“Non c’è più tempo per aspettare”, scriveva qualche tempo fa su Facebook il ministro al Lavoro e Sviluppo economico, Luigi Di Maio sui riders che “esigono e meritano tutele”. I riders di Cosenza hanno deciso di alzare la voce
COSENZA – Sulla carta risultano lavoratori autonomi ma sono tenuti ad osservare turni e ad essere valutati con un algoritmo. I riders sono quelli che vanno da una parte all’altra delle città, in bicicletta o motorino, per effettuare consegne a domicilio. Comunemente detti ciclofattorini sono ragazzi e ragazze, ma anche adulti che fanno questo lavoro per sbarcare il lunario.
Quel decreto legge apposito promesso dal ministro Di Maio per tutti i riders, che doveva essere inserito nel decreto Crescita, è stato approvato solo successivamente con il Decreto Tutela Lavoro, ma il testo è rimasto comunque bloccato a causa della crisi di Governo; anche se Di Maio ne ha chiesto l’approvazione in via d’urgenza.
Cosa prevede? Garantire la tutela economica e normativa di alcune categorie di lavoratori particolarmente deboli tra cui i riders per i quali è prevista l’assicurazione obbligatoria Inail contro infortuni e malattie per chi porta i pasti a domicilio o fa consegne in città e su due ruote, e prende gli ordini attraverso app e piattaforme digitali. L’impresa titolare della piattaforma è tenuta a compiere tutti gli adempimenti chiesti al datore di lavoro.
La retribuzione, secondo il decreto, deve garantire un mix di cottimo e paga oraria ovvero i riders possono essere retribuiti in base alle consegne effettuate, purché in misura non prevalente. La retribuzione base oraria sarà riconosciuta a patto che, per ogni ora lavorata, il rider accetti almeno una chiamata. E ancora il ministero del Lavoro si è impegnato a costituire un osservatorio per il monitoraggio e la valutazione delle nuove norme.
I riders di Cosenza: “l’azienda apra alle nostre richieste”
“Da ormai troppo tempo sopportiamo pressioni, ritardi nei pagamenti, vere e proprie paghe da fame. A questo si aggiunge anche che non siamo in regola con le normative sanitarie vigenti. Sulla nostra pelle rischi di natura sia amministrativa che di salute. Siamo tutti dei co.co.co pagati a cottimo, al minimo umanamente accettabile. Il recente acquisto da parte di una nuova società – scrivono i riders cosentini – ha peggiorato ancora di più le nostre condizioni sfruttando le ambiguità delle condizioni contrattuali.
Nello specifico vengono imposti:
– indennità chilometrica pagata in linea d’aria (con promessa di risoluzione ma de facto rimasta come prima);
– orari di lavoro cambiati da un momento all’altro senza alcuna variazione contrattuale;
– obbligo di prestare la propria opera 4 giorni a settimana (vincolo imposto di fatto già da prima dell’acquisizione nonostante il contratto di collaborazione).
“Non abbiamo nessuna possibilità di lamentarci in merito a questa, sempre più pesante, condizione contrattuale, e quando lo facciamo ci viene impedita ogni forma di critica. Il lavoro – scrivono – è prossimo alla scadenza e si fa sempre più concreta la possibilità di non vedere rinnovato alcun contratto”.
Per questo le rivendicazioni che il collettivo di riders cosentini porta avanti sono:
– Rifiuto del lavoro a cottimo, chiediamo un pagamento fisso su base oraria;
– Di essere registrati come lavoratori dipendenti secondo il contratto trasporti e logistica;
– Rappresentanza dei lavoratori e libera azione sindacale;
– Un compenso da inserire nel contratto per l’usura dei nostri mezzi;
– Rimborsi reali del carburante e non in base ai km in linea d’aria;
– Contratto a tempo indeterminato e lavoro garantito per tutti i riders.
“Adesso non è più possibile andare avanti – scrivono – è necessario che si informi la cittadinanza e che l’azienda si apra alle nostre richieste”.
