Dulbecco, 33 milioni di appalti truccati nella sanità calabrese: 15 misure cautelari – VIDEO

Agli arresti domiciliari due imprenditori e un dirigente medico-docente universitario dell'azienda “Renato Dulbecco”. Per altre 13 persone è scattata la sospensione dai pubblici uffici

CATANZARO – Questa mattina i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione all’ordinanza con la quale il G.I.P. del Tribunale di Catanzaro ha disposto l’applicazione della misura cautelare personale nei confronti di 15 soggetti per la ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai reati ipotizzati di corruzione, concussione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico, abusiva introduzione in sistema informatico ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, poste in essere anche a vantaggio di plurime società nei confronti delle quali è stata ipotizzata la rispettiva responsabilità amministrativa.

In particolare è stata disposta la misura degli arresti domiciliari nei confronti di due imprenditori e di un dirigente medico-docente universitario dell’A.O.U. “Renato Dulbecco” di Catanzaro. Si tratta di Giuseppe Lucio Cascini, Pasquale Bove e Ciro Oliviero. Disposta la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici/servizi nei confronti di tredici pubblici ufficiali (fra cui il medico- docente universitario sottoposto anche alla misura degli arresti domiciliari) dipendenti, rispettivamente dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, dell’A.O.U. “Renato Dulbecco” di Catanzaro, dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone, dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria e dell’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, nonché, uno degli indagati, anche consigliere comunale di un Comune della provincia di Catanzaro.

Nove appalti pubblici del valore complessivo di oltre 33 milioni di euro

Le complesse indagini hanno consentito di delineare – nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa – la gravità indiziaria circa la turbata regolarità di 9 appalti pubblici del valore complessivo di oltre 33 milioni di euro, banditi dalla Stazione Unica Appaltante della Regione Calabria, dall’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, nonché dall’A.O. “Pugliese – Ciaccio” e dall’A.O.U. “Mater Domini” (ora confluite nell’A.O.U. “Dulbecco”). Rispetto a tali gare sono stati ipotizzati illeciti legami tra alcuni pubblici ufficiali, preposti alla gestione delle gare stesse, e gli agenti/rappresentanti delle società che forniscono materiali o servizi sanitari, anche mediante la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente con bandi e capitolati redatti in modo da orientare l’aggiudicazione a soggetti predeterminati, in violazione della concorrenza e a discapito dell’economicità e della trasparenza dell’azione amministrativa. In alcuni casi sono state ipotizzate condotte corruttive, con utilità (promesse o erogate) ai pubblici ufficiali coinvolti, intese quale remunerazione delle condotte illecite che sarebbero state perpetrate in favore degli operatori economici interessati alle procedure.

Sequestrata una società per un valore di circa 530 mila euro

Ipotizzati reati di falso per il reclutamento di personale, e di truffa, in relazione alla ripartizione del fondo incentivi per le funzioni tecniche, a beneficio di dipendenti dell’ex A.O. “Pugliese – Ciaccio”, in assenza dei presupposti previsti.  Ipotizzato il reato di truffa in relazione alla percezione, da parte di un dirigente medico dell’ex A.O.U. “Mater Domini” e all’Università “Magna Graecia”, legato da un contratto di lavoro a tempo pieno ed esclusivo, delle relative indennità economiche di esclusività, sebbene lavorasse, occultamente, presso due cliniche private accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale (aventi sede nelle province di Crotone e Napoli), e ciò mediante l’utilizzo di 2 società prive di reale consistenza giuridico-economica, che avrebbero emesso sistematicamente fatture per operazioni inesistenti, con successiva corresponsione di somme in contanti al pubblico ufficiale. Eseguito il sequestro disposto d’urgenza dal P.M. nei confronti di 2 soggetti e di una società per un valore complessivo di circa 530 mila euro.

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