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Latitante condannato per ‘lupara bianca’ a 24 anni, si consegna ai carabinieri

Calabria

Latitante condannato per ‘lupara bianca’ a 24 anni, si consegna ai carabinieri

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omicidio penna

Si e’ consegnato ai carabinieri della Stazione di Sant’Onofrio, nel Vibonese, Antonio Emilio Bartolotta, 39 anni, di Stefanaconi, latitante dopo la condanna a 24 anni per il caso di “lupara bianca” di Michele Penna.

 

SANT’ONOFRIO (VV) – E’ stato condannato a 24 anni di reclusione in via definitiva per l’omicidio e la scomparsa di Michele Penna, l’assicuratore e segretario cittadino dell’Udc eliminato nell’ottobre del 2007 ed il cui cadavere non e’ stato mai ritrovato. Dopo la sentenza della Cassazione del 6 luglio scorso, Antonio Emilio Bartolotta, 39 anni, di Stefanaconi, si era reso irreperibile.

Michele Penna avrebbe pagato con la vita l’intenzione di staccarsi dalla cosca del paese, che sarebbe stata guidata dal presunto boss Nicola Bartolotta (di cui Penna aveva sposato la figlia), con l’intenzione di formarne una nuova. La vittima sarebbe stata poi punita dal clan, secondo l’ipotesi degli investigatori, anche per una presunta relazione con la moglie di un affiliato alla cosca all’epoca detenuto.

Michele_PennaMichele Penna (in foto) avrebbe pagato con la vita l’intenzione di staccarsi dalla cosca del paese, che sarebbe stata guidata dal presunto boss Nicola Bartolotta (di cui Penna aveva sposato la figlia), con l’intenzione di formarne una nuova. La vittima sarebbe stata poi punita dal clan, secondo l’ipotesi degli investigatori, anche per una presunta relazione con la moglie di un affiliato alla cosca all’epoca detenuto.

Per l’omicidio di Michele Penna era già stato condannato con sentenza divenuta definitiva Andrea Foti (che si trova in carcere), mentre il presunto esecutore materiale del delitto, Salvatore Foti,sarebbe stato inghiottito anche lui dalla lupara bianca. Antonio Emilio Bartolotta, ricoprirebbe un ruolo di primo piano nelle dinamiche criminali di Stefanaconi, alleato del clan Bonavota di Sant’Onofrio contrapposto al clan dei Patania, tanto che tale ultima consorteria avrebbe programmato la sua eliminazione che doveva avvenire con l’assalto armato al furgone con il quale l’allora detenuto Bartolotta veniva spostato da un carcere ad un altro per seguire il processo che lo vedeva imputato.

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