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BocsArt, le ‘scatole d’arte’ pagate a caro prezzo. E in città a Natale regna la fame

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I 27 BocsArt sono costati complessivamente 2.450.000,00 euro; solo per cachet artisti e le loro spese viaggio e residenza 131mila euro

COSENZA – Cinque chilometri di strada in cui sono dislocati 27 BocsArt situati su una passerella in legno; una struttura polifunzionale di 150 metri quadrati, pannelli fotovoltaici e sistema di sorveglianza; laboratori suddivisi per lotti e sviluppati su due livelli: al piano terra atelier ed esposizione, al primo piano laboratorio e servizi; per un importo complessivo di 2.450.000,00 € (finanziati dai Por Calabria FESR 2007/2013). Con questi numeri, nel dicembre 2012 venne aggiudicata la gara d’appalto (Determina Dirigenziale n.2737/2012) per la riqualificazione nonché rifunzionalizzazione ricreativo-culturale del Parco fluviale, attraverso la realizzazione e la messa in opera delle Botteghe degli artisti. (Progetto definitivo approvato con delibera di Giunta Comunale n.17 del 01/04/2014). Ovvero un itinerario artistico che, partendo da piazza Bilotti e proseguendo lungo corso Mazzini, si delinea verso il ponte Mario Martire, per poi giungere come tappa finale al Parco fluviale, il viale degli Artisti, dove sono nate nel 2015 le famose 27 “scatole d’arte”. Nonostante i lunghi tempi, alla fine l’opera nel 2015 è nata davvero e l’arte contemporanea, grazie ad essa, è diventata protagonista nel territorio cosentino. 

 

I BocsArt sono stati presentati a giugno e hanno ospitato artisti di grande spessore nazionale e internazionale, durante le “Residenze artistiche”. Il progetto, promosso dall’associazione culturale “I Martedì Critici” in collaborazione con il Comune e la Provincia di Cosenza, vede la realizzazione dal vivo delle opere d’arte, sia attraverso workshop organizzati dagli artisti stessi, sia assistendo a performance, sia infine attraverso una serie di dibattiti organizzati dal curatore Alberto Dambruoso. A luglio, dunque, si è avviato il progetto, costato 131mila euro (così come dichiarato lo scorso anno dal curatore Dambruoso), suddividendo il fondo solo per cachet artisti e le loro spese viaggio e residenza.

 

Ricapitoliamo un pò di numeri: inizialmente nel progetto si sono susseguiti 31 ospiti, per i quali è stata impegnata la somma di circa 78.200 euro. Poi la proroga e altri 20 ospiti, per una spesa intorno ai 50.500 euro (10mila circa per il vitto). In tutto ciò è un bene che (sempre come sostenuto da lui lo scorso anno) il curatore pare abbia lavorato a costo zero, altrimenti la cifra sarebbe salita maggiormente. Solo spese per gli artisti, dunque, italiani e stranieri che certamente pare non si siano accontentati. Per garantire loro un bel pranzetto e una bella cenetta, è stata installata una cucina sul Lungofiume con servizio mensa offerto da una ditta vincitrice di appalto. Solo nel mese di luglio, per saziare le pance, più di 38mila euro.

 

Ora i cittadini si domandano: “Data la grossa somma spesa per far mangiare gli artisti, non sarebbe stato più consono ridurla e dar da mangiare a chi muore di fame? Ad esempio le famiglie in emergenza, soprattutto ora che si avvicina il Natale, perchè non possono mangiare come hanno mangiato gli artisti?” La domanda sorge anche a noi, ma d’altronde si sa, l’arte non si discute e si paga a caro prezzo. Nel frattempo la povertà aumenta e c’è chi sogna i pasti caldi consumati dagli artisti.

“Un bel progetto certo – ha dichiarato un residente di via Spirito Santo – ma oggi come oggi le nostre necessità sono altre. Abbiamo tantissimi disagi: marciapiedi e strade completamente devastate; illuminazione in alcune straduzze completamente inesistente; case che cadono a pezzi; disoccupazione dilagante e via dicendo. I BocsArt sono il nostro ultimo pensiero. Soldi buttati come i Temporary Stores”(Le “botteghe temporanee” di Corso Telesio che, ormai, si contano sulle dita di una mano)”. Certo l’intento di avviare tali progetti è proprio quello di riqualificare almeno in parte le zone franche, ma se a “mangiarci” sono solo gli artisti che senso ha?

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