Sara Guerriero, dopo essere diventata mamma, combatte per mantenere il suo posto di lavoro in un’azienda che vuole trasferirla a 250 km di distanza.
COSENZA – “Per Sara Guerriero il trasferimento da Cosenza a Salerno è scattato dopo aver dato alla luce un bambino. Sarà una coincidenza? «Non è mai troppo tardi», recita uno spot dell’Istituto Helvetico Sanders, l’azienda di cui la neomamma è dipendente. In effetti non è mai troppo tardi per perdere il posto di lavoro nell’Italia dell’era neoliberista. E se un giudice decide che devi essere richiamata in sede, pazienza. L’azienda ti trasferisce lo stesso”. L’incredibile storia che ha indignato non solo le mamme e donne di Cosenza, ma di tutta l’Italia; è stata riportata sulle pagine del ‘Manifesto‘ dai giornalisti Claudio Dionesalvi e Silvio Messinetti. Una storia che fa capire quanto la dignità e i diritti di una persona, in Italia, vengano lesi vergognosamente e senza alcuna tutela da parte di chi dovrebbe emanare ed applicare la legge.
Nel primo ricorso presentato contro il trasferimento di Sara, l’avvocato Giuseppe Lepera scriveva: «Il motivo sostanziale e reale che ha portato l’azienda ad eliminare la figura della Guerriero (che non potendo essere licenziata è stata ‘solo’ trasferita al fine esclusivo di sollecitarne, poi, le dimissioni non potendosi certo mai immaginare un distacco della ricorrente dal figlio neonato che ama più di ogni altra cosa al mondo) da Cosenza e, più in generale, dalla Farmasuisse s.r.l. (ragione sociale dell’Istituto Sanders ndr), è legato alla maternità e va inquadrato nell’ambito della politica aziendale volta ad eliminare, di fatto, le dipendenti non più giovani, sposate e, soprattutto, madri».
Intanto, avverso il secondo provvedimento di trasferimento l’avvocato Lepera ha presentato un nuovo ricorso d’urgenza dinanzi al Giudice del lavoro, che ha fissato la discussione per il prossimo 13 marzo. «In nome della legge», l’Usb di Cosenza annuncia clamorose azioni di protesta davanti alle sedi dell’Istituto. Il portavoce del sindacato, Giuseppe Tiano, si scaglia contro il carattere «strumentale» del trasferimento: «In sei anni Sara ha sempre lavorato con assoluto rigore e professionalità, ricevendo persino il premio di produzione. Questo episodio – conclude Tiano – dimostra che oltre alla cancellazione dei diritti elementari, si stanno perdendo anche le ultime tracce di qualsiasi civiltà d’impresa». La legge vieta al datore di lavoro di licenziare la lavoratrice madre dall’inizio del periodo di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino.
