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Operazione Alarico, la droga in carcere nascosta nella bocca

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Spaccio di stupefacenti, reati di favoreggiamento, reati contro il patrimonio, reati in materia di armi e reati in spendita di monete contraffatte. I numeri sono 56 destinatari di misure cautelari con 400 capi di imputazioni

 

COSENZA – “Alarico” nella città vecchia nascondeva un tesoro “ricco e pericoloso” che l’Arma e la magistratura hanno deciso di sradicare. Un duro colpo al mondo dello spaccio, una “pulizia” di piazze e spacciatori, in particolar modo minori, per difendere e tutelare la comunità da un male che ramifica in fretta e strozza la vita. Stroncato dunque un giro di cessioni di droga di vario tipo tra i minorenni, un giro di spendita di banconote false, la scoperta di bande dedite ai furti e di compagni di merenda nelle rapine per pagare debiti di droga. 57 le misure cautelari, suddivise in 21 in carcere, 26 agli arresti domiciliari e 10 sottoposti all’obbligo di presentazione all’Autorità giudiziaria e una serie di persone denunciate a piede libero. Fondamentali gli assuntori sentiti come testimoni

Nella conferenza stampa un resoconto dettagliato ha illustrato l’attività portata avanti in due anni dai militari dell’Arma della stazione di Cosenza Principale prima al comando del luogotenente Pantano poi seguita con il nuovo comandante Renato Morrone su delega della Procura della Repubblica di Cosenza con la supervisione del Procuratore capo Mario Spagnuolo e il sostituto Giuseppe Cozzolino titolare dell’indagine.

Al tavolo ad illustrare l’operazione Il Procuratore Capo Spagnuolo, il sostituto Cozzolino, il colonnello del comando provinciale dell’Arma Piero Sutera, il comandante della compagnia di Cosenza Merola e il comandante della stazione cittadina che ha portato avanti le indagini Morrone. Una attività che ha visto coinvolti 500 militari nell’hinterland cosentino che hanno bussato a 56 porte di altrettante abitazioni, sequestrando stupefacente ed altra documentazione che non chiude le indagini ma potrebbe portare a nuovi filoni investigativi.

Da sinistra il comandante della stazione di Cosenza Principale Renato Morrone, il sostituto Procuratore Giuseppe Cozzolino, il Procuratore capo Mario Spagnuolo, il tenente colonnello Piero Sutera, il capitano Merola

 

Spagnuolo: Spacciatori minori e mamme che chiedono aiuto, la società si ribella

«La caratteristica di queste indagini vedrebbe la presenza non solo di assuntori minorenni ma di spacciatori minorenni – dichiara il Procuratore Capo in apertura di conferenza stampa -. Abbiamo lavorato in strettissima sinergia con la Procura dei minori che stamattina ha eseguito tramite carabinieri una serie di misure cautelari. Insieme, dunque, con sinergia importante e vincente che non è mancata con la Procura distrettuale, grazie alla quale abbiamo potuto ascoltare una serie di collaboratori di giustizia che ci hanno fornito elementi importanti e decisivi per ricostruire la rete di spaccio. Questo lavoro di grande silenzio che continua a costruire una rete di lavori, di fattiva collaborazione tra gli uffici giudiziari, io sono certo che porterà in futuro ad altri ulteriori risultati. Grande collaborazione. Un sociale drammatico con le mamme che venivano a chiedere di arrestare i figli perché non ce la facevano più. Conclusione: il sostituto procuratore Cozzolino, veterano in questo tipo di attività, che ha condotto le indagini e l’Arma vi parleranno dell’impegno profuso anche in sede di esecuzione; un impegno assolutamente importante».

«Il problema sta diventando sociale perché qui c’è una lacerazione all’interno della collettività, del nostro gruppo sociale propinato dall’uso illegale e dallo spaccio di sostanze stupefacenti che attraversa tutte le componenti del gruppo sociale – continua a parlare Spagnuolo – . Poi c’è la media – alta borghesia, che riesce a trovare i suoi ammortizzatori per evitare che il dramma sfoci e ci si presenti davanti a noi. C’è chi invece non ha queste possibilità economiche e presenta tutto il suo dramma nell’ambito del procedimento penale. Stiamo facendo alcune cose: una collaborazione importante tra la Procura della Repubblica, il Serd e il gruppo Diocesano di ascolto per portare avanti attività di formazione per gli insegnanti che sappiano capire il disagio. Questo è un lavoro che stiamo portando avanti da un anno e mezzo, che sta producendo una serie di risultati: qualcuno si deve prendere carico all’interno della società e delle istituzioni, seriamente e concretamente del problema della prevenzione. Se non si opera in prevenzione le nostre indagini saranno soltanto una goccia nel mare. A questa ne seguiranno altre senza che il problema venga risolto.

Questo appello lo faccio anche alla stampa che può svolgere un ruolo importante – conclude Spagnuolo – . Qui non siamo più in presenza dell’atteggiamento paternalistico per cui il sabato sera è assolutamente legittimo fare una serie di cose: nella zona delle movida non si può passare tanto del cattivo odore che c’è e delle siringhe ritrovate il giorno dopo. Non si tratta più di dire tutto sommato è un fatto di ragazzini. Il problema è serio ed estremamente grave e lo dico da cosentino e da padre di famiglia e da Procuratore della Repubblica»

Il sostituto Procuratore Giuseppe Cozzolino ringrazia l’Arma, il colonnello Sutera e chi ha consentito di arrivare a questi risultati. In particolare ai militare della stazione di Cosenza Principale dall’ex comandante Pantano al nuovo cmandante Morrone al brigadiere Brigante e gli appuntati Tufaro e Cimino. «Queste cinque persone hanno vissuto con me a stretto contatto per due anni, giorno e notte e grazie a loro che l’ufficio di Procura è riuscito a raggiungere questi risultati perché se in una indagine non c’è una polizia giudiziaria che crede nell’indagine ed è disposta ad impegnarsi anche e soprattutto fuori dall’orario di lavoro non si arriverà a nessun risultato

Questa è una operazione che parla da se e i numeri lo dimostrano – continua Cozzolino – . Parliamo di una attività che ha fatto emergere diverse tipologie di reato: spaccio di stupefacenti, reati di favoreggiamento, reati contro il patrimonio, reati in materia di armi e reati in spendita di monete contraffatte. I numeri sono 56 destinatari di misure cautelari con 400 capi di imputazioni. Presenza costante ed inquietante di spacciatori di età molto bassa tanta di imporre il coordinamento e la collaborazione del Tribunale dei minori.

Il dato solito che ormai emerge dalle ultime tre – quattro operazioni grosse che ha condotto l’ufficio di Procura e la varietà di sostanze stupefacenti: marijuana, hashish, cocaina, eroina. La diffusione capillare sul territorio cosentino e nei dintorni e soprattutto la diffusione tra i minorenni. E già questa singolarità si era verificata nell’operazione Mater anche con il contributo iniziale di diverse mamme che stanche di vedere i propri figli minorenni in condizione di smarrimento intellettuale hanno fatto affidamento sulle forze dell’ordine denunciando presso le stazioni dei carabinieri.

Anche per i reati contro il patrimonio abbiamo riscontrato che alcuni figli, minorenni e non, indebitati fino al collo con diversi pusher erano costretti a derubare i propri genitori per poi venderli ai vari negozi “Compro Oro” della città di Cosenza acquisire la disponibilità economica e far fronte ai debiti cospicui acquisiti nel tempo.

Altro dato acquisito è la diffusione di banconote contraffatte. Una fattispecie che non mi era mai capitato. Il canale di approvvigionamento di queste banconote da 100 e 50 euro sono due: uno è cosentino e l’altro è Napoletano, quest’ultimo ancora non delineato con certezza.

Altro dato i cinque militari sono stati capaci di sentire oltre 400 persone assuntori: quindi la difficoltà a rintracciare e persone e poi a convincerli a parlare. Molti omertosi. E’ stata secondo me la mossa determinante e vincente per portare a termine l’operazione

La droga nascosta da incensurati con la promessa di essere sostenuti economicamente se arrestati

Il ricorso sempre più frequente a soggetti per lo più incensurati da parte di soggetti pregiudicati dediti allo spaccio per custodire grossi quantitativi di sostanza stupefacente. In molte occasioni si è registrato che alcuni indagati facevano affidamento su persone insospettabili e quindi non rischiavano di subire perquisizioni e garantivano la custodia dello stupefacente. Questo nella fase fisiologica. In quella patologica subito dopo l’arresto, il soggetto che si era servito di loro, provvedeva a fornire quei mezzi di sostentamento sia in natura, abbigliamento e anche in termini economici, sia per il mantenimento in carcere del detenuto che fuori dal carcere per la famiglia.

L’esistenza di numerosi casi in cui i soggetti nonostante ristretti ai domiciliari continuavano imperterriti l’attività di spaccio nel luogo in cui dovevano scontare la condanna, utilizzandolo come base logistica per i propri affari. C’erano altri soggetti gravati di misure cautelari più grandi che continuavano a curare l’attività illecita. La stragrande maggioranza di questi soggetti è attinta da moltissimi precedenti. Il dato dimostra che vi è una incessante propensione al crimine che abbiamo ritenuto potesse essere arginata con la misura custodiale in carcere

Modalità di spaccio, individuazione della località fino ad arrivare allo spacciatore

Il colonnello Sutera ringrazia la Procura per la fiducia che quotidianamente accorda all’Arma dei carabinieri ed ha  espresso plauso a tutti quelli che hanno portato a termine l’operazione. «Spaccio di stupefacenti, porto illegale di armi clandestine, rapine, furti, spendita di monete contraffatte: per quanto riguarda lo spaccio su Cosenza e zone limitrofe sono state definite delle piazze dello spaccio dai pusher; definita una rete intricata di collegamenti tra spacciatori che potevano fornire all’assuntore la droga, qualsiasi richiesta e in qualsiasi momento della giornata; Gli episodi di spaccio documentati sono circa 400 con altrettanti assuntori che sono stati sentiti e hanno arricchito il quadro delle prove ampio con prezzi praticati, le modalità di spaccio, le località fino ad arrivare all’individuazione dello spacciatore.

Ma l’aspetto che il Procuratore sottolineava è il discorso di coinvolgimento di minorenni che figurano sia come spacciatori che come assuntori in giovanissima età. Tutto quello che è stato raccolto dimostra che molto spesso gli indagati maggiorenni si affidavano a questi tre pusher non soltanto per l’attività di smercio delle dosi su strada, ma anche per il trasporto di grossi quantitativi, di confezionamento. La detenzione: il tentativo era quello di eludere le forze dell’ordine cercando di scaricare le responsabilità su questi giovani che purtroppo dobbiamo considerare parte integrante di questo ambito criminale.

Altro dato fondamentale l’apporto particolarmente apprezzato e utili delle donne –  mamme coraggio che hanno ritenuto di varcare il cancello della Grippo e parlare con i militari della stazione anche per denunciare gli aspetti che sono intimi e familiari pur di cercare di salvare i propri figli dal mondo della droga e così facendo hanno salvato anche molti altri giovani assuntori. Altro dato che va rilevato è quanto emerso da alcune intercettazioni per lo stratagemma utilizzato per fare entrare la droga all’interno degli istituti penitenziari, in un passaggio di alcune intercettazioni è stato percepito che attraverso mogli, compagne e familiari riuscivano ad introdurre la sostanza stupefacente occultata all’interno della bocca e passata in tanti colloqui ai familiari ristretti. E’ un dato che dimostrata la capillarità della diffusione della droga anche all’interno dell’istituto penitenziario.

L’aspetto della disponibilità dell’arma da fuoco. Armi che sono state individuate e sequestrata nell’ambito di servizi di controllo. E’ stata sequestrata una pistola con matricola abrasa e munizionamento; un fucile calibro 12, anche questo punzonato. Nelle intercettazioni si percepiva la presenza di pistole semiautomatiche a disposizione degli indagati per costituire una forma di sicurezza nei confronti dei circuiti elettorali verso cui andavano ad approcciarsi ma anche un modo per regolare alcuni conti all’interno della malavita.

Rapina e furti

I reati contro il patrimonio: è stata riscontrata una rapina ai danni di un supermercato di Cosenza compiuta da due soggetti travisati armati di persona; è stato individuato un gruppo di persone che come si diceva si dedicava in modo stabile ai furti in abitazione, reati percepiti e subiti sulla pelle dei cittadini. La spendita delle monete contraffatte sicuramente saranno sviluppate altre attività investigative “uno degli indagati dice sono andato a Napoli ho preso ben 7 mila euro falsi a fronte di un pagamento di 350 euro: 7 mila euro utilizzati per immetterli all’interno del circuito della provincia cosentina e molto spesso abbiamo percepito che molti negozianti sono stati toccati da questo fenomeno e devo dire che anche in questo caso abbiamo apprezzato la collaborazione dei titolari degli esercizi che hanno denunciato.

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