni momento al numero….”. Ebbene si, il fondatore del portale รจ anch’egli un italiano ed il sito รจ il primo in Italia che si occupa di annunci rivolto ad imprenditori cinesi in Italia. L’Italia dunque vende ai cinesi bar, capannoni, appartamenti, aziende grazie al primo sito che, in italiano e in mandarino, ha come obiettivo quello di proporre l’Italia agli imprenditori cinesi.

 

E a chi li accusa di promuovere una svendita, i fondatori rispondono: “Con la crisi รจ un spreco non rivolgersi al mercato piรน forte”. Il sito รจ on line dallo scorso febbraio ma ha giร  raccolto migliaia di annunci, e continua a crescere al ritmo di circa trenta nuove inserzioni al giorno. Tutte le offerte sono suddivise per genere (attivitร , immobili, professioni e servizi, beni di lusso) e per regione. Sergio Toppino, imprenditore piemontese che, insieme al suo socio cinese, il venticinquenne Alessandro Zhu, ha messo in piedi il sito ha spiegato: “chi ha un bene da vendere si rivolge a noi che, per una cifra estremamente contenuta, 39 euro, lo traduciamo in mandarino. In questo modo lo rendiamo comprensibile e leggibile anche a un’ampia fetta di mercato che, ad oggi, non ha modo di averne notizia: i cinesi. Abbiamo risolto un paradosso, cioรจ che proprio chi ha maggiore disponibilitร  e liquiditร  รจ anche chi ha piรน difficoltร  a leggere le inserzioni”. Il sito non compie opera di mediazione, ma solo di pubblicazione.

 

“Chi si rivolge a noi non ha particolare preferenza per i cinesi, piuttosto che per gli italiani. Solo vuole vendere. E poco gli importa di chi sia a comprare. Oggi, รจ un dato di fatto, i cinesi sono acquirenti interessanti e interessati. Gli italiani, piaccia o no, lo sono molto meno: hanno meno disponibilitร , molto meno accesso al credito, sono soffocati dalla crisi”. La vera forza dei cinesi, secondo Toppino, รจ quella “di non chiedere prestiti alle banche ma alla fitta rete di parenti, amici e conoscenti che hanno intorno. “Per un cinese non restituire un debito รจ un disonore intollerabile. Hanno un senso dell’onore che vale molto piรน di qualsiasi garanzia. Cosรฌ non vanno dalle banche, ma da zii o amici”. Dunque, se vogliono, possono comprare subito ed escluderli dal mercato degli annunci non avrebbe senso. Ovviamente l’attivitร  del sito internet ha sollevato diverse critiche soprattutto perchรจ giร  l’imprenditoria cinese รจ fortemente radicata in Italia; secondo una stima della Camera di Commercio di Milano, sono 41mila le attivitร  cinesi nel 2012), e ciรฒ provocherebbe la riduzione drastica di possibilitร  per gli imprenditori italiani. “Quello della Cina perรฒ – sottolinea Toppino – รจ il mercato piรน grande del mondo e, benchรฉ le classi piรน danarose vadano matte per i nostri prodotti, il Made in Italy stenta a farvi breccia. Questo perchรฉ, ad oggi, solo i grandi marchi sono riusciti a mettere in piedi una struttura capace di fare export anche lรฌ. Molte piccole e medie imprese, che perรฒ producono gran parte delle nostre eccellenze, invece sono rimaste tagliate fuori. Il sito consente di vendere anche piccole partite di vino o olio, o di artigianato e dunque di aprire un piccolo varco verso oriente. Rinunciare a questa fetta di mercato, soprattutto ora, รจ uno spreco”.

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