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La Fondazione Campanella annuncia la chiusura del polo sanitario di Lamezia

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180 licenziamenti e più di 500 pazienti da dimettere: è il bilancio dell’imminente chiusura della struttura sanitaria della Fondazione Campanella, a Lamezia Terme, prevista per il 17 luglio. A determinare la decisione, l’impossibilità di garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari. 

E nonostante l’ordine del giorno del Consiglio regionale avesse approvato il 19 maggio la disponibilità del Presidente dalla Giunta regionale ad avviare tutte le iniziative necessarie per trovare una soluzione adeguata quella dei sub commissari a remunerare le prestazioni non oncologiche, ad oggi non si sa se e quando saranno trasferite le risorse necessarie per poter acquistare farmaci, dispostivi medici e pagare gli stipendi ai dipendenti. Non ci sono dunque le risorse necessarie, stimate con circa 30 milioni all’anno, per mandare avanti tutte le attività di gestione.  Nel comunicato diffuso dalla Fondazione si evidenzia poi: “Quotidianamente siamo costretti a ricorrere allo scambio e al prestito di farmaci con altri ospedali della Regione; le case farmaceutiche si rifiutano di fornire i farmaci e dispositivi medici che comunque devono essere pagati in anticipo dopo estenuanti trattative”. E il presidente della Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Tumori “Tommaso Campanella”, Paolo Falzea, ed il direttore generale, Mario Martina, hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ed ai Ministri della Salute, dell’Economia, dell’Interno e degli Affari Regionali in cui si legge: “C’è un centro oncologico in Calabria di proprietà della Regione e dell’Università che è stato trasformato in una clinica privata e ridotto in una situazione economica disastrosa, costretto a chiedere in prestito farmaci alle altre strutture sanitarie per non interrompere le cure dei propri pazienti. È il fallimento di un progetto culturale nel quale Regione Calabria e Università Magna Grecia hanno investito risorse umane e materiali per creare una struttura diretta a svolgere ricerca biomedica e sanitaria di tipo clinico e traslazionale, attività didattica di alta formazione e attività clinico-assistenziale. La conseguenza è che i circa 500 pazienti che sono in cura presso il Centro dovranno trovare un’altra struttura che li curi. I circa 40 pazienti che sono in carico a sperimentazioni nazionali e internazionali dovranno interrompere il loro percorso”.

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