Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Emergenza medici e dirigenti sanitari: tutti i numeri del dissesto

Calabria

Emergenza medici e dirigenti sanitari: tutti i numeri del dissesto

Pubblicato

il

ospedale medici infermieri malati

L’analisi dei dati del Conto Annuale dello Stato evidenzia che il risparmio delle Aziende sulla pelle dei medici e dirigenti sanitari porterĂ  al collasso del sistema. La mannaia dei tagli ha comportato negli anni ad una carenza nelle dotazioni organiche di circa 8mila medici, 2mila dirigenti sanitari e 36mila infermieri. Le proposte dell’Anaao Assomed per uscire dalla crisi

.

COSENZA – Oltre 1 miliardo di euro. Ăˆ questa la cifra che solo nel 2017 le Regioni e le Aziende Sanitarie hanno risparmiato tagliando la spesa per il personale sanitario, cui si aggiungono gli straordinari non retribuiti che rappresentano un regalo di 500 milioni di € generosamente elargito ogni anno dai medici e dirigenti sanitari. Un piano di risparmi fatto sulla pelle di chi lavora in sanitĂ  e anche dei cittadini. La mannaia dei tagli ha, infatti, comportato una carenza nelle dotazioni organiche di circa 8 milamedici, 2mila dirigenti sanitari e 36mila infermieri, un bancomat sfruttato in modo feroce che sta portando la sanitĂ  al tracollo. Mediamente dal 2010 al 2017 la spesa globale per il personale medico si è ridotta di circa il 10%, colpendo anche i valori pro capite delle retribuzioni: in Umbria, Marche e Toscana si rileva un valore marcatamente piĂ¹ basso rispetto alla media nazionale. Molise, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, tutte sottoposte a piani di rientro, si confermano, insieme alla Liguria, le Regioni con il maggior taglio di medici e dirigenti sanitari, un trend che, considerando la possibile perdita di 17.000 specialisti entro il 2025, per gli errori nella programmazione dei fabbisogni, farĂ  precipitare l’Italia tra gli ultimi Stati in Europa per rapporto medici/100.000 abitanti, al di sotto di Ungheria e Repubblica Ceca.

Grafico 2 medici

Sono questi in sintesi, i principali risultati dello studio Anaao Assomed (clicca qui per scaricare lo studio), che ha scandagliato i dati del Conto Annuale dello Stato in una lettura incrociata che documenta, numeri alla mano, il dissesto della sanitĂ  italiana e il punto di non ritorno ormai raggiunto.

Lo studio dimostra in cifre e numeri il rapido degrado delle condizioni di lavoro nei reparti ospedalieri e nei servizi territoriali, soprattutto nelle Regioni in piano di rientro, con l’accesso alle cure per i cittadini diventato difficile, a causa del prolungamento delle liste d’attesa misurato in semestri se non in anni. Così, in particolare al Sud, sono progressivamente peggiorati gli indici di morbilitĂ  e mortalitĂ  della popolazione, costretta all’emigrazione sanitaria per soddisfare i propri bisogni di salute. Negli ospedali i piani di lavoro, i turni di guardia e di reperibilitĂ  sono oramai coperti con crescenti difficoltĂ  e, una volta occupate le varie caselle, si incrociano le dita sperando che nessuno si ammali buttando all’aria il complicato puzzle che bisogna comporre ogni mese. Per gli operatori questo significa milioni di ore di straordinario non pagate, numero di turni notturni e festivi pro-capite in insopportabile crescita, fine settimana quasi sempre occupati tra guardie e reperibilitĂ , difficoltĂ  a poter godere perfino delle ferie maturate. Oggi la sostenibilitĂ  organizzativa ed economica degli ospedali italiani si fonda su condizioni di sfruttamento dei professionisti, inconciliabilitĂ  tra lavoro e vita familiare e sociale, burnout e malattie stress correlate.

Grafico 2 medici2

Anaao Assomed: superare il DL Calabria

Importante è sicuramente dare seguito alle promesse avanzate per la salvaguardia del SSN. La cosiddetta “Quota 10”, cioè 10 miliardi di € in tre anni di incremento del FSN, rappresenta il primo passo verso la salvezza, il livello minimo di finanziamento per affrontare le criticitĂ  emergenti. Serve anche per avviare un grande piano assunzionale il cui costo è valutabile, per i soli medici e dirigenti sanitari, in circa un miliardo di €. E’ necessario, pertanto, prevedere nella prossima Legge di Bilancio il superamento del limite posto con il DL Calabria all’incremento delle dotazioni organiche rispetto al 2018, altrimenti le Regioni in piano di rientro impiegherebbero decenni per recuperare il personale perso dal 2009 in avanti. Anche in presenza di uno sblocco largo delle assunzioni, per far fronte alla carenza attuale e futura di specialisti, devono essere rapidamente emanati i decreti attuativi della norma contenuta nell’articolo 12 del DL Calabria che permette l’assunzione a tempo determinato degli specializzandi del 4° e 5° anno con un contratto di formazione lavoro collegato a quello dell’Area della Dirigenza sanitaria. Ad oggi sono circa 9.000 i medici in formazione interessati, e rappresentano, insieme con i circa 15.000 specializzati degli ultimi tre anni, una platea adeguata per tamponare la prima ondata pensionistica che avremo entro il 2022. Il risparmio sui contratti di specializzazione, conseguente all’assunzione a tempo determinato degli specializzandi da parte delle Regioni, permetterebbe di incrementarne il numero fin dal prossimo anno ad almeno 12.000. Innescando tale circolo virtuoso si comincerebbe a rispondere alle attese dei medici intrappolati nell’imbuto formativo, destinati altrimenti ad aumentate nei prossimi anni, senza contare che l’incremento degli specializzandi e del numero dei futuri specialisti a partire dal 2023 permetterebbe di affrontare la seconda ondata di pensionamenti.

Grafico 2 medici3

Sufficiente in futuro avere un numero congruo di specialisti?

Oramai il nostro lavoro è vissuto come gravoso, difficile e perfino pericoloso a causa del rischio di denunce ed aggressioni. Un lavoro con profonde ripercussioni sulla qualitĂ  della vita familiare e sociale che non tutti si sentono di affrontare. Lo dimostrano le scelte fatte dagli specializzandi che preferiscono discipline spendibili sul mercato privato, come cardiologia, dermatologia, pediatria, oculistica, chirurgia plastica, che sono saturate giĂ  nei primi scaglioni di merito, mentre chirurgia generale o medicina di emergenza/urgenza rappresentano scelte secondarie. Indubbiamente il lavoro nel privato è meno stressante, si affronta una casistica di elezione, non critica, e garantisce un’alta remunerazione. Gli stipendi del settore pubblico, dopo 10 anni di blocco contrattuale, si sono sviliti e l’attuale dinamica contrattuale è insufficiente a garantirne un recupero in tempi brevi. Nel contempo, in Europa cresce la domanda di laureati in Medicina. La Commissione europea indica una necessitĂ  di 230 mila medici entro il 2023. I Paesi europei, verso i quali emigrano ogni anno circa 1.500 nostri laureati, assicurano una valorizzazione delle capacitĂ  professionali e retribuzioni che possono arrivare al doppio di quelle italiane.

Crisi non superabile dalle Regioni

Il Governo deve recuperare il ruolo che gli spetta perchĂ© le politiche sanitarie necessitano di una nuova stagione di centralizzazione. Non si puĂ² accettare che il fai-da-te delle Regioni e gli ostacoli alle riforme da parte di settori del mondo accademico diventino fonte di nuove diseguaglianze in ambito sanitario.

PubblicitĂ 
PubblicitĂ  .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA