Calabria
Agguato nel Reggino, una vittima. Ferito gravemente un pentito
L’agguato è stato compiuto a Calanna, centro dell’hinterland reggino. La vittima è Domenico Polimeni, di 48 anni, con precedenti di polizia.
REGGIO CALABRIA – Sarebbe legato a fatti recenti, e non alla decisione di Giuseppe Greco di collaborare con la giustizia, decisione peraltro che risale ad alcuni anni fa, il movente dell’agguato in cui é stato ferito in modo grave lo stesso pentito di ‘ndrangheta ed uccisa la persona che era in sua compagnia, Domenico Polimeni, con precedenti di polizia.
In un primo momento infatti, gli inquirenti avevano ricondotto l’agguato al ruolo del pentito. Inoltre, secondo quanto emerso dalle prime indagini condotte dalla Squadra mobile di Reggio Calabria non é possibile stabilire chi fosse il vero obiettivo dell’agguato, anche se l’ipotesi presa in considerazione dagli inquirenti è che i killer volessero uccidere Greco. Dalle indagini é emerso, inoltre, che l’abitazione nella quale si trovavano Greco e Polimeni é di proprietà del primo e che la persona uccisa era ospite del collaboratore di giustizia.
Si tratta adesso di capire perché il pentito ospitasse Polimeni in una casa di sua proprietà e quali fossero i rapporti tra i due soprattutto sul piano criminale. Secondo quanto si é appreso, intanto, Giuseppe Greco, ricoverato con prognosi riservata negli “Ospedali riuniti” di Reggio Calabria, pur essendo in condizioni gravi, non sarebbe in imminente pericolo di vita. Il pentito, tra l’altro, é il figlio di Francesco “Ciccio” Greco, boss della ‘ndrangheta e trafficante di cocaina, morto di recente a Reggio Calabria per cause naturali.
Il ruolo di Giuseppe Greco
La prima volta che si parlò di “Ciccio” Greco fu negli anni ’50 con l’operazione “Marzano”, dal nome del questore di Reggio Calabria dell’epoca. In quell’occasione la Polizia “violò” un summit di ‘ndrangheta che, su imposizione del boss Mico Tripodo, anziché avere luogo a Polsi, in Aspromonte, fu convocato a “Ponte di Calanna”, a poca distanza dal luogo in cui é stato compiuto l’agguato della scorsa notte.
Giuseppe Greco, sulle orme del padre, sin da giovanissimo si é costruito un solido ‘rispetto’ negli equilibri criminali reggini. Poco più che ventenne, aveva tentato di imporre la ‘mazzetta’ ad alcun locali notturni della Costa azzurra, in Francia, e di assumere il controllo di una bisca ‘clandestina’ gestita da elementi della ‘ndrangheta della Locride. Si presentò in quel locale affollatissimo, mitra in pugno, imponendo ai gestori di pagargli la protezione. Solo grazie alla mediazione del boss Paolo De Stefano, successivamente ucciso, amico del padre, l’episodio non provocò per lui conseguenze.
Un altro episodio che consacrò ‘Peppe’ Greco fra gli emergenti della ‘ndrangheta avvenne a Gallico, nella periferia nord di Reggio Calabria. In un supermercato, durante un ‘ragionamento’ per comporre una lite scaturita per motivi di donne, l’imprenditore edile Domenico Falcomatà sparò alcuni colpi di pistola contro Greco ed un gruppetto di giovani che si trovavano con lui. In quell’occasione fu ucciso Filippo Grillà, titolare del supermercato, e Greco riuscì a scamparla.
Successivamente tutta una serie di controlli e di operazioni di polizia e carabinieri fecero emergere la responsabilità di Giuseppe Greco nel condizionamento mafioso sulle Amministrazioni comunali di Calanna, Laganadi e Sant’Alessio in Aspromonte. Quindi, qualche anno fa, la decisione di pentirsi e di parlare con il pm Lombardo. Condannato per mafia nel processo ‘Meta‘, Greco decise poi di collaborare con la Dda di Reggio Calabria. Lunghe settimane di interrogatori davanti al pm Lombardo nel corso dei quali produsse verbali su verbali. In quel periodo Giuseppe Greco venne anche ricoverato in una casa di cura per malattie mentali, un problema che ha rischiato di pregiudicare la sua credibilità di collaboratore di giustizia.



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