Archivio Storico News
Terminator 4, ‘Ettaruzzu’ Lanzino scagionato: “Non uccise Tonino Sena”
COSENZA – Un sospiro di sollievo in Tribunale.
Sono ben tre gli omicidi per i quali il boss Ettore Lanzino è stato dichiarato innocente. Un’assoluzione preziosa che allontana dal rais della ‘ndrangheta cosentina lo spettro del carcere a vita. Rientrato in penitenziario a Novembre dopo tre anni di latitanza Ettore Lanzino esce illeso dalla scena del processo ‘Terminator 4’ in cui venne accusato di essere il mandante degli omicidi d’assestamento tra cosche che hanno visto perire nel 2000 in ordine cronologico prima Enzo Pelazza a Carolei, poi Antonio Sena a Castrolibero ed infine Antonio Sassone trucidato a Terranova da Sibari. Scagionati dalle accuse di concorso in omicidio anche Roberto Porcaro insieme a Biagio Barberio inizialmente ritenuto responsabile della morte di Sassone. Triste sentenza per Mario Gatto al quale sono stati invece comminati ben 30 anni di detenzione per la collaborazione che avrebbe prestato nel tendere gli agguati del 1999 ai danni di Enzo Pelazza e Vittorio Marchio ucciso a Serra Spiga e noto negli ambienti investigativi come ‘il bandito in carrozzella’ con la stessa pistola che ferì il Pellazza. Walter Gianluca Marsico ritenuto corresponsabile dell’omicidio del bandito in carrozzella dovrà scontare sedici anni di detenzione. Francesco Patitucci, Michele di Puppo, Salvatore Ariello sono stati invece condannati a sei anni di reclusione per il reato di associazione di stampo mafiosa volta al controllo del territorio compreso tra i fiumi Crati, Busento e Campagnano insieme a Pilerio Giordano (sette anni), Giovanni Di Puppo (tre anni) e Angelo Colosso alias ‘Poldino’ (sei anni) già collaboratore di giustizia. Quest’ultimo nel rivelare elementi utili a fare luce sugli episodi che hanno bagnato di sangue le strade cosentine si è dichiarato responsabile del delitto di Antonio Sassone consegnando la famosa Fiat Uno Verde dalla quale venne sparata la raffica di colpi di arma da fuoco che portò alla sua uccisione. La ‘guerra’ secondo la tesi proposta alla magistratura da ‘Poldino’ pare sia stata congelata da un accordo di ferro tra le cosche che per rafforzare la propria influenza avrebbero optato per la gestione congiunta di racket, usura e stupefacenti. Una teoria assecondata dalla direzione distrettuale antimafia che si spinge ad ipotizzare una “bacinella” all’interno della quale confluiscono tutti i proventi dell’attività criminosa.



Social