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Apocalisse, il giorno del “giudizio”: condanne pesanti, sette assoluzioni, riconosciuta l’associazione

Operazione apocalisse 4

Primo step per il processo in cui è imputato Marco Perna (21 anni di carcere), figlio del boss Franco Perna in carcere dal 1994 e detenuto al 41 bis, accusato di essere il capo di un’organizzazione dedita allo spaccio di stupefacente nella città bruzia. 21 imputati, 7 assoluzioni, 14 condanne

 

COSENZA – Sentenza di primo grado “pesante” quella emessa dal Tribunale di Cosenza, nonostante le pene siano state ridotte rispetto alle richieste di condanna effettuate dalla Procura distrettuale (nell’articolo nomi e condanne, ndc). Il collegio giudicante presieduto dal giudice Carpino ha condannato 14 dei 21 imputati accusati a vario titolo di “associazione tra loro al fine di commettere più delitti e in particolare quelli di importazione, trasporto, detenzione e cessione, a qualsiasi titolo, di quantitativi di sostanza stupefacente tipo marijuana, hashish e cocaina, svolgendo in seno al sodalizio i ruoli Marco Perna di promotore e dirigente che svolge tenendo i rapporti con i cedenti lo stupefacente e quale necessario referente dell’organizzazione e degli altri affiliati, che gli si rivolgono per ogni decisione riguardante l’attività di approvvigionamento e spaccio dello stupefacente, nonchè, per qualsiasi altra operazione di rilievo. Per sette imputati la sentenza è di assoluzione perchè il fatto non costituisce reato. A tutti è stata riconosciuta l’associazione: Perna come capo dell’organizzazione, gli altri imputati come partecipi all’associazione. Tra le pene accessorie per i condannati è stata prevista l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale per la durata della pena e la misura di sicurezza della libertà vigilata. E’ stata disposta la confisca delle armi e della droga sequestrata, di quest’ultima anche la distruzione. 

Nelle ultime due udienze, il pubblico ministero della Distrettuale Antimafia, Domenico Assumma, aveva chiesto la trascrizione delle intercettazioni che non erano state periziate nel corso del processo. Tale richiesta a cui si è opposto il collegio difensivo, è stata rigettata per ben due volte dal collegio giudicante presieduto dal giudice Salvatore Carpino. Nell’udienza odierna ancora una volta il pentito Pellicori ha voluto rilasciare spontanee dichiarazioni in cui ha ripercorso la vicenda processuale sottolineando ancora un volta come le sue dichiarazioni siano assolutamente veritiere e come, invece, si sia “remato contro” per far apparire la sua collaborazione come una macchinazione. Per questo ancora una volta chiude il discorso affidandosi alla giustizia.

E sono proprio le dichiarazioni del pentito Pellicori che danno un input diverso all’andamento processuale tanto chè, nell’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di Marco Perna, Andrea Minieri e Paolo Scarcello il 18 maggio scorso tornati in carcere per un aggravamento di pena, le motivazioni sarebbero da ricercare nelle dichiarazioni del pentito sulla continuità dei soggetti imputati ad operare illecitamente, nonostante la misura cautelare a cui erano sottoposti.

 

I MANIFESTI E IL PLICO CHE ATTESTEREBBE LA NON ATTENDIBILITA’ DI PELLICORI

Il processo ha visto cambiare tre presidenti del collegio giudicante e susseguirsi vari colpi di scena tra cui, quello più eclatante i manifesti affissi sui muri del Tribunale bruzio e in varie parti della città. “Processo Apocalisse – 17 maggio 2018 – ore 11.00 – concorso formazione pentiti – Corte d’Assise”; questo il testo del manifesto in tutta l’area del Palazzo di Giustizia che rispecchiò, appunto, una serie di atteggiamenti da parte degli imputati che “raccontano” rabbia, timori, rivalse. Alcuni imputati revocarono i propri legali difensori, tra cui lo stesso Marco Perna. Successivamente in cinque chiesero scusa al Collegio giudicante chiedendo la rinomina degli stessi avvocati tranne che in due casi. Atro fatto eclatante la richiesta di acquisizione agli atti di un plico voluminoso, sembrerebbe scottante, proprio da parte di uno degli imputati che rilasciò dichiarazioni spontanee. Nel plico sarebbero riportate telefonate e altro materiale in cui si proverebbe la non attendibilità del collaboratore di giustizia Pellicori. Quest’ultimo da allora e sino all’udienza di oggi ha sempre ribadito la sua ferma volontà di continuare la collaborazione con la giustizia e soprattutto l’attendibilità delle sue dichiarazioni.

 

I PENTITI

Gli indagati al momento del fermo

Un pentimento avvenuto quando, secondo il racconto di Pellicori, quest’ultimo si rese conto che Marco Perna non era “più l’amico di sempre, il fratello con cui era cresciuto insieme”. E decide di collaborare per proteggere i figli e dargli la possibilità di una vita migliore. Oltre al pentito Pellicori, in aula sono stati sentiti su richiesta della Distrettuale Antimafia (i pubblici ministeri Camillo Falvo e Domenico Assumma) anche i collaboratori di giustizia De Rose e Noblea. De Rose in particolare parla della droga che entrava in carcere “La cocaina e l’hashish entravano nel carcere di Cosenza di martedì o di sabato. La mandava “U gaddrinaru” con le mogli di Pellicori e Gaglianese durante i colloqui. Andavano al bagno e la mettevano sotto il sacco della spazzatura. Finiti i colloqui io ero lavorante di sezione. Entravo in bagno, prendevo la droga, la mettevo addosso e la consegnavo a Luca Pellicori che la divideva: una parte a lui e l’altra a Perna, Francavilla e Minieri, portata tramite il lavorante di sezione che erano in due. Pellicori la metteva in un pacco di sigaretta e la consegnava. Entravano 10 – 15 grammi di fumo e 5 – 10 grammi di cocaina. Poi Perna usciva dalla finestra e faceva segno che era tutto a posto. Queste cose le ho viste io direttamente. Con me sono accadute almeno 4 -5 volte”. Noblea che ripercorre le sue conoscenze, qualche episodio di spaccio e anche qualche racconto fattogli dall’ex cognato Bruni come, per esempio la presunta guerra che iniziò tra il clan Perna e la famiglia Abbruzzese. Racconta della sparatoria avvenuta al bar di San Vito a cui il clan Perna rispose con altrettanti colpi di arma da fuoco sotto l’abitazione di Mignolo. Naturalmente sempre per sentito dire del cognato.

FRANCAVILLA, GIANNONE “U GADDRINARU” E MINIERI

Per la Distrettuale sono i “luogotenenti” di Perna. “Sono coloro i quali dispongono della sostanza stupefacente; riconoscono il ruolo di Perna Marco e si occupano del recupero crediti. Nei loro confronti erano state richieste condanne severe dai 22 ai 25 anni. Oggi la sentenza ha ridotto in modo significativo le condanne rimodulando i ruoli non più come luogotenenti e vice di Perna ma riconoscendo il ruolo di partecipi all’associazione e assolvendoli da molti capi di imputazione. In particolare Pasquale Francavilla, difeso dall’avvocato Mario Scarpelli, è stato assolto da tutti i capi di imputazione, da una richiesta  di pena a 22 anni di carcere oggi la sentenza rimodula la condanna a 7 anni, un terzo della pena; Per Giannone e Minieri da una richiesta di 25 scende a 11 e Miniri da 23 a 10

 

ASSOLUZIONI

Assolti perché il fatto non sussiste, Denis Pati, difeso dagli avvocati Angelo Pugliese e Giuseppe Lanzino, Giuseppe Muto difeso dall’avvocato Domenico Caputo, Ivano Ragusa e Alessandro Marco Ragusa, difesi dagli avvocati Marcello Manna e Francesca Gallucci, Domenico Caputo difeso dall’avvocato Giuseppe Perri,  Andrea d’Elia difeso dall’avvocato Bilotta e Francesco Porco.

 

LE CONDANNE

Marco Perna 44 anni – 21 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 28 anni di reclusione), interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Misura di sicurezza della libertà vigilata in 5 anni

Pasquale Francavilla 43 anni – 7 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 22 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Assolto da tutti i capi d’imputazione rimane la partecipazione all’associazione

Giovanni Giannone 49 anni – 11 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 25 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Misura di sicurezza della libertà vigilata in 4 anni

Andrea Minieri 37 anni – 10 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 23 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Misura di sicurezza della libertà vigilata in 3 anni

Giuseppe Chiappetta  35 anni – 11 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 17 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Misura di sicurezza della libertà vigilata in 4 anni

Alessandro Andrea Cairo 26 anni – 8 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 15 anni di reclusione)

Andrea D’Elia 26 anni – assolto (la Procura aveva chiesto 3 anni di reclusione e 8 mila euro di multa)

Ippolito Tripodi 25 anni – 7 anni e 4 mesi di reclusione (la Procura aveva chiesto 12 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena

Denis Pati 26 anni – assolto (la Procura aveva chiesto 4 anni di reclusione e 8 mila euro di multa)

Danilo Giannone 29 anni – 7 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 11 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena

Paolo Scarcello 27 anni – 7 anni e 8 mesi di reclusione (la Procura aveva chiesto 12 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena

Francesco Scigliano 26 anni – 7 anni e 8 mesi di reclusione (la Procura aveva chiesto 12 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena

Domenico Caputo 41 anni – assolto (la Procura aveva chiesto 4 anni di reclusione e 3 mila euro di multa)

Alessandro Marco Ragusa 31 anni – assolto (la Procura aveva chiesto 8 anni di reclusione)

Francesco Porco 30 anni – assolto (la Procura aveva chiesto 5 anni di reclusione e 40 mila euro di multa)

Giuseppe Muto 34 anni – assolto (la Procura aveva chiesto 3 anni di reclusione e 8 mila euro di multa)

Luca Pellicori (collaboratore di giustizia) 41 anni – 3 anni e sei mesi tenendo conto delle attenuanti generiche (la Procura aveva chiesto 3 anni e sei mesi di reclusione tenendo conto delle attenuanti generiche) interdizione temporanea dai pubblici uffici per la durata di 5 anni

Ivano Ragusa 30 anni – assolto (la Procura aveva chiesto 8 anni e sei mesi di reclusione). Ordinata l’immediata liberazione

Riccardo Gaglianese 25 anni – 10 anni e 2 mesi di reclusione (la Procura aveva chiesto 12 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Misura di sicurezza della libertà vigilata in 3 anni

Giuseppe De Stefanis – 10 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 8 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena

Giacinto Bruno – 11 anni di reclusione (la Procura aveva chiesto 11 anni di reclusione) interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Misura di sicurezza della libertà vigilata in 4 anni

Assoluzione perchè il fatto non sussiste per alcuni capi di imputazione per Minieri, Chiappetta, Cairo, Perna, Giannone, Francavilla, Tripodi, Giannone, Gaglianese, Scigliano e Scarcello

 

Gli avvocati che compongono il collegio difensivo sono Antonio Quintieri, Maurizio Nucci, Filippo Cinnante, Dionigi Tucci, Angelo Pugliese, Giuseppe Lanzino, Raffaele Rigoli, Domenico Caputo, Matteo Cristiani, Antonio Vanadia, Giampiero Calabrese, Marcello Manna, Mario Scarpelli, Antonio Ingrosso, Francesco Cappuccio, Speziale, Furfaro, Bilotta, Elvira Dodaro, Giuseppe Perri, Francesca Gallucci, Michele Gigliotti.

 

PER APPROFONDIRE LEGGI LE UDIENZE DEL PROCESSO

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