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Il caso di Angelo, lettera aperta al sindaco di Sangineto: “indifferenza sua e della comunità”

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Il caso di Angelo, lettera aperta al sindaco di Sangineto: “indifferenza sua e della comunità”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata in redazione da Rossella Benincasa che avrebbe già scritto diverse volte al primo cittadino Michele Guardia.

 

SANGINETO (CS) – “Sono quella che ha provato a contattarla più volte e che più volte non c’è riuscita. Nell’ultima email la invitavo ingenuamente a dare il buon esempio, inviandole il volantino da esporre in comune. Non avendo suscitato in lei alcuna reazione, le scrivo una lettera aperta. Premetto che non sono una finta animalista o una delirante salvatrice del mondo che sfoga le sue frustrazioni augurando la morte a Sangineto e a tutta la Calabria in giro sui social network, ma sono una tranquilla e pacifica persona che da più di 40 anni viene a trascorrere piacevolmente le vacanze nel paese che lei è stato chiamato ad amministrare”.

“Era fine giugno – scrive la signora – quando la notizia della barbara uccisione di un cane a Sangineto ci ha lasciato sgomenti e increduli. Il fatto poi che il crimine fosse stato compiuto da quattro giovani che per di più, pensando di farsi vanto di un tale assurdo, vile e macabro gesto, ne avevano pubblicato in rete il video, ha aggiunto allo sgomento una rabbia senza fine. Nei giorni a seguire, caro Sindaco, lei lo sa che c’è stato un rincorrersi di telefonate e di email che io e diverse persone di Sangineto abbiamo inviato per richiamare l’attenzione su tale crimine e per fare in modo che nessuna opportunità fosse mancata per assicurare la più esemplare condanna nei confronti di chi aveva commesso quell’inqualificabile gesto, come da lei stesso definito. E ciò non solo nei confronti del povero cane ma nei confronti di tutte le persone sensibili e per bene che a Sangineto vivono o villeggiano e che ne hanno sempre rispettato le persone, gli animali e l’ambiente”.

“Anche io, caro Sindaco, a suo tempo mi sono sentita “confortata” dalla sua dichiarazione del 19 luglio in cui finalmente condannava quanto accaduto e comunicava di voler costituire il comune di Sangineto come parte civile al processo. E non solo, ho sentito l’impeto di aderire attivamente alla sua volontà di “promuovere iniziative culturali e sociali per la crescita del senso civico che faccia sentire ogni cittadino accolto e riconosciuto”. Queste parole le ho lette e immaginate come una sua presa di coscienza e di posizione nel compiere nell’immediato una serie di fatti concreti, reali, volti ad assicurare una certezza di valori, di protezione per dare alla sua comunità una vera indicazione di tendenza in tema di civiltà e di sensibilità sul tema del maltrattamento degli animali”.

“E invece a seguire c’è stato il nulla. Nessuna iniziativa – scrive – ordinanza, azione o dichiarazione che potesse essere di esempio e di sprono a chi volesse esprimere almeno una parola di sdegno su quanto accaduto”.

“Lei, caro Sindaco, ha cosi ignorato i messaggi che da più parti arrivavano. Glielo abbiamo continuato a chiedere anche attraverso l’adesione ad una semplice raccolta di video che voleva essere una risposta sincera di amore verso gli animali a quel terribile e macabro video che era stato realizzato a giugno. Neanche da li  ha preso lo spunto per una presa di posizione decisa, effettiva e senza compromessi. Quanto mi ha addolorato vedere che tale posizione decisa, effettiva e senza compromessi nascesse soltanto fuori dal suo paese e, a seguito del suo silenzio, contro il suo paese. Oggi a distanza di quattro mesi, Sangineto è inevitabilmente sotto l’incedere di una gogna mediatica senza precedenti e lei si ritrova a difendere una comunità vittima di una generalizzazione per un fatto commesso da 4 scellerati”.

Ma davvero lei ne è stupito? Perché vede, caro sindaco, quanto accaduto è un fatto di una gravità enorme che non si può circoscrivere alla scelleratezza di 4 giovani. Una più attenta osservazione, infatti, avrebbe dovuto portarla alla constatazione che alla crudeltà dell’atto si è aggiunta la condivisione dello stesso su facebook, un social network in cui le persone sono solite esprimere pensieri, pubblicare foto di momenti privati all’interno di una rete di connessioni che accomuna gente che condivide gusti e stili di vita. In parole semplici, i 4 elementi si sono sentiti perfettamente liberi di compiere un crimine, nella maniera più vile possibile e hanno desiderato che la loro rete di amici ne venisse a conoscenza. Ma lei se lo è mai chiesto il motivo? Io si e mi sono data due risposte: o lo hanno condiviso per dare un messaggio senza equivoci di pericolosità alla loro cerchia di amici oppure hanno condiviso un gesto che li accomuna per stile e comportamenti, sempre alla loro cerchia di amici, in modo che questi potessero esprimere il loro complice apprezzamento”.michele guardia

“Se fosse stato per il primo motivo, ne sarebbe dovuta scaturire una immediata denuncia da parte della comunità tutta di Sangineto contro 4 pericolosi criminali, una pubblica protesta o richiesta di aiuto che purtroppo mai si è concretizzata. Allora, a meno che lei non ne veda una terza, è valida la seconda risposta: in quella rete di amicizie, i 4 ragazzi hanno ritenuto che la barbara e vile uccisione di un essere indifeso non provocasse sdegno a nessuno”.

“Questo è il motivo di tanto rumore “per un cazzo di cane”: quello che è successo prima e quello che non è successo dopo, entrambi segnali che vengono letti come l’indice di una triste realtà: di reali o potenziali Giuseppe Liparoto, Nicholas Fusaro, Luca e Francesco Bonanata il suo paese oggi è pieno zeppo e quanto visto nel servizio realizzato dalle Iene non ha fatto altro che darne la conferma”.

“In conclusione, caro Sindaco, il mio messaggio per lei è che non è certo con una tiepida indignazione, accompagnata dalla semplice attesa che la giustizia faccia il suo corso che ci si può aspettare che atti simili non vengano più compiuti a Sangineto, in Calabria e nel nostro Paese intero. Se 100, 200 o 500 anni fa si fossero tutti fermati ad aspettare che la legge facesse il suo corso, oggi saremmo ancora giudicati dalla santa inquisizione. Arriva un momento in cui si deve agire per far cambiare le cose e il suo paese ne aveva e ne ha un gran bisogno“.

“Forse questa sarà la volta buona che riusciremo a far cambiare la legge in Italia in merito alla tutela dei diritti degli animali. Ma lei, caro Sindaco, in tutto questo non avrà avuto altro contributo se non quello, grazie all’indifferenza sua e della sua comunità, di aver acceso ancora di più gli animi delle migliaia di persone che non accettano più che nel terzo millennio si possa assistere in silenzio al compimento di atti tanto brutali, crudeli e vili senza che ciò ne provochi un immediato rifiuto sociale. E il giorno dopo, Sangineto avrà bisogno davvero di un nuovo inizio. E non so quanto sarà facile per lei raccontare ai suoi concittadini che una vera società civile si basa sul rispetto degli umani, degli animali e dell’ambiente e, soprattutto, che non può partire se non da un dato di fatto: la tutela di chi è più debole“.

Rossella Benincasa

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