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Operazione “Black Widows”, faida aizzata dalle donne. Sette provvedimenti di fermo

tentato omicidio fratelli NESCI

La Squadra Mobile di Vibo Valentia e del Commissariato di Serra San Bruno, con il supporto del Servizio Centrale Operativo di Roma e del Reparto Prevenzione Crimine di Vibo Valentia, hanno eseguito nella notte 7 decreti di fermo, emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro

 

VIBO VALENTIA – Il provvedimento ha colpito sette indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi (provento di furto o comunque alterate per aumentarne la potenzialità) oltre che di ricettazione: reati tutti aggravati dal metodo mafioso. Le indagini sono partite dal tentato omicidio dei fratelli Giovanni Alessandro e Manuel Nesci (quest’ultimo minore affetto da Sindrome di Down), ed hanno fatto luce su uno spaccato della attuali dinamiche criminali dell’entroterra vibonese dove oramai da decenni è in corso una contrapposizione nota anche come “faida dei boschi” che ha provocato decine di morti, e che vede impegnate nella contesa per il controllo del territorio le famiglie Loielo ed Emanuele-Maiolo. Bersaglio dei killer era Alex Nesci, 27enne, che in quel momento era assieme al fratello 13enne.

Le investigazioni hanno rivelato i complessi equilibri che portarono alla consumazione dell’agguato mafioso nel quale rimasero gravemente feriti lo scorso 28 luglio i fratelli Nesci, dipingendo un quadro a tinte fosche fatto di trame ordite – senza soluzione di continuita’ – dagli Inzillo, contigui agli Emanuele, per addivenire alla eliminazione della controparte, espressione invece della famiglia Loielo.

Faida aizzata dalle donne

Sullo sfondo del progetto criminale che ha accomunato i propositi degli indagati ha trovato, poi, sfogo l’operato delle “donne” della famiglia Inzillo che si è contraddistinto per la violenza delle affermazioni, per la determinazione evidenziata nei propositi omicidiari, per il costante incentivo all’azione assicurato in favore dei “maschi buoni” della famiglia (ossia gli uomini capaci di commettere le azioni delittuose) nonche’ per l’apporto che in prima persona le stesse hanno garantito nella custodia delle armi, non esitando a coinvolgere anche l’anziana madre(indotta dalle figlie ad occultare una pistola nella propria biancheria intima, al fine di fugare eventuali controlli ad opera delle forze dell’ordine).

Tra le persone sottoposte a fermo nell’ambito dell’operazione ribattezzata Black Widows ci sono anche Viola Inzillo, di 52 anni, e Rosa Inzillo (49), sorelle di Salvatore Inzillo, ucciso a Sorianello nel giugno del 2017. Secondo gli inquirenti avrebbero aizzato loro la “faida”, occupandosi di nascondere le armi, in un caso anche inducendo l’anziana madre ad occultare una pistola nella biancheria intima per sfuggire ad eventuali controlli delle forze dell’ordine.

Gli altri fermati sono Vincenzo Cocciolo, Antonio Farina di 42 anni, Michele Nardo di 36, Giuseppe Muller di 20 anni e Domenico Inzillo  di 63. Ed è proprio il ruolo delle donne della famiglia ad emergere sullo sfondo del progetto criminale che ha portato all’agguato mafioso nel quale rimasero gravemente feriti, il 28 luglio scorso, i due fratelli Nesci, Giovanni Alessandro e Manuel, quest’ultimo minore affetto da Sindrome di Down, dipingendo un quadro di trame ordite dagli Inzillo, contigui agli Emanuele, per giungere alla eliminazione della controparte, espressione invece dei Loielo.

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