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‘Ndrangheta: gli appalti e i voti sono dei Mancuso, anche in Veneto

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‘Ndrangheta: gli appalti e i voti sono dei Mancuso, anche in Veneto

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VIBO VALENTIA – Quaranta milioni di euro congelati dai militari, ma nessun politico indagato.

Carabinieri e Guardia di Finanza dalle prime ore di stamane in diverse località della provincia di Vibo Valentia, nonché in Roma, Milano, Bologna, Brescia, Padova e Verona stanno eseguendo un provvedimento di custodia cautelare emesso su richiesta della direzione distrettuale antimafia ai danni di presunti esponenti della cosca Tripodi. I destinatari sono ritenuti responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione, illecita detenzione di arma comune da sparo e frode nelle pubbliche forniture. I proventi dell’attività illecita sono stati in parte confiscati dai militari. Una somma da capogiro: quaranta milioni di euro. Ben diciannove aziende sono state sequestrate dall’antimafia e a venticinque persone sono stati pignorati conti correntie, terreni, fabbricati e appartamenti per un totale di quarantacinque immobili. Tra i beni sottoposti a sequestro spiccano due bar ubicati in pieno centro a Roma, un altro ubicato in provincia di Milano e immobili di pregio ubicati in entrambe le metropoli. L’operazione conclude una complessa e prolungata attività investigativa, che ha permesso di accertare l’operatività della cosca Tripodi, non ancora riconosciuta giudizialmente, ricostruendone le attività illecite nell’arco temporale 2006 – 2012, le dinamiche interne ed esterne, nonché i variegati interessi economici in diverse Regioni. L’organizzazione criminale è ritenuta subordinata alla nota famiglia Mancuso di Limbadi e secondo quanto dichiarato dagli inquirenti si avvarrebbe “della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere delitti, quali quelli di estorsione, usura, detenzione e porto illegale di armi, ovvero per acquisire, direttamente ovvero attraverso ditte intestate a prestanome, il controllo dell’attività edilizia nel settore dei lavori pubblici e degli appalti di opere pubbliche, al fine di procurare voti a sé o ad altri, e segnatamente a candidati compiacenti che si sono presentati alle elezioni del 2010 per il rinnovo del Consiglio Regionale del Lazio, regione in cui l’associazione intendeva espandere la propria attività imprenditoriale, e comunque per realizzare in favore dei propri affiliati profitti ingiusti”.

 

I metodi, rodati nel tempo, assecondano una dinamica infallibile. I soldi dalle casse dello Stato scivolano nei portafogli dei Mancuso grazie a una precisa strategia che parte dall’infiltrazione, attraverso società direttamente riconducibili ad alcuni esponenti della cosca od intestate a prestanome, perlopiù operanti nel settore dell’edilizia nei lavori pubblici lungo la costa vibonese, dove il sodalizio esercita il proprio predominio e  in opere pubbliche realizzate in altre località del territorio nazionale. L’utilizzo di numerose società riconducibili alla cosca, che costituiscono lo strumento per la commissione dei reati e in particolare per l’accaparramento degli appalti, tanto da poter far ritenere la cosca una vera e propria Holding di ‘ndrangheta, è indispensabile. L’usura, invece, accertata in particolare nei confronti di un commerciante di autovetture vibonese, divenuto testimone di giustizia ed attualmente sottoposto al piano di protezione e le estorsioni ai danni di altri operatori economici, attuate anche attraverso l’imposizione del pagamento di fatture per prestazioni in realtà mai eseguite e dell’acquisto di beni e prestazioni d’opera dalle ditte riconducibili al sodalizio, servono ad ‘arrotondare’ mantenendo il predominio. Infine il tentativo di acquisire appalti pubblici nel Lazio anche attraverso il classico sostegno elettorale ad un candidato (non indagato) alle elezioni del Consiglio Regionale del 2010 ed in seguito eletto avrebbe poi permesso di agire indisturbati. L’operazione, denominata ‘Atlantide’, però lascia fuori la politica. Per gli appalti affidati alla ‘ndrangheta pagano solo gli affiliati, i politici non si toccano.

 

Le persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare sono: Nicola Tripodi, 65 anni; Sante Mario Tripodi, 40 anni; Antonio Tripodi, 49 anni; Orlando Tripodi, 27 anni, tutti di Porto Salvo, frazione di Vibo Valentia; Salvatore Vita, 38 anni, di Vibo Valentia; Francesco Comerci, 38 anni, dei Messina; Massimo Murano, 40 anni, di Busto Arsizio (Va); Cristian Sicari, 28 anni, di Tropea; Giovanni Aracri, 43 anni, di Vibo Valentia; Maria Alfonsa Farfaglia, 44 anni, di Vibo Valentia; Gregorio De Luca, 35 anni, di Vibo Valentia; Raffaele Acanfora, 45 anni, di Scafati (Sa); Daniele Marturano, 40 anni, di Vibo Valentia; Orazio Mantino, 41 anni, di Vibo Marina. Agli arresti domiciliari si trovano: Roberto La Gamba, 27 anni, di Soriano Calabro (Vv); Francesco La Tesse, 28 anni, di Vibo Valentia; Simon Schito, 31 anni, di Milano; Francesco Lo Bianco, 39 anni, di Vibo Valentia. Misura cautelare rigettata per: Antonio Chirico, 26 anni, di Vibo Marina; Luciano Franzoni, 35 anni, di Vibo Valentia; Daniele Prestanicola, 31 anni, di Vibo Valentia; Gaetano Staropoli, 46 anni, di Vibo Valentia; Giuseppe Vita, 47 anni, di Vibo Valentia.

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