Il collaboratore di giustizia non conosce molto dell’attività del clan Perna, ma di certo sa cosa succedeva in carcere perchè era proprio lui a ritirare la droga portata dalle mogli dei detenuti e lasciata nei bagni
COSENZA – Ritorna in aula “Apocalisse”, in seduta Collegiale presieduta dal giudice Carpino, il processo che nelle ultime settimane è salito agli onori di cronaca per la revoca degli avvocati (annunciate direttamente in aula), e successive scuse pubbliche da parte degli imputati e richieste di nomina degli stessi legali; qualcuno ha cambiato come nel caso di Chiappetta e di Marco Perna. Nell’ultima udienza l’imputato era ricoverato in ospedale ed era stata avanzata una visita psichiatrica da un legale di Torino. Ma la richiesta era stata formulata in modo errato e quindi il Collegio l’aveva respinta. Oggi Marco Perna si è presentato in aula difeso dagli avvocati Speziale e Furfaro, dopo la rinuncia degli avvocati nominati in seconda battuta (uno dei due prima revocato e poi rinominato, ndc); new entry anche l’avvocato Bilotta che prende la difesa di D’Elia. Rimane ancora senza avvocato di fiducia, e quindi per il momento usufruisce di quello d’ufficio un imputato che, seguendo la scia del gruppo aveva revocato e rinominato. Ma sempre nella rinomina l’avvocato ha fatto sapere che rinunciava al mandato. Insomma un momento di assestamento del processo che sembra voglia riprendere un normale iter processuale.
Oggi è stato il turno del pentito Vincenzo De Rose, sentito come teste e imputato in altro procedimento, che ha chiesto da località protetta, collegato in videoconferenza, la nomina dell’avvocato Dionigi Tucci. Collegato sempre in videoconferenza Luca Pellicori insieme all’avvocato Gigliotti. La pubblica accusa rappresentata dal pm della Distrettuale Assumma ha interrogato il collaboratore di giustizia sulla base delle dichiarazioni rese nei verbali di interrogatorio, tra cui quelli del 13 settembre 2017, 14 dicembre 2017, 24 gennaio 2018.
De Rose risponde alla domande e inizia il suo racconto: «Ho iniziato a collaborare il 14 agosto del 2017; facevo parte del clan Rango – Zingari che operava a Cosenza. Tra gli altri gruppi presenti c’era quello di Marco Perna a Cosenza e nell’hinterland. Era composto da Marco Perna detto “il capone”, Minieri, Francavilla, Gaglianese, Ragusa, Pellicori, il nipote di Minieri, Giannone “U gaddrinaru” e altre persone che non ricordo. Questo gruppo fecente capo a Marco Perna trafficava in cocaina, fumo e marijuana.
Marijuana
Hashish
De Rose racconta di una partita di hashish acquistata dal gruppo Perna a Torino e per la quale furono arrestati. «Nel 2015 – 2016 il gruppo Perna tramite Luca, Marcello e Fabio Ritacco, Giuseppe Chiappetta, acquistarono fumo a Torino per 11 chili di merce. Fabio era in Belgio; ero un carissimo amico. Venne a casa mia “Devo fare una commissione e poi me ne risalgo di nuovo in Belgio”. Salirono e furono arrestati. Poi una volta uscito dal carcere c’eravamo sentiti al telefono e mi aveva raccontato. I soldi Perna li aveva dati al cognato, Giuseppe Chiappetta, e l’aggancio glielo aveva fornito Fabio. Se non ricordo male il soggetto era un tunisino. Il tutto si svolse a Torino.
A via Pisani, infatti, continua De Rose, nel ritrovamento dei 100 chili di droga e di armi, c’era la merce che gli aveva fatto prendere Fabio: 25 e 30 chili di fumo. So che spacciavano tanto perchè avevano molti clienti ma non so quanto. Rifornivano i pusher di Cosenza.
Cocaina, la droga entra in carcere
So che del mio quartiere acquistava Francesco Noblea, faceva parte del mio gruppo. Quando non ne avevamo, si chiedeva il permesso e si acquista da Perna, me lo ha detto lui. Mi ha detto che due volte ha acquistato da Perna ma non so il periodo, credo estate 2016
Della marijuana se ne occupavano Francavilla, Minieri, Giannone e Pellicori. Non so se ci sono altri posti in cui viene custodita la merce. Altri pusher sono Laratta, Ragusa e il fratello. Della cocaina se ne occupavano Gaglianese e Perri che stavano sempre insieme, gli altri non lo so».
La contabilità del gruppo
«So che era Luca Pellicori a gestire i conteggi di Marco Perna, fino a quando non ha deciso di collaborare. Non so se c’erano altri. So di Luca perchè ero sempre con loro nella cella; io ascoltavo» E sulle ricompense agli affiliati del gruppo «Avevano uno stipendio, non so di quanto. Venivano pagati ogni tot giorni. Marco Perna pagava l’avvocato. Lo so perchè me l’ha detto Pellicori: Marco lo faceva a tutti e a Luca caricava a settimana 150 euro. Quando li hanno arrestati per Apocalisse, Marco aiutava agli altri; lo so perchè ne parlavano in cella». De Rose poi, ha ribadito più volte di non sapere come gestivano i soldi, se ci fosse una bacinella e se i soldi li tenesse Perna perchè, ha sempre sottolineato, di appartenere ad un altro gruppo.
Sullo spaccio continuato anche ai domiciliari ha risposto «Dopo il blitz hanno continuato a spacciare Giannone e Minieri. Quando sono uscito dal carcere a febbraio 2017 ho mandato un amico a San Vito per una scorta di hashish e mi ha detto che l’aveva risolta Andrea Minieri.
I debiti
Con Giannone avevo un debito di 1600 – 1700 euro, mentre con Laratta di circa 1000 euro. Laratta mi pressava per i soldi: io dovevo darli a lui che doveva darli a Perna. Ma io non potevo darglieli. Poi mi hanno arrestato e dopo tre mesi hanno arrestato Perna e il gruppo nell’altra sezione di sicurezza. Ho fatto arrivare a Perna un pizzino in cui raccontavo che mi stavano pressando per dargli i soldi e lui mi risponde di non preoccuparmi “quando esci mi paghi”. Uscito dal carcere Laratta viene da me per i soldi. Io gli dico di avere parlato con Perna ma lui va da Marco Abbruzzese, il quale viene a casa mia “sinnò a chissu l’hai ammazzari. Daglieli a poco alla volta così ce lo togliamo dai coxxxx”. Bruzzese dice a Laratta che glielo avrei detto a Perna e Laratta risponde “rimaniamo così come ha detto Perna”. Poi non li ho restituiti perchè ho iniziato a collaborare.
La parentela e il rapporto con Perna
Delle armi De Rose non sa molto. Sa per certo che le pistole calibro 38, ritrovate nel blitz in via Pisani insieme alla droga sono di Perna. Poi parla del marito della cugina, Denis Guarnieri, che spacciava per il gruppo Perna e a casa della nonna deteneva per se, illegalmente, tre pistole calibro 38, 9, 7.65 e due fucili calibro 12. Il cugino, omonimo, Vincenzo De Rose aveva rapporti con il gruppo Perna quando Marco Perna aveva ancora rapporti con Alfonsino Falbo prima che si dividessero, nel 2010. Il cugino teneva il fumo a Perna, hashish. «Due – tre volte mi ha portato un chilo o una panetta al cognato. Mio cugino aveva un debito di circa 20 mila euro con Perna, nel 2010. Presi un risarcimento per ingiusta detenzione di 98 mila euro e versai tutto sul conto di mia zia. Un giorno lei venne da me a dirmi del debito e le prestai i soldi. Il pagamento avvenne con soldi liquidi».
Riconoscimento fotografico
L’udienza termina con il riconoscimento fotografico, fatto già in precedenza durante la stesura dei verbali. De Rose riconosce Pasquale Bruni con il quale stà il fratello Francesco De Rose. «Un periodo sono stato vicino a Bruni che si riforniva da Perna di hashish e cocaina». Poi ha riconosciuto Alfonsino Falbo, Andrea Minieri, Luca Pati, Pellicori, Claudio Perna, Marco Perna, Denni Romano, Alessandro il nipote di Minieri, Franco CitroRiccardo Gaglianese, Pasquale Francavilla e Gianni Giannone “U gaddrinaru”.
