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‘Ndrangheta: dossier della Dia, l’espansione dei Muto a Roma e il patto tra “Italiani e clan Rango”

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La ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale più potente, con un organismo decisionale di vertice e una base territoriale. Due facce di una stessa medaglia: una moderna e in grado di aggiornarsi e cogliere ogni occasione di profitto e l’altra arcaica, fatta di radici e regole, giuramenti e sangue

COSENZA – La ‘ndrangheta è la più potente organizzazioni mafiosa a livello internazionale. Questo è il ‘dato’ che emerge chiaramente nell’analisi contenuta nella Relazione relativa al primo semestre del 2016 della Direzione investigativa antimafia.

Ha radicamenti all’estero, ed è capace di crescere, ramificarsi e occupare nuovi spazi. Le inchieste giudiziarie che hanno caratterizzato il semestre, scrive la Direzione Investigativa Antimafia, “confermano l’andamento già registrato negli anni precedenti, che vede le cosche in grado di intessere profonde relazioni con soggetti corrotti degli apparati istituzionali e con professionisti piegati alle logiche mafiose. La duttilità operativa fuori Regione dell’organizzazione deriva, infatti, dalla commistione tra le professionalità maturate, soprattutto nel Nord del Paese, da affiliati di nuova generazione, diretta espressione delle famiglie, e professionisti attratti consapevolmente alla ‘ndrangheta”.

Questo “connubio tra cosche e professionisti, specie di quelli operanti in settori ad alta redditività come la grande distribuzione, l’immobiliare e quello turistico-alberghiero e i forti addentellati con esponenti della pubblica amministrazione si affiancano, così, a quella che rimane la principale fonte di finanziamento, ossia il traffico internazionale di stupefacenti, e a una pressante azione usuraria ed estorsiva”.

Provincia di Cosenza: dai Rango-Zingari al clan Lanzino Ruà, fino ai Muto di Cetraro

Il panorama criminale della provincia appare sostanzialmente immutato rispetto ai semestri precedenti, restando caratterizzato dall’operatività del gruppo Rango- Zingari, sorto, nel recente passato, dalla fusione tra i superstiti della cosca”Bella Bella” il gruppo degli Zingari cosentini. L’aggregato criminale avrebbe, inoltre, stretto un patto federativo con le due compagini mafiose dei Perna-Cicerto e Lanzino-Ruà, anch’esse operanti nel capoluogo.

I patti elettorali-mafiosi del ‘Sistema Rende’

Nel mese di marzo, proprio la cosca Lanzino-Ruà, è stata al centro di un’articolata operazione di servizio denominata “Sistema Rende”, conclusa dall’Arma dei Carabinieri con l’arresto di 10 persone, tra cui alcuni politici locali e esponenti di vertice della cosca. Le indagini hanno delineato un “intreccio” politico – mafioso che ha consentito ad alcuni candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo degli Enti locali, di ottenere l’appoggio elettorale da parte di personaggi di rilievo della citata cosca.

Tra le attività illecite riscontrate – frutto di “patti elettorali mafiosi” – figurano l’affidamento di spazi pubblici in gestione a personaggi appartenenti alla ‘ndrangheta; l’assunzione, presso la società municipalizzata preposta alla gestione dei servizi comunali, di soggetti vicini al gruppo criminale e la promessa dell’assegnazione di fondi pubblici, per finanziare una cooperativa creata per la gestione dell’area mercatale di Rende.

I clan sul Tirreno cosentino

Proseguendo nell’analisi dei singoli contesti territoriali della provincia, a Scalea si registra la presenza dei Valente e degli Stummo, in contatto con i Muto, la cui influenza si estende su tutto il versante tirrenico cosentino, da Guardia Piemontese fino al confine con la Basilicata.

La città di Paola, oltre a subire l’influenza dei citati Rango-Zingari, risulta segnata dalle cosche Martello-Scofano-Ditto e Serpa da sempre contrapposte. Ad Amantea, al confine con la provincia di Catanzaro, insistono i Besaldo, gli Africano e i Gentile, quest’ultimi colpiti da una confisca eseguita nel mese di marzo dalla Sezione Operativa D.I.A. di Catanzaro. Nello specifico è stato sottratto ad un imprenditore – peraltro nipote del capo cosca e collegato alla ‘ndrina Lanzino-Di Puppo – un patrimonio del valore di oltre 1,2 milioni di euro, costituito, tra l’altro, da un’attività di commercio al dettaglio di abbigliamento e da quote di società operanti nel comparto della gestione degli impianti sportivi, della pulizia in genere e del commercio di autoveicoli. Da sottolineare che nel Lazio e in particolare a Roma, è stata riscontrata molto attiva la cosca Muto di Cetraro.

Il clan sullo Jonio cosentino

Sul versante ionico, riporta la relazione della Dia, sarebbero invece attivi gli Abbruzzese, con particolare riferimento ai comuni di Cassano allo Ionio, Rossano, Corigliano Calabro, Cosenza e Scanzano Jonio (Mt), mentre a Castrovillari si segnalano i Recchia- Impieri. Sempre su Cassano allo Ionio si segnalano, oltre agli Abbruzzese, anche i Forastefano-Portofaro-Faillace e i Bevilacqua. Nella zona di Rossano e nella Piana di Sibari sarebbero infine operativi i Galluzzi-Acri-Morfò, mentre a sud della provincia, tra Paterno Calabro, Rogliano e Piano Lago si segnalano i Chirillo.

 

 

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