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Isis e ‘ndrangheta, l’Antimafia reggina indaga sulla presenza di legami e coperture

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Isis e ‘ndrangheta, l’Antimafia reggina indaga sulla presenza di legami e coperture

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REGGIO CALABRIA – I terroristi potrebbero ricevere apporto logistico dalla ‘ndrangheta.

L’ipotesi, inquietante, viene avanzata da chi conosce bene e combatte quotidianamente l’attività delle ‘ndrine: il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. Si tratta solo di un’ipotesi, specifica, ma su “cui vale la pena lavorare e su cui tenere un’attenzione molto alta”. Tanto più che da alcune inchieste aperte dal suo ufficio basate sul monitoraggio internet per verificare se soggetti extracomunitari provenienti da aree calde possano avere rapporti con esponenti dell’Isis o comunque con quel mondo vicino al terrorismo o con persone che si sono addestrate in quei territori emergono, dice il magistrato, “indizi di vicinanza ma non intraneità al terrorismo”. La ‘ndrangheta, è il ragionamento del capo della Dda reggina, è un’organizzazione criminale il cui fine ultimo è il profitto. E poco importa da dove viene. “Per l’importazione delle armi – spiega il magistrato – con chi ha rapporti la ‘ndrangheta se non con determinati ambienti che sono vicini al terrorismo o che sono vicini alle guerre che si sono sviluppate negli ultimi anni in alcuni Paesi? Quindi, comunque, le armi vengono da quei territori”. E da quei territori può arrivare anche la droga, soprattutto eroina. Le cosche del reggino sono protagoniste del traffico di cocaina grazie ai rapporti diretti con i narcos sudamericani ma anche dell’importazione di eroina da Paesi come Turchia, Iraq, Nigeria.

 

Tutti Paesi in cui l’Isis è comunque presenze in varie forme. Pensare dunque ad uno scambio armi e droga per appoggi logistici, per de Raho, è una “ipotesi da percorre”, visto anche il controllo capillare che le cosche hanno del territorio calabrese e quindi la possibilità di offrire “un appoggio logistico, coperture in aziende agricole, in terreni di montagna o coperture attraverso documenti falsificati in cambio di armi e droga”. Al momento, comunque, non vi è traccia di basi col vessillo nero issato in Calabria, così come non è emersa la presenza di soggetti individuabili come appartenenti allo Stato Islamico. Le inchieste della Dda reggina, tuttavia, hanno evidenziato la presenza di sostenitori dell’Isis, soggetti che “dimostrano di condividere in pieno quella propaganda, addirittura quelle modalità operative, ma non ci risulta che siano già dentro l’area del terrorismo”. E su questo versante un’attenzione particolare viene dedicata anche al fenomeno dei flussi migratori per scongiurare l’eventualità, spiega de Raho, “che attraverso immigrazioni di massa possano arrivare anche terroristi”. Per cercare di scongiurare il rischio, il capo della Procura reggina sottolinea l’esigenza di procedere ad una seria identificazione dei migranti appena sbarcati. Ed è su questo che, insieme a Prefetto e forze dell’ordine, de Raho sta lavorando: per mettere a punto un protocollo specifico per potere avere la certezza dell’identificazione.

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