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Scioglimento legittimo, Papasso: «Prendo atto della sentenza ed a testa alta vado avanti»

papasso gianni blu

«Continuiamo a ribadire che si tratta di una grande e grave ingiustizia. Il clima di assoluto giustizialismo certamente non ci ha aiutati»

 

CASSANO ALL’IONIO – Il Consiglio di Stato ha dimostrato di aver sciolto un’amministrazione malsana che avrebbe favorito l’infiltrazione mafiosa.

Lo dice il collegio composto da Franco Frattini, Presidente, estensore, Pierfrancesco Ungari, Raffaello Sestini, Ezio Fedullo e Umberto Maiello consiglieri, ha respinto l’appello presentato dall’ex sindaco Gianni Papasso insieme ai consiglieri comunali Filena Alfano, Antonio Clausi, Elisa Fasanella, Francesco Giardini, Giuseppe Graziadio, Felicia Laurito, Antonio Lonigro, Antonio Martucci, Lino Notaristefano, Gaetano Scarano, e agli assessori Ercole Cimbalo, Rossella Iuele, Alessandra Oriolo e Angela Salmena, contro la presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Interni, Prefettura di Cosenza e nei confronti del Comune di Cassano per l’annullamento del decreto del Presidente della Repubblica che ha sancito, nel novembre 2017, lo scioglimento degli organi elettivi del Comune per infiltrazione mafiosa.

Interviene l’ex sindaco, Gianni Papasso, per commentare la decisione: «Come era assolutamente prevedibile il Consiglio di Stato ha rigettato il nostro ricorso avverso la sentenza del Tar Lazio, che confermava lo scioglimento del Consiglio comunale. Dopo i pronunciamenti dello stesso Organo Giudiziario, riguardanti i comuni di Lamezia Terme e di Marina di Gioiosa Jonica, era difficilissimo ottenere un pronunciamento positivo.

Si trattava, quindi, di un’impresa assai difficile anche in considerazione del fatto che i comuni reintegrati   a seguito di sentenze del Consiglio di Stato sono stati pochissimi. La sentenza valorizza in maniera estrema la relazione di accesso agli atti e la conseguente relazione del Prefetto. Anche il Consiglio di Stato si è rifugiato, quindi, nel “principio della prevenzione”».

Per Papasso a nulla sarebbero valse le dettagliate spiegazioni «Che rappresentano assolute verità sui punti individuati dalla commissione di accesso». Papasso non è per niente cauto, definisce “macroscopici falsi”: «Punti estremamente e volutamente gonfiati secondo Papasso –  alcuni dei quali contengono vistosi e macroscopici falsi, per rappresentare una situazione amministrativa particolare e per pervenire allo scioglimento del consiglio».

 

«Continuiamo a ribadire, quindi, che si è trattato e si tratta di una grande e grave ingiustizia. Oltretutto, il clima di assoluto giustizialismo che imperversa nel Paese, certamente non ci ha aiutati nella difficile impresa. Abbiamo presentato ricorso avverso la sentenza del Tar per spiegare le nostre ragioni e le nostre verità, per difendere la nostra azione amministrativa. L’abbiamo fatto, soprattutto, per difendere sino in fondo Cassano e la sua cittadinanza da un eccesso di criminalizzazione. Oltretutto, i risultati dello scioglimento sono sotto gli occhi di tutti e testimoniano la morte civica e civile della nostra amata comunità».

«Lo scioglimento del consiglio ha prodotto un effetto devastante che sconteremo per moltissimi anni. Al di là del risultato, un forte e sentito ringraziamento al prof. Franco Gaetano Scoca ed agli Avvocati Vittorio Cavalcanti e Antonio Senatore per l’impegno e la professionalità profusi. Prendo atto della la sentenza, che assolutamente non condivido e che rispetterò, per il senso di dovere e di rispetto che ho sempre dimostrato nei confronti delle istituzioni democratiche.

Naturalmente, andrò avanti per la mia strada ed a testa alta, convinto di avere fatto, pienamente e nel rispetto delle leggi e delle norme, il mio dovere e di avere la coscienza estremamente pulita.

La battaglia contro l’ingiustizia andrà avanti, nei modi e nelle forme opportune, non solo per difendere me stesso, ma per l’affermazione del principio che una amministrazione democraticamente eletta va combattuta e sconfitta nelle urne e non con trappole, tranelli, infamie, calunnie e ingiustizie».

 

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