Provincia
Operazione Casba, confermata in appello assoluzione per Bruni, Cozza e Scavelli
Erano finiti in manette per spaccio di droga. Assolti in primo grado, la Procura di Cosenza ha presentato il ricorso rigettato inĀ appello
ROGLIANO (CS) – Operazione Casba, in Appello confermata la sentenza di assoluzione in primo grado del Tribunale di Cosenza nei confronti degli imputati Bruni Pasquale, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Cristian Cristiano, Cozza Luigi, difeso dallāavvocato Nicola Rendace e Scavelli Fortunato, difeso dallāavvocato Antonio Quintieri, accusati i primi due del reato di cessione di sostanze stupefacenti e tutti del reato di estorsione.
La I Sezione della Corte di Appello di Catanzaro ha confermato ieri la sentenza di assoluzione emessa con la formula āperchĆ© il fatto non sussisteā dal Tribunale di Cosenza in composizione collegiale, rigettando lāappello avanzato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza che, a seguito della pronuncia assolutoria, aveva presentato ricorso sollecitando una rivisitazione del materiale probatorio, affermando che il teste principale del processo sarebbe stato intimidito e coartato nella sua volontĆ tramite specifiche minacce che lo avevano condotto, nel corso dellāistruttoria dibattimentale, a ritrattare le accuse mosse in sede di indagini.
I FATTI
Una operazione quella della āCasbaā che si conclude nellāaprile del 2011, dopo unāattivitĆ investigativa dei carabinieri della compagnai di Rogliano, iniziata a luglio 2010, in cui vennero accusate 15 persone a vario titolo per i reati di estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, rapina e detenzione di armi. L’inchiesta iniziò in seguito ad un’estorsione subita da un tossicodipendente che, non essendo in grado di pagare, fu aggredito e picchiato dai suoi spacciatori. La vittima si rivolse ai carabinieri che riuscirono a ricostruire il giro di spacciatori. Alcuni degli arrestati erano schedati nella āreteā dei pluripregiudicati. La droga veniva acquistata a Cosenza e poi rivenduta in vari centri della provincia anche alle altre cosche della zona della Presila e del Savuto. Sette finirono in carcere, cinque ai domiciliari e per due lāobbligo di dimora.
In carcere finirono: Pasquale Bruni, 33 anni, Luigi Cozza, 33 anni, Valentino De Francesco, 22 anni, Massimo Sirangelo, 35 anni, Angelo Altomare, 21 anni, Domenico Falbo, 24 anni, e Massimo Benvenuto, 33 anni. Sono stati disposti gli arresti domiciliari per Fortunato Scavelli, 34 anni, Francesco Lucanto, 25 anni, Salvatore Pati, 20 anni, Giovanni Donato, 21 anni, Francesco Mantuano, 22 anni. Obbligo di dimora per Francesco Falbo e Antonio Greco. Molti scelsero il rito abbreviato e altri patteggiarono. Pasquale Bruni, Luigi Cozza, e Fortunato Scavelli scelsero il rito ordinario che dopo circa un anno di istruttoria dibattimentale conclusasi nel marzo 2015, in cui rimasero ai domiciliari vennero assolti.
LA RITRATTAZIONE IN AULA DELLA VITTIMA
Fulcro del processo era stata la ritrattazione in aula di qualsivoglia accusa da parte del presunto assuntore che aveva affermato di non aver ricevuto alcuna sostanza dagli imputati e di non essere mai stato minacciato dagli stessi al fine di ritrattare le accuse inizialmente mosse e ciò nonostante una iniziale denuncia avente ad oggetto proprio siffatte condotte minatorie ad opera, però, non giĆ degli imputati ma di unāinterposta persona che, generalizzata e sentita nel dibattimento, aveva smentito ogni minaccia.
Era seguita la richiesta dellāUfficio di Procura di acquisire come prova le dichiarazioni dellāassuntore alla luce delle minacce poste in essere nei suoi confronti per fargli ritrattare ogni accusa ed oggetto di specifico lamento penale.
Sul punto il collegio difensivo aveva insistito per lāinconsistenza del teorema accusatorio in ragione di una serie di dati temporali che viziavano lāargomentare del pubblico ministero; ed infatti le presunte minacce non avevano impedito nel corso delle indagini allāassuntore di denunciare anche tale presunta coartazione che, di conseguenza, non aveva sortito nellāimmediatezza alcun effetto; sul punto le difese avevano rimarcato come apparisse, allora, illogico che una minaccia posta in essere oltre un anno e mezzo prima rispetto allāaudizione in tribunale potesse aver sortito quellāeffetto che, di contro, non aveva ottenuto subito nellāimmediatezza del fatto. NĆ© alcun altra condotta violenta era stata posta in essere durante il periodo di sottoposizione alla misura cautelare carceraria e domiciliare per come confermato anche dalla moglie dellāassuntore che, espressamente sentita sul punto, aveva negato qualsivoglia coartazione nel lungo periodo di svolgimento dellāistruttoria dibattimentale.
LA SENTENZA ASSOLUTORIA
Ieri la Corte dāAppello viste le motivazioni del collegio difensivo ha deciso per la riconferma della sentenza assolutoria di primo grado. Nel rigettare il gravame proposto dalla Procura di Cosenza, ha cosƬ sancito la regolaritĆ dellāordinanza emessa dal Tribunale di Cosenza che giĆ aveva escluso ogni ipotesi di violenza commessa in danno della persona offesa confermando lāassoluzione per Bruni, Cozza e Scavelli per i capi dāimputazione comuni e dichiarando la prescrizione per il solo Cozza, condannato ad anni 1 e mesi 2 di reclusione, in relazione ad altra ipotesi di cessione scissa dalla vicenda principale.




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