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La GDF di Vibo sequestra 300.000 euro per Iva non versata
VIBO VALENTIA – I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Vibo Valentia, in seguito ad un decreto di sequestro emesso dal Gip del Tribunale del capoluogo calabrese, hanno sequestrato beni ad un noto imprenditore ammontanti a circa 300.000 euro.
A questo noto imprenditore faceva capo una Cooperativa, operante nel settore ambientale, che, nonostante i cospicui guadagni dichiarati per l’anno 2011, secondo le verifiche dei finanzieri, aveva omesso il versamento all’erario dell’I.V.A. incassata a titolo di sostituto d’imposta per una cifra pari a 280.992 euro. Da qui, e’ partita prima la denuncia del legale rappresentante della societa’ e, conseguenzialmente, il sequestro finalizzato alla confisca per un valore corrispondente all’imposta non versata. Tra i beni confiscati all’imprenditore, un’abitazione di lusso e vari conti correnti. Gli investigatori vibonesi hanno, pertanto, denunciato il rappresentante legale della societa’. La Procura della Repubblica, conseguentemente, ha chiesto ed ottenuto dal G.I.P. competente l’emissione di un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca per un valore pari all’imposta non versata. Fra i beni sequestrati, un’ abitazione di lusso sita nel capoluogo di Provincia e conti correnti.
E’ R.G. 53 anni, imprenditore di Vibo Valentia, l’imprenditore indagato per omesso versamento di Iva dovuta in base alla dichiarazione annuale del 2011. E’ indagato nelle vesti di legale rappresentante della societa’ cooperativa “Nautilus” con sede nella frazione Porto salvo di Vibo Valentia, avente ad oggetto l’attivita’ di ricerca in scienze naturali. Secondo il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Lucia Monaco, la presunta omissione di versamenti Iva nei termini di legge – 27 dicembre 2012 – ha determinato “oggettivamente un’evasione d’imposta di euro 280.992,00 con pari vantaggio patrimoniale e profitto direttamente conseguito alla consumazione dell’illecito e come tale confiscabile anche nella forma per equivalente”. Il gip pero’ nel decreto di sequestro preventivo “di beni nella disponibilita’ dell’indagato per un valore corrispondente al profitto del reato pari ad euro 280.992,00” chiarisce che non risulta sostenibile “a fronte di un illecito tributario limitato ad un solo esercizio di imposta” ritenere che “lo schermo societario sia emanazione meramente strumentale all’agire dell’autore del reato” e pertanto ne consegue che “la societa’ Nautilus non puo’ essere chiamata a rispondere del reato in questione in quanto nessuna fonte di legislazione primaria prevede tale titolo di responsabilita’”. Per tali motivi il sequestro “potra’ attingere esclusivamente i beni nella disponibilita’ dell’indagato nei cui confronti si procede quale rappresentante legale della societa’ medesima”.



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