Cosenza
Trovato in casa con una pianta di cannabis di 2 metri, assolto un cosentino
Assolto con formula dal reato di coltivazione domestica di una pianta di cannabis perché il fatto non sussiste. Decisiva la recente sentenza della Corte di Cassazione sulla coltivazione domestica
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LAMEZIA TERME – Il Giudice Monocratico presso il Tribunale di Lamezia Terme, Dottor Luca Nania, ha assolto U.G., residente a Cosenza, dal reato di coltivazione domestica di una pianta di cannabis “perché il fatto non sussiste”. Così facendo la corte ha accolto la richiesta avanzata dai difensori dell’imputato, gli avvocati Cristian Cristiano e Santo Orrico, entrambi del Foro di Cosenza, che avevano insistito per una rivisitazione della gravità indiziaria inizialmente ritenuta in sede di convalida dell’arresto e di applicazione di misura cautelare.
Ed infatti, il sig. U.G. era stato inizialmente arrestato dai carabinieri di Pianopoli dopo il ritrovamento, all’interno del domicilio, di una pianta di cannabis alta quasi due metri e di una serie di attrezzi finalizzati alla concimazione della stessa. Unitamente alla pianta, all’uomo era stata contestata la detenzione di nove involucri contenenti sostanza del tipo marijuana, per un peso complessivo di sei grammi, oltre ad un bilancino di precisione. A seguito dell’udienza di convalida, il giudice della direttissima aveva deciso di applicare all’imputato la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, poi revocato a distanza di circa tre mesi, ritenendo la gravità indiziaria a carico dell’imputato per il solo reato di coltivazione domestica ed escludendola, di contro per il possesso dei restanti sei grammi di marjiuana, rivelatisi, all’esito della disamina dei testimoni di polizia giudiziaria, dei meri pallini essiccati, privi di reale pericolosità.
Nel corso dell’udienza tenutasi mercoledì, il giudice, aderendo alla recentissima sentenza delle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, ha assolto l’imputato facendo corretta applicazione dei principi tracciati dagli Ermellini in tema di coltivazione domestica nel dicembre u.s. e recependo, così, la tesi difensiva degli avvocati Cristiano ed Orrico che avevano insistito, sin dalla convalida e, quindi, già prima della pronuncia delle Sezioni Unite in virtù di un contrasto esistente tra due distinti orientamenti di legittimità sviluppatisi presso la Corte di Cassazione, per l’inoffensività della condotta dell’imputato atteso il ristretto numero di piante, il modesto quantitativo di sostanza stupefacente ricavabile, le rudimentali tecniche adoperate e la mancanza di qualsivoglia indice che potesse farne presupporre la destinazione a terzi.



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