Si e’ presentato ieri sera ai Carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, un ragazzo di 19 anni la cui posizione è al vaglio della Procura, sull’omicidio compiuto dal 15enne che ha freddato con tre colpi di pistola Francesco Prestia Lamberti a Mileto.
MILETO (VV) – C’è anche un’altra persona che viene sentita per l’omicidio del giovane Francesco (nelle foto); si tratta di un ragazzo di 19 anni, D.E. di Paravati, la cui posizione è al vaglio e che avrebbe accompagnato la vittima con la sua auto, una Fiat Punto, dinanzi al suo assassino, A.P. di soli 15 anni sul quale procede la Procura dei minori di Catanzaro. Gli investigatori stanno in queste ore cercando di chiarire compiutamente il movente del delitto, da ricercare anche in qualche frase non gradita postata sui social network per via di una ragazza contesa fra i due minorenni.
L’autore del delitto, il ragazzino di 15 anni, è stato sottoposto ad interrogatorio alla Procura del Tribunale per i minori che sta cercando di chiarire il movente del delitto e soprattutto come il 15enne, si sia procurato l’arma. Dopo aver ucciso il compagno di scuola (entrambi frequentavano l’Itis del centro del Vibonese anche se non nella stessa classe) si è consegnato ai Carabinieri indicando il posto in cui si trovava il cadavere, un uliveto alle porte di Calabrò, frazione di Mileto. I due ragazzi diverse volte sarebbero usciti insieme in compagnia di altri coetanei. Dinamica e movente del delitto sono al vaglio degli inquirenti che solo al termine dell’interrogatorio faranno conoscere le determinazioni e i conseguenti provvedimenti di carattere giudiziario
Marziale sottolinea come “Ciò che caratterizza questo omicidio, rispetto ad un episodio similare che ormai accade sempre piu’ spesso in tutte le latitudini e longitudini, è la facilità di accesso ad un’arma da fuoco – evidenzia Marziale – perche’, se e’ vero che l’uccisore appartiene ad una famiglia compromessa con il crimine organizzato, allora tutto diventa molto piu’ chiaro e acquisisce contorni piu’ gravi”. Per il Garante “dinanzi a questo episodio non posso che provare intimo dolore e guardare all’allontanamento dei minorenni dai contesti familiari mafiosi come rimedio preventivo, che partendo dal Presidente del Tribunale dei Minorenni Roberto Di Bella, da Reggio Calabria, va viepiu’ espandendosi grazie alla collaborazione ed alla richiesta di madri consapevoli, che vogliono porre in salvo i propri figli, preservandoli da un futuro segnato dalla cultura della morte e non della vita”.
