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Caso Santapaola: Pietro a pezzi si allena da solo, frenate ambizioni e sacrifici

pietro santapaola 1

COSENZA – “Mi manca una squadra, e un sogno in cui credere ancora”. Sono le parole del giovane Pietro Junior Santapaola allontanato dalla Primavera del Cosenza calcio perchè il padre – secondo quanto denunciato dal suo avvocato – parente del boss catanese Nitto Santapaola, è stato condannato in primo grado a 12 anni per fatti di mafia”. Il giovane attaccante è stato allontanato dalla squadra per il suo cognome.

“Sono uno straccio, mi alleno da solo e senza una squadra”. Eppure il suo era stato un bell’acquisto per il Cosenza ma il 3 marzo scorso “mi chiama il direttore per farmi sapere – racconta Pietro all’Agi – che secondo il presidente sono un mafioso e mi dice: ‘ti dobbiamo sospendere’. Il mister ha preso le mie difese, ma non c’è stato nulla da fare. Adesso spero che la Lega intervenga, con una squadra, con uno svincolo”. Alla Lega di serie B si è rivolto l’avvocato del padre di Pietro, sporgendo una denuncia, presentata anche ai carabinieri, alla Procura di Cosenza, alla Figc, alla Procura federale.

Quando il padre di Pietro venne condannato – spiega l’avvocato Salvatore Silvestro – lui non era neanche nato. Al ragazzo non è mai stata inflitta neanche una multa per divieto di sosta o perchè è passato con il rosso. La mamma è laureata, la sorella sta studiando per una seconda laurea: il nucleo familiare è sano”.

E il padre di Pietro si è rivolto all’avvocato Silvestro: “Mi chiedo e Le chiedo – ha scritto in una lettera al presidente del Cosenza Calcio, Eugenio Guarascio – se possa considerarsi legittimo frenare le aspirazioni di un ragazzo come Pietro Junior che con sacrificio ed abnegazione sta cercando di inseguire il suo ‘sogno’ che è anche quello di affrancarsi dal peso delle ingombranti parentele attraverso il gioco del calcio a cui da anni si è dedicato anche sacrificando gli affetti familiari”.

 

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