Area Urbana
Come dovrebbe cambiare la Scuola? La ricetta del Movimento 5 Stelle
Presentato a Cosenza un documento programmatico che rivoluziona il settore.
COSENZA – “La scuola va rivoluzionata, tornando da un lato alla scuola della nostra Costituzione, che è stata calpestata, aperta a tutti, ma che deve anche evolvere per garantire a tutti il successo formativo”. Lo dice Silvia Chimienti, deputato del Movimento 5 Stelle, che ha partecipato, a Cosenza, ad un convegno organizzato dal meetup “Cosenza e Oltre – Meetup delle idee” sul tema “Cambiare la scuola si puo’ – Una scuola pubblica per una cittadinanza attiva e una società conviviale”. All’incontro, oltre a molti insegnanti ed operatori del settore, erano presenti anche i deputati pentastellati Luigi Gallo, Maria Marzana e Simone Valente e il senatore cosentino Nicola Morra.
“Immaginiamo una scuola in cui gli insegnanti siano innanzitutto educatori – dice la Chimienti – e che instillino l’amore per la conoscenza e questo è un processo molto lungo. La Buona Scuola di Renzi è assolutamente il contrario di tutto questo, anche perchè siamo molto contrari all’ingresso dei privati nel settore”. Luigi Gallo rincara la dose, stigmatizzando le caratteristiche della contestata e controversa riforma governativa. “La Buona Scuola ha agito su tre punti, facendo in modo che i dirigenti fossero in concorrenza tra di loro per prendersi gli studenti sulla piazza, che i docenti fossero in concorrenza tra di loro per avere il bonus del merito e che gli studenti fossero in concorrenza tra di loro per le borse di studio. Ma non bisogna lasciare nessuno indietro, e noi cerchiamo di costruire un modello di questo tipo”.

Il rischio, invece, secondo il Movimento 5 Stelle, è che si faccia della scuola un’impresa. “Oggi questo mondo rischia di voler imitare l’azienda, ma la imita male, perchè anche l’azienda sta cambiando – ha detto Gallo – e quindi si stacca dalla realtà. Noi vogliamo solo studiare ed imitare i tanti sistemi virtuosi che in Italia ci sono, in tante scuole che fanno innovazione, e questi devono diventare il sistema nazionale”. La discussione è stata centrata soprattutto sulla presentazione di un documento programmatico rivoluzionario, che prevede, tra le altre cose, di trasformare la scuola in un vero momento formativo della persona, di superare il concetto delle classi di studenti, affermare un contatto con la natura e un’autonomia del calendario delle lezioni. I voti sparirebbero, sostituiti da percorsi personalizzati volti al raggiungimento di obiettivi.
La scuola diventerebbe, nella visione pentastellata, una vera esperienza di “bene comune”. Per arrivare a tanto si dovrebbe partire dal “ri-formare” gli stessi educatori. Naturalmente cambierebbe anche l’organizzazione dell’educazione obbligatoria, che sarebbe fondata su due quinquenni formativi di base (dai 6 ai 10 anni e dagli 11 ai 15 anni) ai quali seguirebbe un triennio di indirizzo, fino ai 18 anni, preparatorio alla vita universitaria. Un documento che sicuramente susciterà reazioni diverse e farà molto discutere.



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