Impegni (ovviamente) saltati oggi, per il governatore calabrese Oliverio che era atteso alla giornata, incentrata sul tema della Trasparenza e sulla connessa Responsabilità
CATANZARO – La “trasparenza” il tema al centro dell’iniziativa che era programmata per oggi, alla cittadella regionale, nel corso della quale Oliverio avrebbe dovuto portare il suo messaggio e i suoi saluti. Invece l’opera di trasparenza sembra l’abbiano fatta alla Dda di Catanzaro che questa mattina ha notificato un obbligo di dimora al presidente della Giunta Regionale regionale calabrese.
Iniziativa in programma alle 14, su temi assai importanti tra cui la “trasparenza nelle attività amministrative” oppure “Trasparenza e responsabilità”. Ma è saltato tutto, perchè Oliverio stamattina, indagato per abuso d’ufficio, è stato raggiunto da una misura cautelare per abuso d’ufficio. Per lui la Dda di Catanzaro aveva chiesto gli arresti domiciliari; richiesta non accolta dal gip Pietro Carè.
Stessa misura per l’ex primo cittadino di Pedace, Marco Oliverio e arresto per il noto imprenditore Giorgio Barbieri, già finito nella rete degli inquirenti per i suoi presunti rapporti con il clan del “Re del Pesce”, la cosca Muto di Cetraro. Infatti l’indagine ruoterebbe su due appalti: uno sul tirreno cosentino, e l’altro relativo agli impianti sciistici di Lorica.
Di trasparenza dunque, avrebbe dovuto parlare oggi Oliverio, accusato di abuso d’ufficio aggravato dal metodo mafioso, accusa con la quale è stato disposto l’obbligo di dimora per lui nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che vede indagati anche altri funzionari regionali, nei confronti dei quali sono stati emessi provvedimenti di sospensione dai ruoli e dagli incarichi.
Ricapitolando dei sedici soggetti coinvolti, Oliverio governatore e Oliverio ex sindaco, sono stati raggiunti dall’obbligo di dimora; per Giorgio Barbieri la misura è quella della detenzione in carcere e poi 6 persone sono finite ai domiciliari e altre sette, sono state raggiunte da misure interdittive. I reati ipotizzati a vario titolo sono falso, corruzione e frode in pubbliche forniture.
Appresa la notizia, è intervenuto in merito all’inchiesta il presidente della Commissione Parlamentare Nicola Morra, che ha chiesto le dimissioni del presidente Oliverio.
Chi sono gli indagati
In carcere:
Giorgio Ottavio Barbieri, 42 anni
Ai domiciliari:
Vincenzo De Caro, 66 anni
Gianluca Guarnaccia, 43 anni
Carmine Guido, 58 anni
Marco Trozzo, 46 anni
Francesco Tucci, 63 anni
Luigi Zinno, 64 anni
Obbligo di dimora:
Gerardo Mario Oliverio, 65 anni
Marco Oliverio, 44 anni
Sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio per:
Rosaria Guzzo, 63 anni
Pasquale Latella, 54 anni
Damiano Francesco Mele, 52 anni
Paola Rizzo, 49 anni
Divieto temporaneo di esercizio di attività professionale e/o di impresa per:
Carlo Cittadini, 43 anni
Ettore Della Fazia, 58 anni
Gianbattista Falvo, 62 anni
L’operazione “LANDE DESOLATE”
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Le attività investigative nell’ambito della operazione convenzionalmente denominata “Lande Desolate”, condotte con l’ausilio di articolate indagini tecniche e rilevamenti aerofotografici, hanno consentito di ricostruire e riscontrare documentalmente plurime violazioni e irregolarita’ nella gestione e conduzione degli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di scalea e degli impianti sciistici di lorica, nonche’ nella successiva fase di erogazione di finanziamenti pubblici.
Pubblici ufficiali asserviti a Barbieri
In particolare, le investigazioni, basate su una copiosa attivita’ di riscontro documentale e sui luoghi di cantiere, hanno fatto emergere il completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria, alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori ovvero l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti.
Barbieri avrebbe corrotto pubblici funzionari
Emblematica la spregiudicatezza che caratterizzava l’agire dell’imprenditore romano, spinta al punto di porre in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari, finalizzate al compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistenti in una compiacente attivita’ di controllo sui lavori in corso, nell’agevolare il pagamento di somme non spettanti ovvero nel riconoscimento di opere complementari prive dei requisti previsti dal codice degli appalti oltre al mancato utilizzo di capitali propri dell’impresa appaltatrice in totale spregio degli obblighi previsti dai bandi di gara.
Complessivamente, le attivita’ hanno evidenziato come l’imprenditore romano, nei confronti del quale è stata, altresì, addebitata l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, abbia impegnato poche decine di migliaia di euro a fronte di diversi milioni di euro previsti dai bandi di gara, circostanza ampiamente conosciuta ed avallata dai soggetti preposti al controllo e all’erogazione delle somme, nonche’ dalle figure politiche coinvolte.
Le indagini hanno fatto luce su un diffuso sistema illecito che, attraverso la reiterata commissione di falsi, abusi e atti corruttivi, ha compromesso il corretto impiego delle risorse pubbliche non consentendo lo sviluppo e la crescita del territorio, l’elevazione del livello dei servizi resi al cittadino e costituendo, di fatto, un ostacolo alla realizzazione del potenziale di crescita che il territorio e’ in grado di esprimere.
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