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Tiberio Timperi si scusa per quella battuta sulla Calabria

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Tiberio Timperi si scusa per quella battuta sulla Calabria

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Quella ‘battuta’ di Tiberio Timperi ha scatenato l’ira dei calabresi sui social, e anche la denuncia da parte del Codacons. Ma il presentatore di Rai 1 si è scusato

 

ROMA – Una battuta poco felice quella del conduttore Tiberio Timperi (‘se non ti aiutiamo finiamo nei piloni della Salerno – Reggio Calabria’) e su Instagram scrive «Se qualcuno si è sentito offeso, mi scuso». «Leggo di essere stato denunciato per una battuta scherzosa – scrive Timperi – fatta ad un concorrente in trasmissione. Leggo che avrei offeso una regione italiana. Una regione che come tutte le altre mi appartiene e che mai mi sognerei di offendere». Tiberio Timperi ha parlato del rispetto che nutre verso la Calabria definendola «aspra come i monti che la attraversano. Orgogliosa come i popoli che da sempre la abitano. Forte come i due mari che la circondano. Misteriosa come una lingua che non è dialetto e che non si apre subito al forestiero. Io ho rispetto. Per la Calabria e per i calabresi. Per quelli rimasti e per quelli che da generazioni non si sono fermati davanti a niente».

«Io ho rispetto e sono qua. Perché sono calabrese, romano, laziale, toscano, trentino, pugliese. Sono un incrocio di mille contaminazioni che mi fanno italiano. Sono italiano. Innamorato della mia storia. Se qualcuno si è sentito offeso mi scuso. Ma io sono crotonese come sono romano. Come sono catanzarese, reggino, cosentino. Come sono laziale. Come sono fiorentino. Come sono vibonese. Sono italiano e non sapete quanto sia orgoglioso di esserlo».

Timperi mess instagram

 

Il Codacons: “Sulla ‘ndrangheta non si fa ironia. La ‘ndrangheta la si combatte. La si combatte ogni giorno e con ogni mezzo. Anche davanti una telecamera”. E’ quanto scrive Francesco Di Lieto, presidente del Codacons che prende “atto delle scuse e confida che la Rai e la Sua trasmissione vogliano dare spazio a chi la ‘ndrangheta la combatte in trincea. Non mi riferisco solo ai tanti magistrati calabresi Gratteri, Bombardieri, Falbo… ma anche e, forse, soprattutto, ai tantissimi sconosciuti appartenenti alle forze dell’ordine. Questi eroi “invisibili” che mettono quotidianamente a rischio la propria vita nonostante uno stipendio da fame”.

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