COSENZA – Paolo Bozzo imprenditore cosentino spirò all’età di 72 anni all’Ospedale di Rossano. Bozzo era molto noto a Cosenza per la gestione della propria attività di vendita all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti ortofrutticoli in piazza Riforma a Cosenza. Si era affidato per accertamenti presso l’Ospedale di Rossano per delle banali coliche diverticolari.
Chi non era mai passato da Paolo Bozzo a comprare prodotti calabresi ricercati e di alta qualità? Entrato in ospedale fu sottoposto agli accertamenti programmati che esclusero patologie più gravi ma evidenziarono una infiammazione intestinale che, secondo i consulenti di parte della famiglia Bozzo, sono stati connotate gravi negligenze nella gestione diagnostica assistenziale del paziente. Ed infatti dalle carte del procedimento instaurato dai familiari dinanzi al Tribunale di Cosenza i quali hanno affidato la tutela legale dei loro interessi all’Avv. Massimiliano Coppa, esperto in colpa medica, è emerso che il paziente fu sottoposto senza il consenso informato ad un primo intervento chirurgico che poteva e doveva essere evitato in quanto la gestione della patologia poteva essere effettuata mediante esami non invasivi che avrebbero evitato il decesso del paziente. Nello specifico è emerso che le radiografie a cui fu sottoposto furono eseguite senza una adeguata preparazione intestinale, gli interventi chirurgici – ben cinque – furono eseguiti seppur il paziente aveva firmato un consenso per laparotomia esplorativa.
Il giorno di Natale del 2021 il paziente fu colto dopo il primo intervento chirurgico da dolori addominali con presenza di liquido enterico nei drenaggi che i sanitari attribuirono alla perforazione dei diverticoli, ma che, in verità, era da attribuirsi ad uno shock settico in atto a causa di una filtrazione della sutura colorettale che condusse il paziente in rianimazione oltre ad essere sottoposto ad altri due interventi chirurgici che però, a causa di una diffusa peritonite stercoracea, non lasciarono scampo al Signor Paolo Bozzo.
Quanto occorso in ospedale è stato fortemente censurato dai Consulenti della famiglia Bozzo i quali hanno concluso rilevando omissioni di condotta rilevabili nel non aver effettuato al termine del primo intervento le prove di tenuta dell’anastomosi oltre a sottoporre il paziente senza consenso informato ad interventi chirurgici invasivi che – certamente e secondo la letteratura chirurgica – potevano essere evitati.
Tali conclusioni hanno indotto i familiari dell’imprenditore a citare dinanzi al Tribunale di Cosenza l’Ospedale in cui Paolo fu ricoverato, facente parte dell’A.S.P. di Cosenza, richiedendo un risarcimento di oltre due milioni di euro, secondo i parametri previsti per il risarcimento del danno da anticipata perdita parentale che la legge prevede.