Con i suoi 700 km di coste, 4 parchi nazionali, parchi archeologici, eccellenze enogastronomiche, la Calabria ancora non riesce ad essere attrattiva per come dovrebbe esserla. Le presenze turistiche, nella nostra regione anche per questa stagione estiva, giusto per rimanere alle nostre latitudini, rispetto alla Sicilia, Puglia e Basilicata, non saranno entusiasmanti per come dovrebbe esserlo. Certo, per chi si baserà sulle solite Tropea, Capo Vaticano e Costa Viola, e sui canonici 10/15 giorni di agosto, sosterrà che le cose saranno andate a gonfie vele. Ma sappiamo bene che la Calabria non tira rispetto al resto del Bel Paese, dove il settore del comparto turistico rappresenta ben il 15% del PIL nazionale. I motivi sono da ricercare nel fatto che, eccezione fatta per pochissime realtà, le strutture alberghiere sono ormai obsolete, non al passo con le nuove esigenze dei turisti, tant’è che i classici hotel e villaggi turistici non riescono più a intercettare le domande e le nuove esigenze dei turisti e pian piano vengono soppiantati dai B&B e dalle Case Vacanze, non perché questi ultimi hanno prezzi più abbordabili ma perché ormai, il viaggiatore, il turista vuole vivere esperienze uniche. E di questo ne è ben consapevole il Delegato regionale Associazione Direttori d’Albergo della Calabria, Francesco Gentile, secondo il quale, in una intervista rilasciata a QuiCosenza, uno dei problemi fondamentali, a parte quelli già enunciati, nella nostra Regione manca una vera e propria rete di accoglienza che opera senza alcun coordinamento. Oltre al fatto che, una volta arrivati in Calabria, per chi vuol raggiungere la destinazione turistica scelta deve affrontare un ulteriore costo (tra i più cari d’Europa).
“Ad oggi, la Calabria – spiega il Delegato regionale Associazione Direttori d’Albergo della Calabria, Francesco Gentile – è percepita come una destinazione low cost e non come una destinazione turistica di punta, proprio a causa della mancanza di servizi in grado di attrarre quella categoria di turisti medio alti. Insomma, siamo considerati come la Grecia degli anni ‘90, per chi voleva spendere poco e si accontentava dei servizi (pochi e scadenti) offerti. La Calabria poi, è ancora oggi percepita come la regione della cipolla e della nduja, mentre la nostra, è una regione ricca di bellezze naturali, cultura e tradizioni. Ritornando al low cost , bisogna tener presente che è una forma di turismo non sostenibile, in quanto i prezzi bassi generano un minor introito per le imprese turistiche, che a loro volta non possono investire in innovazione e qualità, non valorizza le risorse del territorio ed i turisti low cost tendono a spendere poco e a concentrarsi su poche attrazioni, non favorendo lo sviluppo delle comunità locali, “allontanando i turisti più esigenti””.
COME SI PUO’ INVERTIRE LA ROTTA?
“Investire in qualità, migliorare l’offerta turistica, puntando su servizi di alto livello, e nell’ innovazione. Fornire formazione specifica agli operatori turistici per migliorare la qualità dei servizi offerti. Promuovere la regione in modo efficace, facendo conoscere le bellezze e le unicità della Calabria a un pubblico più ampio e diversificato. Destagionalizzare il turismo in modo da intercettare nuovi segmenti di clientela. E poi bisogna puntare sul turismo esperienziale, perché la nostra regione può offrire esperienze uniche e memorabili, legate alla storia, alla cultura, alle tradizioni e al territorio calabrese. Non è una sfida facile, ma è necessaria per il futuro del turismo calabrese. La nostra regione ha tutte le potenzialità per diventare una destinazione di riferimento per il turismo di qualità, e diventare una destinazione turistica di eccellenza, capace di attrarre visitatori da tutto il mondo e generare benefici economici e sociali per l’intera collettività”.