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L’incantevole spettacolo delle Grotte di Sant’Angelo (FOTO)

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L’incantevole spettacolo delle Grotte di Sant’Angelo (FOTO)

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Grotte SantAngelo Cassano 16

A Cassano allo Ionio un indimenticabile viaggio nel cuore della terra tra stalattiti e stalagmiti

 

CASSANO ALLO IONIO (CS) – Una vera e propria meraviglia della natura nel centro storico di Cassano allo Ionio. Le Grotte di Sant’Angelo fanno parte del complesso delle 28 grotte presenti nel popoloso Comune dell’Alto Ionio cosentino. Il tracciato attualmente percorribile è un incantevole viaggio nel neolitico tra stalattiti e stalagmiti alla scoperta della storia delle rocce tra le più datate della Calabria. Oltre alla visita è possibile anche addentrarsi negli anfratti grazie ai tour speleologici organizzati dai ragazzi che oggi gestiscono il servizio in collaborazione con il Comune di Cassano allo Ionio che finora ha accolto ben 7mila visitatori l’anno. Le Grotte di Sant’Angelo sono infatti aperte durante tutte le stagioni: da giugno a settembre (09:00/13:00 e 15:00/19:00 tutti i giorni tranne il lunedì) e da ottobre a maggio (09:00/14:00 dal lunedì al venerdì, mentre al pomeriggio e nei festivi solo su prenotazione).

 

L’UNICO ABITANTE DELLE GROTTE

Il Monte San Marco le cui viscere ospitano le grotte si ipotizza sia presente da  227 milioni di anni. Al suo interno è stata realizzata a partire dal 1800 una miniera formatasi nel pliocene (fra gli 8 e i 2 milioni di anni fa) dall’evaporazione dell’acqua sulla roccia trasformando con il tempo il sale in gesso. Quest’ultimo veniva prelevato dalle ‘pareti’ della Sala delle Nevi dove oggi sono presenti cristalli di carbonato di calcio e magnesio di calcio di un particolare colore bianco. La montagna è stata scavata nei secoli dall’acqua piovana creando il magico gioco di stalattiti e stalagmiti che crescono di un millimetro l’anno con il calcare che si forma percolando. Dopo milioni di anni le due formazioni rocciose si uniscono in un unico blocco creando le ‘colonne’. Bizzarre le forme generate dalla calcificazione dei minerali. Passeggiando è possibile ammirare infatti un grande leone marino o un enorme biscotto ricoperto da cioccolato in pietra. In più nelle pozze d’acqua originate dal gocciolamento vive l’abitante più antico delle Grotte di Sant’Angelo: un  gamberetto microscopico e cieco.

 

LE GROTTE PROTEGGONO CASSANO DAI TERREMOTI

La Sala del Caos testimonia come le grotte fungano da valvola di sfogo per i movimenti tellurici. Cassano allo Ionio infatti non ha mai subito un terremoto con danni alle abitazione nel corso della sua storia, la forza massima del sisma si disperde nel reticolo sotterraneo di grotte. Diversi milioni di anni fa, verosimilmente durante un potente terremoto si sono staccati dei massi megalitici dal tetto e sono stati disposti dalla natura in modo casuale come è possibile ammirare nella Sala del Caos. Il fiume di acqua sulfurea che attraversa le grotte scorreva libero, con la frattura che si è creata, il corso d’acqua è ora a una profondità sotterranea di diversi metri e continua a scolpire la roccia. Nella miniera si trova l’ossidiana una pietra nera che nasce dall’incontro dell’acqua con la lava e veniva principalmente usata per creare lance e armi.   

 

DALLE ORIGINI FINO AI TEMPI NOSTRI

 

Nell’ingresso naturale delle grotte l’uomo preistorico si ritrovava per momenti conviviali, ma non vi abitava. L’interno della grotta era infatti un luogo impenetrabile. Le insenature erano usate come un immenso cimitero. Il defunto veniva seppellito in maniera fetale perché la morte veniva concepita come rinascita e ritorno alla vita. A testimoniarlo è la necropoli ritrovata a 10 metri di profondità, risalente a 4.500 anni prima di Cristo scoperta, nel corso dei recenti scavi che hanno consentito il recupero di diversi reperti neolitici che sono ora esposti proprio all’interno della grotta in cui sono stati rinvenuti. Qui si possono osservare oltre alle ceramiche anche i resti di animali preistorici. Tra questi un orso vissuto in Calabria fino all’ultima glaciazione che si estinse per un problema mandibolare. Si trova nelle grotte che usava per rifugio in quanto luogo ideale per trascorrere il letargo con ambienti larghi e l’acqua che scorreva. Per ora però il progetto curato dall’archeologo preistorico Felice La Rocca, presidente del Centro Regionale Speleologia Calabrese Enzo Dei Medici, è stato interrotto per esaurimento dei fondi stanziati. L’idea però sarebbe quella di creare un museo in loco in cui venga esposto tutto il materiale rinvenuto.

 

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