CATANZARO – La Dda di Catanzaro ha chiuso le indagini nei confronti di 245 persone indagate nell’inchiesta “Reset”, la maxi operazione che ha inferto un duro colpo ai clan confederati del Cosentino.
Nell’atto firmato dal procuratore capo Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dai pm Vito Valerio, Corrado Cubellotti e Margherita Saccà figurano una quarantina di indagati in più rispetto allo scorso settembre ed emergono alcune novità.
Nell’inchiesta spunta un nuovo collaboratore di giustizia, dopo Danilo Turboli: si tratta di Ivan Barone, che è ritenuto uno dei componenti del gruppo degli Zingari. Un’altro elemento di rilievo ai fini investigativi è la contestazione ai boss Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni, condannati all’ergastolo in quanto accusati del reato di favoreggiamento nei confronti del capo delle cosche “confederate” Francesco Patitucci. I due sono accusati di aver reso falsa testimonianza nel processo per il duplice omicidio Lenti-Gigliotti. A Roberto Porcaro, viene contestata la partecipazione nell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, consumato nel settembre del 2011, in pieno centro, a Cosenza.
Nella lista degli indagati vengono ancora formalizzate le accuse per il sindaco sospeso di Rende Marcello Manna. Assieme a lui, anche l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Pino Munno, considerato in rapporti pericolosi con gli esponenti rendesi del clan. La Cassazione, ha nei giorni scorsi bocciato l’ordinanza del Tribunale delle libertà di Catanzaro che aveva annullato il provvedimento restrittivo emesso nei confronti di Manna. La Cassazione ha accolto il ricorso della Dda di Catanzaro e ha disposto che venga svolta un’altra udienza del Riesame per decidere sull’applicazione o sulla revoca dei domiciliari al sindaco sospeso di Rende