Archivio Storico News
Truffa all’Inps, i familiari difendono Caravetta: «non è fuggito, tornerà»
COSENZA – Nessuna fuga. Il clamore suscitato dall’irreperibilità di Antonio Carmine Caravetta, il consigliere proviciale, sospeso dall’Udc, per il suo coinvlgimento nell’inchiesta “Senza Terra”, non piace ai familiari dell’esponente politico coriglianese, destinatario di un provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari, emesso dal gip del Tribunale di Rossano, Letizia Benigno, su richiesta della Procura della Repubblica jonica. Nella voluminosa aordinanza, carica di atti d’accusa contro l’organizzazione delinquenziale, dedita alla truffa di 11 milioni di euro, perpetrata ai danni dell’Inps, si prefigura, proprio in Caravetta, il ruolo chiave di “mente” della truffa. La famiglia dell’esponente politico coriglianese, fa scudo attorno al suo congiunto e lo difende a spada tratta, annunciando azioni giudiziarie contro quegli esponenti della carta stampata che, nella stesura dei loro articoli, hanno scritto fatti non veritieri su Caravetta. A cominciare da quella sua fuga volontaria, per evitare il tintinnio delle manette. «Nessuna fuga – gridano con forza. Caravetta non è scappato, è all’estero, ma non perchè è fuggito, ma solo perchè quel viaggio oltre i confini nazionali, l’aveva programmato da tempo». La famiglia del politico non accenna al luogo dove Caravetta si troverebbe, anche se, le voci dei soliti ben informati, lo vogliono in Brasile. I familiari di Caravetta, fra le altre cose, si sono affidati all’avvocato Giovanni Zagarese, del foro di Rossano, per perorare la causa del loro congiunto. Dunque allo stato Caravetta non è un latitante, qualora non ritornasse in tempo per l’atto di notifica del provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari, lo diventerebbe. La legge è chiara. Ha tempo quindici giorni. Dall’operazione sono già passati cinque giorni, all’ex Udc ne rimangono ancora nove per mettere piede sul territorio nazionale e chiarire la sua posizione con la magistratura, prima che la sua posizione si aggravi. L’avvocato dii fiducia di Caravetta, assicura che il suo cliente, tornerà. Sul fronte dell’inchiesta, intanto, le altre persne finite in manette, lo ricordiamo sono in tutto 15, hanno comiciato a sfilare davanti al gip Letizia Benigno per rendere dichiarazioni sul loro ruolo. Ieri è stata la volta di Luciano Campilongo, coordinatore della Uil (Rossano-Corigliano). Il sindacalista, difeso dall’avvocato Giuseppe Tagliaferro, davanti al gip ha negato ogni suo coinvolgimento, ribadendo la sua totale estraneità dagli atti d’accusa. L’avvocato del sindacalista, al termine dell’interrogatorio del suo cliente ha avanzato al gip l’istanza di scarcerazione, con richiesta di sostituzionedella misura cautelare con una formula meno restrittiva. Dopo il coordinatore della Uil, è stata la volta di Cosimo Gencarelli, inserito nell’elenco delle persone coinvolte nell “cricca” dei falsi braccianti agricoli. Dagliatti dell’inchiesta, risulta che Gencarelli, è l’amministratore di una delle cooperative travvolte dal terremoto giudiziario. Nel corso dell’interrogatorio, l’uomo, difeso dall’avvocato Antonio Pucci, s’è avalso della facoltà di non rispondere. Il suo legale di fiducia, considerando esagerata la misura restrittiva a carico di Cosimo Gencarelli e ritenendo, oltremodo, deboli le accuse a suo carico, ha chiesto al gip la revoca della misura cautelare e la concessione della libertà. Da amnienti investigativi, intanto emerge che il comando provinciale della guardia di finanza di Cosenza, diretto dal colonnello Giosuè Colella, sta ancora indagando su altre ipotesi accusatorie, per le quali potrebbero esserci presto ulteriori novità. L’Epas di Roma, intanto, appresa la notizia del coinvolgimento nell’inchiesta di tutti i suoi tesserati nel coriglianese, ha immediatamento sospesi tutti, anticipando l’intenzione, in sede di dibattimento di costituirsi parte civile, per ottenere il risarcimento dei danni morali e materiali commessi ai danni del patronato.



Social