La statua di Alarico di Paolo Grassino, già posizionata alla confluenza dei fiumi Crati e Busento, sarà inaugurata ufficialmente il 5 novembre
COSENZA – Il 5 novembre farà ufficialmente il suo “ingresso” nella città bruzia la statua di Alarico di Paolo Grassino. Sebbene l’opera sia già stata posizionata alla confluenza dei due fiumi, sabato verrà scoperta e inaugurata alla presenza dell’artista, il sindaco occhiuto, il prefetto Tomao e molte altre autorità.
“Cosenza città candidata a diventare Capitale della Cultura 2018. Dunque: Cosenza città del turismo. I dati recenti parlano di un boom di visitatori che negli ultimi anni sono aumentati in virtù delle Politiche ad hoc messe in campo dall’Amministrazione Occhiuto.
Inglesi, spagnoli, giapponesi, francesi e tanti tantissimi tedeschi si possono incrociare quotidianamente per le vie del centro urbano e nel Centro storico. Innegabile che il tam tam mediatico legato all’operazione “Tesoro di Alarico” e rimbalzato sulle testate di tutto il mondo abbia suscitato la curiosità degli stranieri che raggiungono il capoluogo bruzio per seguire le tracce della leggendaria tomba del re dei Goti. Ora, sulla scia di quegli elementi visivi che nel tempo hanno segnato la fortuna attrattiva di altre città (vedi il balcone di Giulietta e Romeo a Verona come pure la scultura bronzea della Sirenetta a Copenaghen), Cosenza inaugura una pregevole opera che, già posizionata nei giorni scorsi alla confluenza dei fiumi, rappresenterà senza dubbio una tappa fissa per i turisti.
L’inaugurazione ufficiale, alla presenza dell’artista Paolo Grassino, è prevista per sabato 5 novembre alle 12. Ci saranno: il sindaco Mario Occhiuto, il prefetto Gianfranco Tomao, Mario Bozzo presidente della Fondazione Carical che ha finanziato la statua, il sottosegretario dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dorina Bianchi e Mario Pagano della Soprintendenza di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Catanzaro, Cosenza e Crotone con cui proprio di recente è stato firmato il protocollo d’intesa per l’avvio degli scavi.
Ecco invece come Paolo Grassino racconta, attraverso una breve sinossi, l’idea che è stata alla base del progetto della sua scultura: “Il cavallo del progetto è ferito. Non ha gambe. E’ reduce da cento battaglie. Fantasma. Viene sorretto e innalzato come una giostra per i bimbi da quattro linee-tubi-trampoli o come le impalcature di un cantiere. Non c’è trionfo in questo gesto ma la radicale volontà di staccare l’opera e il mito dalla superficie della terra. Sradicare il monumento equestre dal terreno crea un meccanismo che riconverte l’oggetto materiale in dispositivo per accompagnare l’osservatore su una dimensione immateriale. Qualcosa di più simile all’inesprimibile, al segreto. Il re guerriero è in piedi e con i piedi rimane collegato al suo destriero, non si abbandonano, hanno un comune destino. La figura riemerge dall’acqua e ci interroga dopo secoli. Uno scarto temporale. Forse il mito come la scultura rimane in quel limbo senza tempo dove tutto è cristallizzato. La fusione del metallo ferma l’idea, una resistente impresa donata ai secoli.
L’intento di questo progetto è di proteggere un segreto, esporlo ma tenerlo coperto da un ‘velo’. Rispettare e tentare di non dare delle risposte a degli eventi in modo razionale. Lasciare che un mistero rimanga tale e sentirsi appagati nel condividere questo”.
