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L’Eni ‘seppelliva’ rifiuti tossici: arriva il risarcimento, restano i tumori
COSENZA – Tutto ha un prezzo. Anche la salute.
La Syndial Spa di proprietà dell’Eni condannata per l’interramento di ferriti nella Sibaritide ha risarcito il Comune per i danni arrecati alla comunità. Ma l’alta incidenza delle patologie oncologiche nell’area in cui i ‘rifiuti della vergogna’ sono stati occultati rimane comunque alta. Il municipio cassanese intanto incassa la somma di quattro milioni e settecentomila euro versati dalla Syndial Spa per i danni provocati alla salute, all’ambiente e all’immagine della comunità e del territorio. Un vero e proprio scempio considerato che l’intera piana si caratterizza con una spiccata vocazione turistica e agricola, e sul quale purtroppo si registrano preoccupanti aumenti di drammatici casi di malattie tumorali. Il Pd locale in una nota afferma che le problematiche create dall’Eni meritino “un rigoroso e responsabile indirizzo politico di spesa che debba tenere conto di questa emergenza”. “Già nel 2010 – fanno notare i democrat in contrasto con la linea pro-inceneritore di cui sono promotori lungo l’intero Stivale – il Piano di Caratterizzazione ha rilevato la contaminazione di vegetali (alberi da frutta e arbustive ) e dei terreni, in significativa profondità, da metalli pesanti; e nel 2011 la rivista scientifica dell’Istituto Superiore della Sanità titolata “Sentieri” ha rilevato nelle comunità dei siti calabresi contaminati dalle ferriti di zinco, tra cui quella cassanese, l’aumento rispetto alla media di patologie tumorali che rendono necessari ‘approfonditi e dettagliati studi epidemiologici ‘ che a quanto noi risulta non sono mai stati condotti. Da qui la necessità di un responsabile indirizzo di spesa che utilizzi il fondo risarcimento Syndial a sostegno innanzitutto di un’azione di prevenzione partendo soprattutto da una indispensabile preliminare indagine conoscitiva di tipo epidemiologico a cui bisogna rendere partecipi e attivi i rappresentanti della comunità medico-scientifica locale e a favore di altre pur necessarie misure di prevenzione: Iniziative, con l’aiuto di agenzie preposte quali le istituzioni scolastiche, che diffondano informazioni di educazione alla preservazione dello stato di salute attraverso forme corrette di alimentazione e di stile di vita; Programma di screening mammografico, previa una capillare campagna di sensibilizzazione allo stesso Screening mammografico, con l’obiettivo di rendere più diffusa possibile la prevenzione dai tumori mammari della popolazione femminile della nostra comunità; Acquisto apparecchio mammografico da rendere in fruizione con l’ausilio di Associazioni Onlus impegnate in tali attività e presenti nel nostro Comune; Costituzione di un cospicuo fondo di aiuto a favore degli ammalati tumorali che abbisognano di particolari cure e interventi, le cui famiglie non versano in condizioni economiche congrue, la cui gestione sarebbe opportuno per ragioni di privacy e di specialità da affidare ad un Comitato Etico, che dovrebbe essere espressione dei rappresentanti della medicina di base cassanese, di un oncologo, e di un rappresentante della amministrazione comunale. I nostri riferimenti vanno a quelle aree rurali ancora senza acqua potabile, a quei quartieri popolari come “Timpone rosso”, che da anni abbandonati, hanno bisogno di essenziali interventi di riqualificazione ambientale e urbanistica, che assicurino un buon livello di vivibilità soprattutto agli anziani e ai bambini”. Circa cinque milioni di euro potrebbero bastare per sensibilizzare e curare, ma il dramma causato dall’Eni nella sibaritide rimarrà nelle tristi pagine della storia calabrese.



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