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Quando la ‘ndrangheta gestisce i posti di lavoro, indagini partite da un attentato

Calabria

Quando la ‘ndrangheta gestisce i posti di lavoro, indagini partite da un attentato

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malavenda

Diciannove arresti all’alba ai danni delle due più potenti consorterie criminali della città.

 

REGGIO CALABRIA – L’operazione Sistema Reggio, eseguita stamane dalla Polizia di Stato contro le principali famiglie di ‘ndrangheta della città calabrese dello Stretto, è partita dall’attentato compiuto la notte dell’11 Febbraio 2014 contro il bar Malavenda del quartiere Santa Caterina. La struttura era stata devastata da un’esplosione che aveva distrutto anche una minicar in sosta nelle vicinanze. Il primo marzo seguente fu trovato un altro ordigno, questa volta inesploso, nello stesso punto e dello stesso tipo di quello scoppiato a Febbraio. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, si sono basate essenzialmente sui risultati delle intercettazioni telefoniche, ambientali e delle riprese video disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Gli elementi acquisiti dagli inquirenti hanno consentito di ricostruire non solo le dinamiche criminali relative al duplice attentato del Bar Malavenda, con l’individuazione dei mandanti, ma anche di risalire ai contesti mafiosi riconducibili ai due piu’ potenti “casati” di ‘ndrangheta operanti nella citta’ di Reggio Calabria, facenti capo alle famiglie De Stefano e Condello, entrambi dominanti ad Archi ed in altri quartieri del centro citta’, fra i quali Santa Caterina.

 

All’alba sono state eseguite 19 ordinanze di custodia cautelare eseguite di cui 11 in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 2 con obbligo di dimora. Destinatari dei provvedimenti, sono agli appartenenti alle famiglie De Stefano, Franco, Rosmini, Serraino e Araniti. I reati contestati vanno dall’associazione mafiosa, al concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto di materiale esplosivo, intestazione fittizia di beni e rivelazione del segreto d’ufficio. La Polizia sta eseguendo anche numerosi sequestri di esercizi commerciali in mano alla ‘ndrangheta. Si tratta di noti bar della citta’, di una stazione di servizio per l’erogazione di carburante, di una concessionaria di autovetture ed esercizi commerciali per la distribuzione di prodotti ittici surgelati. Gli esponenti delle cosche di Reggio Calabria avevano costituito e gestito, direttamente o per interposta persona, una serie di attivita’ economiche operanti in diversi settori imprenditoriali, attribuendone la titolarita’ formale a terzi persone per eludere i controlli delle forze dell’ordine e le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione.

 

Il valore stimato delle aziende e degli altri beni sequestrati e’ di dieci milioni di euro. L’operazione, denominata “Sistema Reggio”, colpisce capi, gregari e soggetti vicini alle cosche aderenti al cartello Condelliano, unite nella spartizione dei guadagni delle estorsioni nei confronti di commercianti ed operatori economici di Reggio Calabria. L’inchiesta conferma che le cosche della ‘ndrangheta esercitano sistematicamente anche il potere di regolamentazione dell’accesso al lavoro privato. I clan fanno assumere agli esercizi commerciali dipendenti graditi alle organizzazioni criminali e ed esercitano la potesta’ di regolamentazione dell’esercizio del commercio, autorizzando o meno l’apertura di esercizi commerciali nei quartieri che controllano. Tra i destinatari delle misure cautelari vi sarebbero i “vertici strategici” di cinque famiglie di ‘ndrangheta. Si tratta dell’avvocato Giorgio De Stefano di 68 anni, gia’ condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ed indicato nelle intercettazioni come massimo referente della cosca; Roberto Franco, di 56 anni, indicato dagli inquirenti come il capo dell’omonima famiglia mafiosa federata ai De Stefano; Domenico Stillitano, di 54 anni, e il fratello Mario Vincenzo, di 50, rappresentanti apicali, sempre secondo l’accusa, della stessa famiglia, alleata della cosca Condello; Antonino Araniti di 38 anni e Giovanni Sebastiano Modafferi di 39, indicati come elementi di spicco della cosca Araniti federata ai Condello; Antonino Nicolo’, di 64 anni, elemento di rilievo della cosca Rosmini federata ai Condello; Dimitri De Stefano di 43 anni, considerato esponente di spicco dell’omonima cosca, fratello di Giuseppe, 47 anni, attualmente detenuto e considerato il “capo crimine” di Reggio Calabria.

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