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‘Ndrangheta, massoneria e servizi segreti. Una grande famiglia che pilota economia e politica

Calabria

‘Ndrangheta, massoneria e servizi segreti. Una grande famiglia che pilota economia e politica

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L’arma usata in Calabria? Promettere posti di lavoro. La Direzione Nazionale Antimafia espone il drammatico rapporto tra istituzioni e criminalità.

 

CATANZARO – Una struttura riservata di comando. Rigorosamente segreta. Un legame rodato e funzionale a drenare soldi pubblici e convogliarli nelle tasche dei ‘prescelti’. Alcune indagini “hanno rivelato un rapporto tra ‘ndrangheta, esponenti di rilievo delle Istituzioni e professionisti – legati anche ad organizzazioni massoniche ed ai Servizi segreti – di piena intraneità, al punto da giocare un ruolo di assoluto primo piano nelle scelte strategiche dell’associazione”. E’ quanto si legge nella relazione della Direzione Nazionale Antimafia presentata dal procuratore Franco Roberti e dalla presidente dell’Antimafia Rosy Bindi. La Dna evidenzia anche come la ‘ndrangheta sia “presente in tutti i settori nevralgici della politica, dell’amministrazione pubblica e dell’economia, creando le condizioni per un arricchimento anche intercettando importanti flussi economici pubblici ad ogni livello”. La ‘ndrangheta, inoltre, “è presente in quasi tutte le regioni nonché in vari Stati” e “appare ormai compiuta l’infiltrazione nei paesi del Nord America. ‘Ndrangheta che continua a mantenere il “predominio assoluto” nel narcotraffico. Pochissimi gli affiliati che sarebbero a conoscenza della fitta rete di relazioni tra i settori deviati di massoneria ed amministrazione pubblica.

 
 

Nel commentare i risultati delle indagini condotte negli ultimi anni il procuratore Roberti ha ricordato alcuni arresti eccellenti in Calabria: gli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo, Francesco Chirico dirigente della Regione Calabria e al Comune di Reggio Calabria; ma anche due esponenti politici di primo piano, Alberto Sarra, assessore regionale e Antonio Caridi (senatore della Repubblica ed ex assessore regionale e comunale). Figura di spicco della ‘cupola’, meglio nota come la Santa, sarebbe l’avvocato massone Paolo Romeo capace grazie alle proprie ‘amicizie’ di condizionare “l’agire delle istituzioni locali, finendo con il piegarle ai propri desiderata, convergenti, ovviamente, con gli interessi più generali della ‘ndrangheta. Portatore di interessi nel mondo imprenditoriale e in quello politico, ruolo svolto con accanto dei personaggi che sono sostanzialmente gli stessi, quantomeno dal 2002, dunque da circa 15 anni, senza dimenticare i suoi antichi e dunque ben solidi rapporti con la destra estrema ed eversiva, nel cui contesto – si legge nella relazione – verso la fine degli anni ‘70, ebbe modo di occuparsi della latitanza di Franco Freda, imputato a Catanzaro nel processo per la ‘strage di Piazza Fontana’, organizzandone anche – unitamente ad affiliati di peso della ‘ndrangheta, tra i quali Filippo Barreca – la fuga all’estero dopo avergli procurato una falsa identità”.

 
 

L’attività del gruppo criminale si concretizza secondo gli inquirenti “nell’individuazione dei settori economici in cui investire, dei rami della pubblica amministrazione in cui avere stabili punti di riferimento, dei territori su cui far realizzare opere pubbliche e, conseguentemente, dei Comuni che avrebbero formalmente gestito di relativi appalti e, soprattutto, dei soggetti su cui convogliare i pacchetti di voti in occasione delle varie competizioni elettorali, dal livello comunale a quello Parlamentare, sia nazionale che europeo”. Corruzione e collusione sarebbero i metodi attraverso i quali l’organizzazione si è infiltrata stabilmente nei poteri amministrativi ed economici dell’Autorità Pubblica. La forza intimidatoria è più simile ad un assoggettamento incondizionato che non a violente minacce con le quali la Santa pare riesca ad ottenere il sostegno dei Pubblici Ufficiali. L’arma più efficace usata in Calabria sarebbe lo scambio di posti di lavoro attraverso il quale l’organizzazione sembrerebbe riuscire a raggiungere i propri obiettivi, radicarsi sul territorio e controllare tutte le attività economiche. Un meccanismo duplicato in buona parte nel resto d’Italia e all’estero.

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