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Di Maio fa irritare il PD. Presenta 20 punti irrinunciabili “o sono nel programma o si vota”

Italia

Di Maio fa irritare il PD. Presenta 20 punti irrinunciabili “o sono nel programma o si vota”

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Torna in salita l’accordo per la nascita del nuovo governo giallorosso. Il leader del Movimento 5 Stelle, al termine dell’incontro con Conte “abbiamo presentato 20 punti irrinunciabili. O entrano nel programma o meglio andare al voto. E sull’immigrazione porta in faccia al PD “non aboliamo i decreti sicurezza”. L’ira dei Dem “se i 5 stelle hanno cambiato idea lo dicano”

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ROMA – Il premier incaricato Giuseppe Conte ha chiuso le consultazioni per provare a formare il nuovo esecutivo. E dopo l’ultimo, terminato con i rappresentanti del movimento 5 Stelle, ecco che l’accordo con i Dem torna a farsi difficile. Il motivo? Le parole pronunciate da Luigi Di Maio al termine dell’incontro, che hanno rimesso in discussione l’accordo, sopratutto dopo il diktat al PD con la presentazione di 20 punti definiti irrinunciabili o entrano nel programma e vengono accettati, oppure non ha senso continuare e si torni al voto… e aggiungo anche al più presto. Non guardiamo a un governo solo per vivacchiare, consideriamo alcuni dei punti del documento imprescindibili”. Da parte del M5S c’è una netta contrarietà alla patrimoniale. Il carico fiscale è anche disordinato a causa della burocrazia, e questo dovrà essere un governo pro-imprese. L’aumento dell’Iva va bloccato”.  

Di Maio è tornato anche a rivendicare il posto da vicepremier che invece i Dem vorrebbero per loro dopo l’investitura di Giuseppe Conte abbiamo espresso il nostro sconcerto per il surreale dibattito sugli incarichi. Era prevedibile il totoministri sui media, con nomi di fantasia, ma non troviamo sano che questo dibattito contagi anche le forze politiche. Abbiamo rivolto gli auguri a Conte che il M5S ha sempre considerato super partes e che abbiamo fortemente voluto. Ho già rinunciato già due volte alla possibilità di essere presidente del Consiglio. Si parla di ambiente, altro punto cruciale “non è uno slogan o un like ai post di Greta Thunberg. Se vogliamo parlare di ambiente allora chiudiamo le centrali a carbone entro il 2025. Vogliamo che non si realizzino nuovo inceneritori e che si chiudano quelli esistenti e chi si fermino le trivellazioni petrolifere nel nostro splendido mare. Per rifiuti noi intendiamo puntare su una riduzione all’origine e vogliano una legge contro l’obsolescenza programmata“.

 

 

Ai governatori del Nord sull’autonomia differenziata: “abbiamo detto al presidente che bisogna continuare le legittime richieste di autonomia differenziata per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna“. Poi l’affondo sui decreti sicurezza che il PD vorrebbe subito cancellare e che invece per i 5 Stelle non si toccano “non ha alcun senso parlare di modifiche ai decreti sicurezza, vanno assolutamente tenute in considerazione le osservazioni del capo dello Stato, ma senza volerne rivedere la ratio e le linee di principio”.

L’ira del PD “ultimatum irricevibili”

Non si è fatta attendere la reazione dei Dem. Matteo Orfini: “un governo che difende la ratio del dl sicurezza è un governo al quale vota la fiducia Salvini. Non il Pd. Per Maria Elena Boschi “I dati ISTAT di oggi dicono che il PIL è diventato negativo con il governo gialloverde. Noi vogliamo evitare recessione e aumento IVA. Ma proprio per questo gli ultimatum e le minacce di Di Maio sono irricevibili”. Di comportamento incomprensibile, che non ci fa cambiare linea e posizione rispetto all’incontro con Conte, ha parlato invece la vicesegretaria del PD, Paola De Micheli.

 

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