Il malfunzionamento degli impianti sta distruggendo il turismo e l’agricoltura creando allarme sociale tra i cittadini preoccupati per la propria salute soprattutto tra Rende e Cosenza
COSENZA – Gli impianti di depurazione in Calabria continuano a funzionare male. “Non hanno sortito alcun effetto né le campagne di Goletta Verde sulla salute dei nostri mari né tantomeno i richiami e le condanne dell’Unione Europea rispetto al mancato adeguamento degli impianti di trattamento dei reflui fognari che compromette la qualità dei mari in Calabria, danneggiando la stagione turistica e cogliendo la nostra regione, sistematicamente impreparata. Eppure, – afferma il consigliere regionale di Forza Italia Alessandro Nicolò – bastava semplicemente programmare per tempo gli interventi necessari per evitare le ‘vergogne’ emerse dai campionamenti e controlli effettuati in diverse aree della regione.
MARE, TURISMO E (MALA)DEPURAZIONE
Lo avevamo segnalato per tempo anche l’anno scorso ma non sembra che il 2018 abbia un trend diverso. I dati parlano chiaro: su 22 punti monitorati in prossimità di foci di fiumare e torrenti, ben 15 risultano inidonei e la presenza di cariche batteriche oltrepassa i limiti imposti dalla legge. Si naviga a vista e latita una pianificazione del Governo regionale in grado di superare croniche deficienze e strutturali criticità. Dall’insediamento, quali interventi hanno promosso Oliverio e la sua Giunta per rimuovere le tante, troppe emergenze denunciate? A nulla sono servite le diverse interrogazioni che abbiamo prodotto in ordine al rischio di balneazione e al sistema di depurazione in Calabria: la risposta agli appelli è stata solo quella di ‘allungare’ il lungo elenco di omissioni, ritardi ed inadempienze che fanno arretrare ancora di più la nostra regione rispetto ad una domanda turistica che diversamente, avrebbe potuto raggiungere, risultati apprezzabili.
I dati documentano inequivocabilmente la presenza di scarichi illegali, di depuratori mal funzionanti e l’inadeguatezza del sistema infrastrutturale. Diversi punti disseminati in tutte le province del territorio regionale risultano interessati ed alcuni sono giudicati fortemente inquinati: specie nel Vibonese dove 5 punti su 6 sono stati bocciati e persino in piena Area Marina protetta, a Crotone, sussistono ancora gravi problemi. Non va meglio nel comprensorio cosentino né tantomeno nella provincia di Reggio, dove la metà dei siti monitorati sono stati giudicati fortemente inquinati, trattandosi peraltro, in molti casi, anche di zone centralissime e fortemente attrattive dal punto di vista paesaggistico-ambientale.
Tuttavia lo stato del nostro del mare, – continua l’esponente politico del partito di Giorgia Meloni – sconta anche il prezzo di una gestione fallimentare della depurazione, aggravata da comportamenti poco ispirati al senso civico e al rispetto delle regole come: allacci abusivi e scarichi illegali che, immettendo direttamente a mare, pregiudicano la salute delle acque e lo stesso comparto turistico, vero jolly del rilancio produttivo, commerciale e d’immagine per la nostra regione.
Come si fa a parlare di promozione e valorizzazione del territorio se poi non si riesce a garantire neppure i servizi minimi? Al coro di protesta dei nostri concittadini si aggiungono le lamentele dei visitatori e degli operatori del comparto sempre più sfiduciati. Pertanto, conclude Nicolò, non si può pensare di scaricare sui Comuni, che peraltro sono già in affanno dal punto di vista della disponibilità delle risorse economiche, l’onerosa gestione degli impianti. Basta con gli interventi in emergenza! Si auspica che da subito si lavori ad una programmazione tempestiva e integrata, unico percorso in grado di garantire, ci auguriamo almeno per il 2019, il risultato del buon ed efficiente funzionamento della depurazione in Calabria”.
LA SITUAZIONE A COSENZA E A RENDE
Una situazione di problematicità che è stata denunciata anche per Rende e Cosenza dal portavoce del Movimento 5 Stelle Alessandro Melicchio, eletto alla Camera dei Deputati e dal Consigliere Comunale di Rende Domenico Miceli che tornano ad affrontare la questione depurazione: “Lo stato della depurazione in tutta la Calabria è ormai critica. E’ vergognoso in particolare, per quanto riguarda l’area urbana cosentina, il disastro prodotto dalla gestione partitica del Consorzio Vallecrati e del dipartimento regionale preposto, e la responsabilità non può che ricadere sui Sindaci di Cosenza e Rende e sul governatore Oliverio”.
Il parlamentare Melicchio sottolinea che “i dati del monitoraggio svolto lungo le coste calabresi da Goletta Verde tra il 10 e il 13 luglio sono impietosi. I tecnici di Legambiente rilevano un forte inquinamento alla foce del Crati”. Giova ricordare che il depuratore consortile Valle Crati del capoluogo Cosenza e della città di Rende, sito in località Coda di volpe, scaricava liquami e fanghi direttamene nel Fiume Crati, il più lungo della Calabria.
Per come accertato dall’inchiesta dei Carabinieri Forestali del Colonnello Giorgio Borrelli: ben 141 casi di sversamento illecito in soli due mesi, attività che, stando alle risultanze del Procuratore della Repubblica Dott. Spagnuolo e del Procuratore Aggiunto Dott.ssa Manzini, venivano realizzate secondo precise direttive impartite agli operai addetti alla manutenzione. Ma gli interventi previsti su Rende – continua il deputato Melicchio – parlano di un avvio dei lavori solo nel dicembre 2019 e di un’uscita prevista dalla procedura d’infrazione a cui ci condanna l’Europa nel giugno del 2023”.
LA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA A RENDE
Il consigliere Miceli rincara la dose: “Sulla depurazione il Consorzio Vallecrati ha fallito e il Sindaco Manna, che fa parte a pieno titolo, membro di diritto , del cda, deve prenderne atto e assumersi le relative responsabilità, perché le decisioni prese dal Consorzio, molte delle quali incomprensibili, per estensione sono proprie anche della sua amministrazione. Se il Consorzio non è in grado di far funzionare l’impianto di depurazione sito nel Comune di Rende, il Consorzio va sciolto immediatamente.
Tutelare il territorio del Comune di Rende e non solo quello visto che il Crati attraversa molti altri Comuni, è obiettivo primario del Movimento 5 Stelle. Se la gestione consortile non cambia, a partire dal suo presidente, meglio porre fine alla sua esistenza e renderci autonomi per quel che riguarda la depurazione delle acque che, precisiamo, deve essere gestita dal pubblico e non dai privati.”
I due portavoce del M5S segnalano infine “come la disponibilità finanziaria per poter uscire dalle procedure di infrazione europea sia a disposizione degli amministratori fin dal 2012, con la delibera Cipe n.60, ma l’incapacità prettamente politica di (mala)gestione della depurazione ci ha condotti fin qui”. “Saremo presenti alla manifestazione di domani Mercoledì 25 Luglio a partire dalle 17:00 davanti ai cancelli del depuratore consortile di Rende – concludono Melicchio e Miceli – e verificheremo le informazioni divulgate dai membri dei Comitati per quanto riguarda i vincoli propri di quelle aree dov’è previsto il potenziamento del depuratore”.
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