Provincia
Accusata di inquinamento ambientale, assolta imprenditrice di Celico
Nella sede dell’azienda venne scoperta la presenza di un invaso artificiale sul cui argine era presente una strana fanghiglia di colore rosso
COSENZA – Si è conclusa con un’assoluzione la vicenda giudiziaria che ha visto protagonista, in qualità di imputata, C.M., titolare dell’omonima azienda agricola nel comune di Celico accusata di inquinamento ambientale dalla Procura della Repubblica di Cosenza. I fatti risalgono al 2018 quando, durante un accertamento fiscale compiuto dalla Guardia di Finanza di San Giovanni in Fiore, che concentrarono l’attenzione sulla presenza, nella tenuta dove ha sede l’azienda, di un invaso artificiale sul cui argine era presente una strana fanghiglia di colore rosso.
Interpellati quindi su questo fenomeno i titolari dell’azienda non seppero lì per lì giustificare quella presenza affidandosi, in tutto e per tutto, all’operato degli agenti i quali, mossi dal dubbio sulla natura di quel fango, pensarono di interrogare in proprosito l’Arpacal , l’agenzia regionale che si occupa della protezione dell’ambiente. L’Arpacal, a distanza di pochissimo tempo, tramite i propri tecnici, prelevò i campioni di quel fango e delle acque dell’invaso al fine di analizzarli e sciogliere così ogni dubbio sulla loro natura ma soprattutto sulla loro rilevanza penale. Dubbio che, in sede di analisi, veniva chiarito apparentemente nel peggiore dei modi ovvero riscontrando, secondo i tecnici Arpacal, nelle acque la presenza di un quantitativo di ferro assolutamente incompatibile con i parametri di legge.
Da qui la celebrazione presso il GUP di Cosenza dell’udienza preliminare e il successivo rinvio a giudizio per il grave reato di inquinamento ambientale a carico della titolare dell’azienda, difesa dall’avv. Saverio F. De Bartolo.
In dibattimento, tuttavia, dopo l’audizione dei tecnici dell’Arpacal autori dei prelievi e delle analisi sui campioni di suolo e di acque, i fatti e gli elementi di indagine di natura tecnica e normativa, ricostruiti dalla Procura di Cosenza in termini di responsabilità, hanno visto un chiarimento e un loro totale sovvertimento. In particolare, l’audizione del prof. Ernesto Infusino, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente dell’Università della Calabria, in veste di consulente della Difesa, ha fugato ogni dubbio sulla presenza di quel ferro all’interno delle acque dell’invaso ricostruendo e spiegando, in virtù di approfonditi studi sulla morfologia idrogeologica dell’intero massiccio silano pubblicati su prestigiose riviste scentifiche di settore, la ragione di quel fenomeno ma soprattutto l’impossibilità di ascrivere lo stesso in termini di inquinamento ambientale a carico dell’imputata. Da qui dunque, l’assoluzione da parte del Tribunale di Cosenza- Dott.ssa Antico – perché il fatto non sussiste.



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