I maggiori disagi registrati al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cosenza dove numerosi infermieri erano stati contrattualizzati ricorrendo all’escamotage del ‘falso diploma’
COSENZA – Un piccolo esercito di infermieri improvvisati sparso tra strutture pubbliche e private. A dar lavoro ai ‘non professionisti’ ospedali, cliniche e Asp anche fuori regione. Nello scandalo esploso nel 2008 finirono ben 149 persone. Per 72 di loro fu chiesto il rinvio a giudizio, in 44 vennero processati. Seguì una pioggia di assoluzioni in primo grado per i presunti falsi infermieri che avrebbero arrecato un danno alle casse del Servizio Sanitario Nazionale di ben venti milioni di euro di stipendi percepiti senza alcun titolo. Ventisei furono i ‘professionisti’ condannati dal Tribunale di Cosenza per i reati di ricettazione, falso, truffa aggravata ai danni dello Stato ed esercizio abusivo della professione. Pene variabili da cinque a ventitré mesi di detenzione oltre alla restituzione di tutti gli stipendi percepiti a partire dall’ottobre del 2000.
Tra i presunti ‘falsi infermieri’ assolti Damiano Taraso, che allora finì in carcere. Caposala in un reparto della clinica Tricarico di Belvedere Marittima, secondo l’accusa, avrebbe falsificato almeno quindici diplomi. Il tutto grazie alla collaborazione di due tipografi cosentini con i quali avrebbe incassato per ogni titolo di studio falso ottomila/diecimila euro. Le prime falsificazioni sarebbero iniziate, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel 1975 presso l’Accademia Teatina per le Scienze di Chieti. A far scattare l’inchiesta fu un medico con le sue numerose segnalazioni e lamentele per l’incompetenza degli infermieri con cui era costretto a collaborare. Alcuni dei quali, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, non sarebbero stati capaci di fare neanche un’iniezione. A ‘soffrire’ maggiormente per l’inadeguatezza del personale assunto senza alcun titolo avente validità legale pare fosse il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cosenza dove sia il responsabile che numerosi infermieri erano stati contrattualizzati ricorrendo all’escamotage del ‘falso diploma’.
LA CORTE DI CASSAZIONE E I CURRICULA DEI PRESUNTI FALSI INFERMIERI
La Corte di Cassazione nelle scorse settimane ha annullato la sentenza impugnata Marco Foggia (nel 2008 infermiere 30enne in forze in una clinica in provincia di Lucca) condannato a un anno e dieci mesi di reclusione e 700 euro di multa perché il reato risulta estinto per prescrizione. Foggia, si ricorda, era stato denunciato dalla Guardia di Finanza in Toscana per aver finto di essere laureato in Medicina e Chirurgia visitando alcuni pazienti e prescrivendo loro medicinali senza alcun titolo. Le indagini in questo caso furono sollecitate da un ammalato resosi conto che il ‘dottor Foggia’ aveva consigliato una terapia inadeguata per la sua patologia. Marco Foggia inoltre lavorò come infermiere professionale presso la clinica Borgo dei Mastri, la cooperativa Salus Brutia, Villa Ortensia (percependo oltre 50mila euro), Villa Santo Stefano e Villa Silvia (53mila euro di retribuzione), Ospedale Le Molinette di Torino e l’Ospedale di Cosenza (144mila euro di stipendi liquidati).
Rigettato invece dagli ermellini il ricorso di Teresa Liparoto e Raffaella Quartarolo. Teresa Liparoto, dipendente ASP di Cosenza, negli anni ha incassato indebitamente oltre 81mila euro di stipendi grazie alla falsificazione del proprio diploma da infermiera e dell’iscrizione all’IPASVI. Raffaella Quartarolo invece era stata assunta con un contratto da Operatrice Socio Sanitaria presso l’Ospedale Civile Ferrari di Castrovillari, pur non possedendo alcun titolo abilitativo all’espletamento della professione. Le spese sostenute dalle parti civili Asp di Cosenza e CittadinanzAttiva Calabria quest’ultima rappresentata dall’avvocato Marcello Nardi saranno così risarcite dalle due infermiere ricorrenti.
ECCO LE STRUTTURE IN CUI LAVORAVANO I FALSI INFERMIERI
Il processo Taraso + 71 per i quali fu richiesto il rinvio a giudizio dal pm Casciaro nel lontano 2009 scaturì dall’operazione Gutenberg. Quarantaquattro i ‘professionisti’ finiti a processo che operavano in diverse strutture: Ospedale di Cosenza, Asp di Cosenza, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Casa di Cura Villa Torano, Casa di Cura La Quiete di Castiglione Cosentino, Casa di Cura Villa Santo Stefano, Casa di Cura Villa Verde, Casa di Cura Nuova Itor, Sant’Anna Hospital di Catanzaro, Scuola per Infermieri Professionali Suore della Misericordia, Casa di Cura Tricarico di Belvedere Marittimo, Casa di Cura San Luca di Praia a Mare, Casa di Cura Madonna della Catena, Casa di Cura Villa Betania di Roma, Casa di Cura Misasi di Cosenza, Casa di Cura Scarnati di Cosenza, Casa di Cura Villa del Sole di Cosenza, Casa di Cura Villa degli Oleandri di Mendicino, Casa di Cura Villa Giose di Crotone, Ospedale Cardarelli di Napoli, Casa di Cura Villa Ortensia di Cosenza, Asl di Latina, Polla, Terni, Frascati, Casa di Cura San Bartolo di Mendicino, Casa di Cura Villa Silvia di Altilia e Ospedale Le Molinette di Torino.
LA ‘VERGOGNA’ DEL PRESIDENTE DEGLI INFERMIERI DI COSENZA
Il presidente IPASVI Fausto Sposato in merito al processo Gutenberg dichiara: “Ora siamo collegio IPASVI a breve ministro Lorenzin istituirà l’Ordine dei Professionisti Infermieri. L’iscrizione all’IPASVI implica che venga richiesta la conferma del titolo di studio all’ente o università che lo ha rilasciato all’aspirante infermiere. Ad oggi sono in tanti i colleghi che esercitano la professione senza essere iscritti o, addirittura, dopo essere stati cancellati dall’albo per morosità. Credo che denunceremo presto questa situazione in Procura perché per esercitare la professione bisogna avere i titoli di studio ed essere iscritti all’ordine.
L’operazione Gutenberg è stata una brutta pagina di storia dell’infermieristica. Nel calderone sono finite anche persone che erano in regola. Purtroppo ci sono diversi professionisti, che lavorano ancora nel settore sanitario senza possederne i requisiti. Di certo però questo processo ha portato soprattutto le cliniche private ad effettuare più accertamenti in virtù del fatto che nei casi di malasanità anche il datore di lavoro risulta responsabile e perseguibile dalla legge. Anche se nel nostro territorio è comprensibile la lotta alla ricerca di un posto di lavoro è necessario un minimo di senso civico. Non si può lucrare sulla salute delle persone senza avere alcuna competenza”.
I NOMI DEGLI IMPUTATI CONDANNATI E ASSOLTI DAL TRIBUNALE DI COSENZA
La sentenza fu vergata dal giudice Claudia Pingitore che dispose la confisca e la distruzione dei diplomi di infermiere professionale e dei certificati di iscrizione all’IPASVI ritenuti illegittimi.
CONDANNATI:
Vincenzo Marino pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Francesco De Luca pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Vincenzo Bosco pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Antonello Bencardino pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Raffaele Maria Giorno pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Francesco Castiglione pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Lorenzo Oriolo pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Attilio Caruso pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Francesco Pesce pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Dora Pistorino pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Francesco Arena pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa detenzione carceraria
Teresa Liparoto pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Giovanna Trentinella pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Francesca Sorrentino pena di cinque mesi di reclusione pena sospesa
Raffaella Quartarolo pena di un anno e due mesi di reclusione e 700 euro di multa pena sospesa
Anna Liberata Vetere pena di un anno e sette mesi di reclusione e 400 euro di multa detenzione carceraria
Antonietta Ardifuoco pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Vincenzo Barbieri pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Antonio Russo pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Carlo Caruso pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Raffaele Consoli pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Assunta Piragine pena di un anno e sette mesi di reclusione e 500 euro di multa pena sospesa
Sonia Aloia pena di un anno e otto mesi di reclusione e 600 euro di multa pena sospesa
Maria Aloia pena di un anno e otto mesi di reclusione e 600 euro di multa pena sospesa
Carmela Greco pena di un anno e otto mesi di reclusione e 600 euro di multa pena sospesa
Marco Foggia pena di un anno e dieci mesi di reclusione e 700 euro di multa pena sospesa
ASSOLTI:
Damiano Taraso
Eduardo Conte
Ornella Maria Pia Tirone
Gianfranco De Marco
Ferdinando Oriolo
Arina Casella
Kattia Grosso La Valle
Salvatore Ponto
Francesco Esaltato
Paola Trentinella
Ada Benvenuto
Giovanni Magurno
MAria Francesca Ambroisi
Franca Pastore
Marisa De Vuono
Maria Carolina Barbieri
Francesco Marsico
Vincenzo Luci
RICORRENTI IN APPELLO:
Vincenzo Luci
Attilio Caruso
Lorenzo Oriolo
Vincenzo Marino
Gianfranco De Marco
Francesco De Luca
Francesco Castiglione
Ferdinando Oriolo
Vincenzo Bosco
Teresa Liparoto
Francesco Arena
Francesco Pesce
Dora Pistorino
Raffaella Quartarolo
Giovanna Trentinella
Antonietta Ardifuoco
Vincenzo Barbieri
Carlo Caruso
Maria Aloia
Sonia Aloia
Antonio Russo
Assunta Piragine
Raffaele Consoli
Marco Foggia
Anna Liberata Vetere
