Cosenza
Blitz “Demetra”, le frasi shock dei caporali «domani le ‘scimmie’ le mandiamo lì» – VIDEO
Persone usate, sfruttate, trattate come animali, anzi come ‘scimmie’. Così venivano chiamati i braccianti sfruttati e costretti a dissetarsi bevendo acqua lurida presa da un canale di scolo
COSENZA – Frasi raccapriccianti quelle intercettate dai finanzieri di Cosenza che questa mattina hanno eseguito sessanta misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta denominata “Demetra”. Individuati due gruppi dediti allo sfruttamento illecito della manodopera e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nella piana di Sibari.
«Domani mattina le scimmie le mandiamo lì. Restiamo 40 persone» è solo una delle frasi intercettate. Per i caporali i braccianti erano delle “scimmie” e per questo si poteva dar loro da bere l’acqua di un fosso di scolo dove venivano riempite le bottiglie: «Ai neri mancano un paio di bottiglie di acqua. Nel canale, gliele riempiamo nel canale…», dice un soggetto intercettato al telefono che chiede come dare da bere ai lavoratori. La soluzione è una bottiglia vuota da riempire nel canale. Un clima di oppressione e barbarie: il mancato arrivo degli operai nei campi, faceva scattare subito le telefonate: «Dove sono le scimmie?». I “caporali”, appartenenti al primo sodalizio criminale, 47 persone, gestivano i rapporti con le aziende e con i braccianti che guadagnavano 80 centesimi a cassetta di agrumi raccolta.
Le intercettazioni – VIDEO
Gli uomini per gli agrumi, le donne per raccogliere fragole
Tendenzialmente a questo tipo di attività lavorativa, ovvero la raccolta di agrumi, erano destinati pakistani o uomini provenienti dall’Africa, mentre per la raccolta delle fragole venivano impiegate delle donne dell’est Europa che ottenevano come compenso 28 euro al giorno, ai quali venivano detratti i costi di trasporto e vitto, nonostante le condizioni fossero comunque disumane. L’altro gruppo criminale individuato dai finanzieri, al quale appartenevano 13 soggetti, organizzava finti matrimoni per ottenere illecitamente permessi di soggiorno, con la complicità di un impiegato del comune di Corigliano Rossano, finito ai domiciliari.
FOTO – VIDEO Francesco Greco
“Abbiamo individuato oltre duecento lavoratori sfruttati e lesi nella loro dignità. Questa indagine mette fine ad una situazione di illegalità che rappresenta una vera e propria piaga sociale, ma anche economica, perché falsa la leale concorrenza tra le imprese e lede profondamente la dignità umana”. Ha dichiarato il Comandante della Guardia di Finanza di Cosenza col. Danilo Nastasi durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’inchiesta.
“Non lasciavano nulla al caso, era una vera e propria rete ben strutturata – ha poi aggiunto il ten. col. Valerio Bovenga Comandantante del Gruppo di Sibari – Questi braccianti oggi vedranno venir meno quella paga misera che avevano, ma non dimentichiamo che sono soggetti sfruttati, considerati come oggetti di proprietà dei caporali e delle aziende”.
GLI ARRESTATI
I caporali
I sub caporali
Il secondo gruppo
CGIL “prassi consolidata di sfruttamento, schiavitù e negazione dei diritti umani”
“Gli arresti di questa mattina a seguito della maxi operazione della Guardia di finanza e della Procura di Castrovillari contro il caporalato in Basilicata e Calabria,che ha portato al sequestro di 12 aziende agricole lucane e 2 calabresi, è l’ennesima riprova della presenza dilagante della illegalità nelle nostre regioni. Atti perpetrati da vere e proprie organizzazioni criminali rischiano di connotare l’economia della Basilicata e della Calabria mettendo a repentaglio la tenuta sociale delle regioni, a partire proprio dallo sfruttamento della manodopera straniera in agricoltura”. E’ quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, i segretari generali della Cgil di Calabria e Basilicata, Angelo Sposato e Angelo Summa. “È necessario – sostengono Sposato e Summa – che le istituzioni intervengano celermente per garantire il rispetto della legalità. Solo un’azione capillare e precoce sul territorio da parte delle istituzioni può davvero mettere un freno al fenomeno del caporalato. L’operazione della Procura di Castrovillari rivela una prassi consolidata di sfruttamento, condizione di schiavitù, negazione dei diritti umani. Lavoratori a cui viene tolta ogni dignità a vantaggio del profitto delle aziende. Bisogna colpire caporali e imprese che utilizzano il lavoro irregolare, riducendo in schiavitù lavoratrici e lavoratori”.



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