Torna a crescere l’evasione fiscale in Italia. In allarme rosso anche i numeri sui contributi non versati. Un terzo dell’economia ‘in nero’ arriva dal Mezzogiorno nel quale Calabria, seguita da Campania e Sicilia, guidano la classifica del sommerso
Italiani popolo di di Santi, poeti, navigatori ed evasori fiscali. L’ultima relazione sull’evasione fiscale e contributiva allegata alla Nadef – Nota di Aggiornamento del DEF 2019 ma con i dati disponibili aggiornati al 2016 nel quale sono riportare le stime sull’ammontare del denaro sottratto ogni anno al fisco, mettono in evidenza, semmai ce ne sia bisogno, che i numeri sui contributi non dichiarati raggiungono cifre spaventose e, purtroppo, tornano a crescere passando da 89,4 a 91,8 miliardi di euro. In allarme rosso anche i numeri sui contributi non versati che salgono da da 11,6 a 11,19 miliardi. Proprio quello del lavoro sommerso è la principali piaghe che portano al mancati incasso dei contributi da parte dello Stato.
Un terzo dell’economia ‘in nero’ è prodotta dal Mezzogiorno in cui prevale la componente del lavoro irregolare. A guidare la “speciale” classifica c’è la Calabria, seguita da Campania e Sicilia, al top del sommerso in Italia. Ma il peso delle sotto-dichiarazioni fa sì che Lombardia, Lazio e Campania, con economia più pesanti, contribuiscano per più di un terzo al sommerso complessivo dell’Italia. Le stime sono di un’incidenza del sommerso, in percentuale del valore aggiunto, pari a 20,9% per la Calabria, 20% per la Campania, 19,2% per la Sicilia, 19% per il Mezzogiorno, con componente principale del sommerso dovuta al lavoro in nero, rispetto a una media italiana del sommerso al 13,8%. Il Lazio si situa al 13,13%, con una prevalenza di sotto-dichiarazioni, mentre le aree più virtuose, sotto la media nazionale, sono le province autonome di Bolzano e Trento, il Nordovest, il Nordest.
