I dati compilati da Agenas, mostrano come nel 2014 la permanenza del 23% dei pazienti del Ps di Cosenza, ha superato un’intera giornata. In nessun altro Ps italiano l’attesa è durata tanto. Non va meglio per le liste d’attesa degli esami diagnostici
COSENZA – Sta facendo discutere e non poco, un altro dei tanti primati appena conferito all’ospedale Annunziata di Cosenza (ovviamente si parla di un primato negativo): l’attesa di un paziente all’interno del nostro Pronto Soccorso.
Il diritto alla salute, un tema scottante e continuamente discusso nella nostra Regione, oggi più che mai, appare fortemente a rischio.
Conferma maggiore viene fornita dai dati compilati da Agenas (ente che analizza il sistema sanitario nazionale per conto del ministero della salute), che analizza nel nostro pronto soccorso, come un quarto degli accessi totali si sia protratto per oltre 24 ore consecutive.
Nel 2014 la permanenza del 23% dei pazienti ha superato un’intera giornata. Una struttura non particolarmente piccola, dato che risultano circa 64mila accessi al servizio di pronto soccorso: appena qualche migliaio in meno rispetto al Fatebenefratelli di Milano e più del San Camillo o del Gemelli di Roma.
“In nessun altro pronto soccorso italiano – si legge nell’artico a firma di Davide Mancino – la permanenza dei pazienti è durata, in media, tanto a lungo. Contattata, l’azienda ospedaliera di Cosenza non ha risposto alla richiesta di commentare questi risultati.“
No comment, dunque, d’altronde non c’è nulla da dichiarare, così funziona la nostra sanità da secoli. Non meno grave è la crescita delle liste e dei tempi d’attesa per una prestazione diagnostica, all’interno del nostro nosocomio. Il dato non è certo un mistero; la motivazione si riscontra in due fattori specifici: il numero di richieste e le potenzialità della struttura.
Ovvero il numero di esami che possono venire prenotati ed eseguiti al giorno da ciascun ospedale dipende dalla disponibilità di medici, tecnici e apparecchiature, sempre tenendo conto che ogni esame richiede un determinato tempo per la preparazione del paziente, per l’esecuzione, per la raccolta del materiale, per l’analisi del materiale da parte del medico, per la refertazione, la firma e l’archiviazione.
E la situazione all’Annunziata di Cosenza, si sa non è delle migliori e, anzi, continua gradualmente a peggiorare e conquista, ogni volta, nuovi primati (come quello appena citato del Ps).
L’anno scorso, ad esempio, per una Colonscopia, all’Annunziata o nelle strutture in provincia bisognava attendere due anni.
Inoltre la legge 120/2007, che prevede di effettuare periodici controlli sulle liste d’attesa, al fine di assicurare il rispetto dei tempi medi che devono essere stabiliti con provvedimenti della Regione e con l’obbligo di erogare le prestazioni urgenti comunque non oltre 72 ore dalla richiesta, viene totalmente ignorata.
Sempre l’anno scorso, nella classifica d’attesa per esami diagnostici, al primo posto figurava la mammografia per la quale si aspettava fina a 14 mesi. Non certo meglio per Moc o Tac, in questo caso le attese arrivavano ad un anno. 10 mesi per l’Ecodoppler, 9 mesi per Risonanza magnetica ed Ecocardiogramma e 8 mesi per un’Ecografia. I tempi si allungano per le visite specialistiche: si arriva ad aspettare fino a 20 mesi per una visita psichiatrica; 9 per una visita oculistica, 7 per quella cardiologica e ortopedica, per l’oncologica si attendono 6 mesi. Si aspettava fino a due anni per un intervento di ernia discale o un intervento alle varici, un anno per una protesi ginocchia o una cataratta. (I tempi, oggi, non sono mutati più di tanto: in alcuni casi si migliora, in altri si peggiora ma siamo sempre lì).
L’attesa registrata all’interno del Ps, certamente non ci stupisce; noi calabresi siamo abituati a “mettere in attesa” il nostro diritto ad essere curati. A volte dimentichiamo totalmente che esiste un principio scritto nella nostra carta costituzionale che, invece, dovrebbe essere sempre tutelato e garantito.
Per rinfrescare la memoria:
Articolo 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
