Corigliano-Rossano: prove di scissione della città unica, ma una legge la vieta
Un gruppo di cittadini ha promosso una raccolta di firme per dare il via al processo di scissione a soli quattro anni dalla fusione. Ma una “nuova” legge lo vieta
Un gruppo di cittadini ha promosso una raccolta di firme per dare il via al processo di scissione a soli quattro anni dalla fusione. Ma una “nuova” legge lo vieta
CORIGLIANO-ROSSANO (CS) – Sono passati solo quattro anni dalla fusione dei comuni di Corigliano Calabro e Rossano, ma c’è chi vuole tornare indietro e dividere la “nuova” Corigliano Rossano. Era il 31 marzo 2018: questa la data della nascita della nuova città; un centro che, per estensione, è certamente il più grande dell’intera regione e che supera i oltre 70000 abitanti. Molti di loro, l’anno prima, precisamente il 61,4% dei votanti di Corigliano Calabro e il 94,1% di quelli di Rossano, si erano espressi a favore della fusione.
Ora, però, un gruppo di cittadini vorrebbe provare a tornare all’antico. E’ in corso una raccolta firme per promuovere un nuovo referendum per chiedere alla popolazione, in buona sostanza, se la fusione è stata cosa gradita o meno. Per riuscire a presentare la proposta di legge servono 5000 firme. Ma a bloccare il tutto è, per il momento, una legge regionale approvata proprio lo scorso 22 dicembre, che vieta ogni iniziativa popolare, quindi anche un referendum consultivo, prima di quindici anni dall’avvenuta fusione. La legge, votata tra gli altri anche da due consiglieri regionali di maggioranza del territorio, ovvero Pasqualina Straface e Giuseppe Graziano, vuole dare un lasso di tempo minimo per verificare i risultati del percorso di fusione. Fra colori i quali restano a favore dell’unità dei due comuni anche il sindaco Flavio Stasi.
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